Con la gara d’andata a Torino la Juventus aveva mandato un messaggio forte e chiaro al Barcellona, battendolo con 3 reti a zero ed annullando quasi del tutto le qualità offensive dei blaugrana, che si sono presentati al Camp Nou di nuovo carichi per provare un’impresa in stile PSG.
Luis Enrique ha così abbandonato la stramba formazione iniziale della gara dello Stadium, affidandosi ad un 4-3-3 ben più collaudato, con Jordi Alba terzino sinistro, Sergi Roberto sulla destra, a centro della retroguardia difensiva Piquè e Umtiti, ed il fondamentale ritorno di Busquets al centro del campo, mentre Allegri ha confermato in toto l’undici della gara d’andata.
LA POSIZIONE DI MESSI
A dispetto di quanto si possa pensare, però, Enrique non ha riproposto il Barca del suo triplete, con Messi largo sulla destra, pronto ad associarsi al terzino destro, e a sfruttare gli spazi ricamati da Rakitic. L’argentino ha giocato di fatto da trequartista, dietro la punta, per cercare di utilizzare al meglio le proprie qualità in una zona del campo più pericolosa, e per associarsi meglio a Iniesta e Neymar, un leitmotiv che ha reso la stagione del Barca, e dello stesso Messi, più ricca dal punto di vista realizzativo, ma di sicuro più difficile per le letture tattiche sulla destra, dove Rakitic deve spesso fungere da esterno, un ruolo che non gli appartiene.
Il beneficio maggiore del passaggio al 4-3-3, tuttavia, è il ritorno di Jordi Alba, un terzino puro, di spinta, che ha permesso a Neymar di poter giocare un po’ più libero delle marcature, oltre che un’ulteriore soluzione offensiva per i blaugrana, che avevano bisogno di segnare almeno un gol nel primo tempo, per provare l’ennesima rimonta.
L’ATTEGGIAMENTO DELLA JUVENTUS
Allegri, consapevole di come la scelta di schiacciarsi in difesa in particolare nei primi minuti sarebbe stata solo controproducente, decide di riproporre lo stesso atteggiamento del primo tempo della sfida di Torino, pressando alto, orientando le marcature dei trequartisti e della punta sui giocatori del Barcellona adibiti alla costruzione del gioco dal basso (di particolare importanza il lavoro di Dybala su Busquets), e aggredendo il portatore di palla con veemenza. Nel primo quarto d’ora alla fine i bianconeri collezionano più tiri totali, e non si fanno schiacciare del tutto come possesso palla, contando soprattutto sulle accelerazioni di un Cuadrado decisamente in serata, perfetto in fase di non possesso, possesso e nelle transizioni.
Dopo il primo quarto d’ora però è inevitabile che la pressione del Barcellona salga e di conseguenza la Juve dovesse immergersi nella partita soprattutto difensiva che tutti si aspettavano. La squadra di Allegri tuttavia non pianta il solito bus davanti a Buffon, o non imita lo sciagurato atteggiamento del PSG, attendista in tutti i sensi, ma organizza una partita così ordinata da apparire, a fine gara, come una vera e propria lezione di arte difensiva, proprio in casa di chi non finiva a digiuno di reti in fase di eliminazione diretta di Champions dal 2013, e ancora prima dal 2008.
Per alcuni tratti si è notato anche una linea a 6 in difesa, con Cuadrado e Mandzukic, i due esterni, ad affiancare i terzini, per evitare al Barcellona di colpire in ampiezza, e di lavorare soprattutto con le sovrapposizioni a turno di Neymar, Iniesta e Jordi Alba sulla sinistra. Una mossa che non ha dato dei grandissimi effetti, perché in effetti il brasiliano è stato molto pericoloso, ma che alla luce dei fatti (0-0 a fine partita) è stata comunque vincente.
SUAREZ CONTRO IL MURO
Il lavoro di Bonucci e Chiellini al centro della difesa è stato mastodontico. Non lo dicono solo i numeri, con Bonucci che ha vinto tre su sette tackle, la metà dei duelli aerei ingatti, quattro intercetti, e ha liberato l’area per ben dieci volte, e Chiellini vincitore di tre tackle su sette, ed autore di cinque intercetti e sei spazzate, ma anche l’atteggiamento in campo, l’intesa fra i due italiani, sempre coordinati nei movimenti, sempre decisi su quando provare l’anticipo, o su quando scappare all’indietro per non concedere la profondità a Suarez.
A un certo punto della gara Enrique ha provato ad inserire anche Paco Alcacer per provare a creare un 2 vs. 2 in area di rigore, che avrebbe potuto rendere più difficile il lavoro dei due centrali della nazionale italiana. Ma il Barcellona non è riuscito a servire per bene i due attaccanti, e la Juventus ha spinto la squadra spagnola soprattutto verso le fasce, obbligandola di fatto a tentare dei cross verso l’area (34 in totale) quasi tutti spazzati dalla squadra bianconera.
Le occasioni per il Barcellona non sono mancate, ma sono quasi tutte arrivate da eventi creati da giocate individuali, ed anche in questo caso i numeri parlano chiaro: nel secondo tempo neanche un tiro ha preso lo specchio della porta della Juventus.
PROSPETTIVA SEMIFINALE
Sconfitta la nemesi Barca, la Juventus si approccia ai sorteggi di Nyon con una nuova consapevolezza: sono i bianconeri la squadra da battere. Ancora di più del Real, campione in carica, che però ha dato dimostrazione di avere grossi problemi difensivi, che invece la Juve non ha (531 minuti senza subire gol in Champions, finora).
L’incognita Monaco, paradossalmente, sembra la più pericolosa, ma rimarrebbe comunque una gara in cui i bianconeri sarebbero favoriti, mentre uno scontro contro le due squadre di Madrid, alla luce del risultato storico contro il Barca, mette paura a tutti. La Juventus si è finalmente seduta al tavolo delle grandi, e adesso, a distanza di mesi, sembra che la politica della società di fare una campagna acquisti estiva così dispendiosa abbia avuto i suoi frutti.
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