Come previsto alla vigilia, il Gran Premio d’Aragona ha costituito un altro tassello, quello definitivo ormai, nella corsa di Marc Marquez verso il suo settimo titolo Mondiale, il terzo consecutivo. Il pilota della Honda, in barba a tutti i calcoli, ha attaccato, scornandosi e regalando grande spettacolo insieme ad un ottimo Andrea Dovizioso, il quale alla fine, però, ha dovuto alzare bandiera bianca. Jorge Lorenzo cade subito ed accusa pesantemente (ed ingiustificatamente?) il prossimo compagno di squadra. Gran giornata anche per la Suzuki, con Andrea Iannone sul podio ed Alex Rins subito dietro. Male come prevedibile le Yamaha, anche se Valentino Rossi prova a salvare il salvabile, chiudendo ottavo. In Moto2 vince la KTM, ma è quella di Brad Binder; Francesco Bagnaia, 2°, allunga a +19 su Miguel Oliveira, ieri sottotono (7°). In Moto3, infine, domina Jorge Martin, con Marco Bezzecchi autore di una splendida rimonta (da 18° a 2°), ma adesso a -13.
HONDA, MARQUEZ PIAZZA L’ENNESIMA ZAMPATA
C’è ben poco da fare. Quando Marc Marquez, soprattutto su una delle sue piste preferite in assoluto, decide di vincere, nove su dieci ci riesce. A Motorland Aragón, il Cabroncito infila la sesta perla stagionale (quinta vittoria ad Alcaniz, 41.esima nella classe regina, 67.esima in carriera) e da la picconata definitiva sulla corsa iridata, riportandosi a +72 su un fiero Andrea Dovizioso (246 a 174) e mettendo nel mirino un settimo titolo mondiale che potrebbe già arrivare a Motegi. Dopo aver perso per questione di centesimi (e di traffico) la pole al sabato, ieri Marquez si è prodotto in una gara che è possibile dividere in due tronconi, caratterizzata anche da una scelta diversa delle gomme (Hard all’anteriore, Soft al posteriore).
Una prima metà attendista, quasi sonnacchiosa, alle calcagna del Dovi; una seconda tutta all’attacco, con manovre e sorpassi vietati ai deboli di cuore, per poi piazzare il ‘tirone’ risolutivo negli ultimi chilometri. Il primo assalto arriva in curva 12 a 10 tornate dal termine; una manovra alla quale l’italiano replica due giri dopo, con una mossa altrettanto decisa in curva 7. Ma le emozioni più grandi devono ancora arrivare. Ai -5, con le Suzuki ormai alle costole della coppia di testa, lo spagnolo attacca ancora in curva 12, arrivando stavolta leggermente lungo; Andrea prova ad approfittarne, prendendo l’interno e buttandosi dentro in curva 14.
Nella successiva piega a sinistra (curva 15), abbiamo Marquez molto all’interno (dopo esser uscito di poco dai margini del circuito), con Dovi e Iannone di fianco. Il cambio di direzione è da brividi, con gli italiani che, uno a sinistra e l’altro a destra, sfilano Marc, preso in mezzo. Ma non è finita. Sul lunghissimo rettilineo, sfruttando la doppia scia, Marquez passa (molto da vicino) Iannone, rimettendosi alle spalle di Dovizioso. Il sorpasso decisivo arriva all’inizio del terzultimo passaggio, quando il catalano infila all’interno Dovizioso in curva 1. Il forlivese prova a restare con l’avversario, ma non ne ha più, lasciandogli campo libero verso l’ennesima vittoria. Un Marquez da applausi, semplicemente il più forte, meritatamente in viaggio verso l’ennesimo alloro iridato.
DUCATI, AL DOVI L’ONORE DELLE ARMI. LORENZO INFURIATO CON MARQUEZ
Tanti applausi vanno anche ad Andrea Dovizioso, splendido 2° e al miglior risultato personale a Motorland Aragón. Sfruttando una Ducati lontana parente (in positivo) da quella spesso in grande affanno sui saliscendi aragonesi, il Dovi ha lottato con il coltello tra i denti per ribaltare un pronostico che sembrava già scritto e sconfiggere un rivale imbattibile o quasi a queste latitudini. Avendo già ripercorso l’ennesimo bellissimo duello tra Andrea e Marc (a proposito, per la prima volta, al quarto tentativo, l’ha spuntata lo spagnolo), del forlivese va messo una volta di più in risalto un processo di maturazione che, ormai, l’ha portato ai massimi livelli. E pazienza per come sia andata la gara di ieri. Il rammarico in ottica iridata non risiede certo qui ma, come tutti sanno a Borgo Panigale, nei troppi punti persi con le cadute della prima parte di stagione. La sensazione, però, è che se Ducati riuscirà a confermarsi anche nel 2019, Andrea potrà sicuramente dire la sua.
