Con Francesco Bagnaia, Miguel Oliveira Fabio Quartararo, Joan Mir fa parte della pattuglia di rookie che, in questo 2019, debutteranno in MotoGP. Lo spagnolo, classe 1997 e Campione del Mondo della Moto3 nel 2017, rappresenta una sorta di scommessa per la Suzuki, che lo affiancherà al connazionale Alex Rins, sbocciato durante la passata stagione, con un gran 5° posto finale in classifica.
Un confronto che ci si aspetta quindi non facile, per Mir, reduce anche da un’annata in Moto2 che l’ha visto si sul podio in quattro occasioni (2° al Sachsenring e a Phillip Island, 3° a Le Mans e al Mugello), ma offrire, soprattutto nella seconda metà di stagione, prestazioni altalenanti. Al punto da indurre più di un addetto ai lavori ad interrogarsi sull’opportunità di questo suo salto immediato ‘al piano di sopra’.
Nonostante tutto, Mir è fiducioso: “Il mio obiettivo è essere competitivo. In Qatar, nella prima gara, punto a concluderla con un distacco dal vincitore inferiore ai 20 secondi anche se, chiaramente, come pilota punto a giocarmi podi e vittorie. Spero di raggiungere il top il prima possibile, ma so bene che non sarà facile e che dovrò andare step-by-step“.
Tra Valencia e Jerez, Mir ha avuto il suo primo contatto con la Suzuki GSX-RR. “Per guidare la Moto2 c’è bisogno di uno stile di guida specifico, e ciò comporta che i piloti siano molto vicini tra loro” – spiega Mir – “La MotoGP è decisamente diversa, ma ha l’elettronica che aiuta un bel pò. Rende il lavoro più semplice al pilota e per questo credo non sia così più difficile da guidare rispetto ad una Moto2“.
“Nel corso dei test, della GSX-RR ho apprezzato particolarmente l’uscita di curva e la sensazione di potenza del motore” – conclude il 21enne nativo di Palma di Maiorca – “Un altro aspetto che ho colto è il tanto tempo che si passa in frenata. Un tempo maggiore rispetto alle altre moto che ho guidato in carriera“.
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