O tutto o niente. Può riassumersi così il weekend di Jorge Lorenzo che, dopo la pole al fotofinish di sabato, incappa nel primo ritiro in carriera sul circuito di Alcaniz. La gara del #99 è durata praticamente 2-300 metri, quando la GP18, tutta all’esterno di curva 1, si è intraversata, spedendo in aria il maiorchino, poi ricaduto pesantemente sull’asfalto, procurandosi anche una micro frattura al secondo dito del piede destro, con annessa lussazione dell’alluce dello stesso piede. Nel post gara, davanti ai microfoni si è presentato un Lorenzo letteralmente furibondo con il suo prossimo compagno di box in HRC, accusandolo apertamente di aver causato la sua caduta con un’entrata troppo aggressiva in curva 1.
Le parole di Lorenzo, d’altronde, danno poco spazio ad interpretazioni: “Con la sua traiettoria in curva 1, Marc ha rovinato la mia gara, le mie possibilità di vittoria e anche il finale di stagione, anche se dovrei esserci in Thailandia. Mi ha impedito di fare la mia linea, mandandomi tutto all’esterno, per non perdere terreno ho aperto il gas ma la moto mi ha lanciato in alto. Non vado in direzione gara perchè so già cosa mi direbbero… Spero solo che Marc venga a vedere le mie condizioni fisiche e si scusi. In caso contrario, dovrò guidare in un modo che non mi piace…“. Parole molto pesanti, alle quali Marquez non ha mancato di far giungere una risposta: “Vero, sono arrivato lungo. Ma ho lasciato i freni per andare sullo sporco ed evitare incidenti. Io ero all’interno e lui all’esterno. quando si va sullo sporco, con l’adrenalina della partenza, bisogna avere il sangue freddo e non aprire tutto il gas“.
Le dichiarazioni del maiorchino lasciano interdetti, anche perché non dette nell’immediatezza del fatto, bensì a gara bella che finita, quando la tensione sarebbe dovuta cominciare a scemare. Che Marquez, nella sua carriera (e anche quest’anno) sia solito fare entrare estremamente borderline (se non oltre) lo sappiamo bene. Nel caso di specie, però, le lamentele di Jorge paiono alquanto esagerate, vista la distanza che c’era tra i due (qualche metro). Inoltre, quando vai sullo sporco e apri il gas come se non ci fosse un domani, che ti possa capitare qualche problema devi pur metterlo in conto. Questo screzio, quindi, lascia presumere un 2019 molto meno all’acqua di rose di quanto tanti paventavano nel box HRC. Starà ad Alberto Puig darsi da fare per tenere sotto controllo la situazione.
SUZUKI, IANNONE E RINS (COL BRIVIDO) REGALANO LA MIGLIOR GARA DELL’ANNO
La Suzuki saluta Motorland Aragón con il sorriso. Andrea Iannone ottiene il terzo podio stagionale (quinto per la Casa di Hamamatsu), mentre Alex Rins, anche lui autore di una gara molto consistente, chiude in 4° posizione, staccati rispettivamente +1.2 e +2.6 secondi dal vincitore. Certo, il ritmo non esagerato imposto soprattutto da Dovizioso nelle prime fasi ha aiutato i due piloti della Suzuki a restar molto vicini ai primi; sta di fatto, però, che le due GSX-RR siano state protagoniste. In particolare Iannone che, dopo aver battagliato anche con il compagno di box nei primi chilometri, ha aspettato sornione che i primi due si scornassero, per provare a piazzare il colpaccio. Manovra puntualmente arrivata nel corso del quintultimo giro, con l’incrocio da urlo che ha visto come protagonisti anche il Dovi e Marquez, con The Maniac anche al comando, pur se solo per qualche metro. Una iniezione di fiducia indubbia, che non potrà non far bene per il futuro.
YAMAHA: SI SALVA SOLO ROSSI. JARVIS: “CRISI TECNICA MOLTO GRAVE”
Anche la Yamaha rispetta le attese ad Alcaniz. Peccato il senso sia assolutamente negativo. Proseguendo in una spirale di negatività preoccupante, la Casa di Iwata è incappata nell’ennesimo weekend disastroso della sua deludente stagione, lasciando nello sconforto i suoi piloti. Checché ne dicano i leoni da tastiera, con una M1 che a Motorland Aragón è più in affanno del solito, il migliore della Casa dei Tre Diapason è sempre lui, Valentino Rossi che, di riffa e di raffa, risale dalla 18° all’8° posizione finale, ‘contenendo’ il gap da Marquez a poco più di 15 secondi. Peggio di lui fanno sia Maverick Vinales, 10° a 22 secondi e mezzo, partito 14°, e soprattutto un sempre più smarrito Johann Zarco, 14° a ben 32 secondi dal primo. Una situazione tecnica imbarazzante, della quale Lin Jarvis prende piena coscienza (“La nostra crisi è molto grave“), ma per il momento da Iwata non arriva alcun tipo di segnale, come spiegato anche dai piloti stessi. E’ davvero un peccato che in Yamaha stiano buttando al vento il talento di due piloti come Rossi e Vinales e, stando così le cose, non è pazzesco ipotizzare qualche colpo di scena sul breve-medio periodo.
GLI ALTRI: PEDROSA TORNA IN TOP-5. CHE GARA DI ALEIX ESPARGARO! CRUTCHLOW OUT
Il Gran Premio d’Aragona ci restituisce un Dani Pedrosa in top-5 per la prima volta dal Montmelò. Il pilota HRC, pur senza brillare particolarmente, conduce una gara ordinata e costante, beccando solo 5.2 secondi dal compagno di box. Si festeggia anche a Noale, visto il gran 6° posto ottenuto da un bravissimo Aleix Espargaro. Per il nativo di Granollers si tratta del miglior risultato del 2018, e lo stesso vale per la Aprilia (insieme ai 6° posti del Qatar e d’Aragona nello scorso anno). Ha di che mangiarsi le mani Cal Crutchlow: con una Honda particolarmente competitiva, l’inglese si è steso in curva 1 in apertura di quinto giro, proprio mentre faceva parte del gruppo di testa. In top-10 anche le due Ducati Pramac, con Danilo Petrucci 7° e Jack Miller 9°. Soprattutto dal ternano, però, era lecito attendersi qualcosa di più. Buona la prestazione di Franco Morbidelli, primo dei rookie (11°) nonostante la 19.esima posizione di partenza, causa penalità subita dopo le qualifiche. A seguire, Takaaki Nakagami (12°), Bradley Smith (13°) e, alle spalle di Zarco, Karel Abraham (15°). Fuori dai punti hanno concluso Scott Redding, Thomas Luthi, Hafizh Syahrin, Xavier Simeon e Jordi Torres. Quest’ultimo, chiamato dal team Avintia a sostituire Christophe Ponsson, è riuscito a restare a pieni giri, chiudendo a poco più di mezzo secondo dal compagno di box. Caduto nel primo giro, infine, anche Alvaro Bautista.
MOTO2: VINCE BINDER, MA BAGNAIA GUADAGNA SU OLIVEIRA
Quarta vittoria stagionale per la KTM nella Middle Class in questo 2018. A vincere, però, non è la moto #44 di Miguel Oliveira, bensì quella #41 di Brad Binder, al secondo successo stagionale. Il sudafricano è autore di una gara d’attacco, nel quale la spunta sui propri avversari, non senza un grosso brivido poco dopo metà gara quando, all’ultima curva, dopo un lungo chiude la traiettoria a Francesco Bagnaia; il contatto tra la posteriore di Binder e l’anteriore di Bagnaia è inevitabile, ma fortunatamente entrambi restano in piedi. A proposito del torinese, il Gran Premio d’Aragona gli sorride visto che, grazie al 2° posto (9 podi su 13 gare), riesce ad allungare a +19 su Oliveira, ieri sottotono e solo 7° sotto la bandiera scacchi. Ritrova il sorriso Lorenzo Baldassarri (3°), il quale ritrova un podio che mancava dal Mugello, tenendo a bada nel finale un Alex Marquez (4°) al comando per la prima metà e spiccioli di gara. Marcel Schrotter completa la top-5, davanti a Joan Mir ed appunto ad Oliveira, seguito da Mattia Pasini (8°), Fabio Quartararo e Jorge Navarro. In 11° e 12° posizione troviamo Luca Marini e Simone Corsi; fuori dai punti Andrea Locatelli (16°), ritirati Stefano Manzi e Federico Fuligni.
MOTO3: MARTIN INARRESTABILE. BEZZECCHI RIMONTA E NON MOLLA
Con una condotta di gara perfetta, Jorge Martin festeggia davanti ai propri tifosi la sesta vittoria stagionale, dominando praticamente dal via fino alla bandiera scacchi, non lasciando scampo agli avversari. In primis Marco Bezzecchi, comunque super nel risalire dalla 18° alla 2° posizione, a causa delle penalità piovute come grandine dopo il warm-up, e che hanno colpito, tra gli altri, anche i vari Bastianini, Dalla Porta e Kornfeil, tutti arretrati di 12 posizioni. Un Martin che, adesso, precede Bezzecchi di 13 lunghezze (191 a 178). Bella remuntada anche per Bastianini (staccando Canet, caduto, al 4° posto nella generale), che completa il podio beffando Fabio Di Giannantonio (3° a -41 da Martin) di soli 5 centesimi. I due italiani hanno preceduto di un soffio Marcos Ramirez, Tatsuki Suzuki ed Albert Arenas. Nei primi 10 della classifica anche il malese Adam Norrodin, Jaume Masià (partito 2°) e John McPhee. Punti per Andrea Migno (12°), Lorenzo Dalla Porta (13°) e Nicolò Bulega (14°); a secco, invece, Tony Arbolino (16°), Stefano Nepa (22°) e Dennis Foggia (25°). Out Niccolò Antonelli.
Il Motomondiale tornerà nel weekend del 5-7 ottobre, con la novità del Gran Premio di Thailandia, al Chang International Circuit di Buriram.
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