Se Motegi era stata una Caporetto per la Yamaha, Phillip Island è risultata un disastro per la Ducati. Un vero peccato, poichè la giornata più nera nel 2017 per la Casa di Borgo Panigale è arrivata nell’appuntamento topico della stagione, la gara che avrebbe detto se Dovizioso sarebbe stato in grado o meno di contendere fino a Valencia il titolo a Marc Marquez. E invece, mentre lo spagnolo, come da pronostico, è andato a vincere, l’italiano è stato autore di una gara complicatissima, che lo ha visto anche beffato in volata da Redding (alla fine miglior Ducati, 11°) e da Pedrosa, concludendo con un mesto 13° posto. In classifica, Marquez allunga a +33 e già a Sepang potrà chiudere ogni discorso.
Nonostante la situazione fosca, il Dovi non vuole mollare la presa: “Noi vogliamo pensare che ci siano ancora delle possibilità, assolutamente. Non saprei dare una percentuale, ma sicuramente è bassa. Marc non ha mezze misure, o fa zero o fa podio, quindi è dura recuperargli tanti punti. Realisticamente è difficile, ma non vuol dire impossibile. La realtà purtroppo è questa e non la possiamo cambiare. Siamo stati molto bravi fino ad ora, sfruttando tutte le situazioni che si sono presentate. Oggi invece ci siamo trovati in un contesto che ha evidenziato al massimo i nostri limiti“.
“Probabilmente, se non avessi fatto l’errore all’inizio, sarei riuscito ad arrivare con le KTM. Ma è inutile stare qui a raccontarci balle, sarebbe cambiato poco in fin dei conti” – prosegue il pilota Ducati – “Secondo me la morbida era oltre al limite. C’erano condizioni diverse rispetto ai giorni scorsi e non avevamo abbastanza dati. Come se non bastasse, l’anno scorso montai una gomma molto simile e negli ultimi giri l’avevo completamente finita. Per questo abbiamo puntato su una gomma che pensavamo mi avrebbe permesso di gestire meglio la situazione. Forse con la morbida sarei potuto andare più forte i primi giri, ma la realtà è che sono arrivato alla fine con la media finita. Perciò ripeto, sarebbe cambiato ben poco“.
“E’ vero che venerdì eravamo stati veloci e vicini a Marc, grazie ad un approccio molto positivo. Ma alla lunga è venuta fuori la realtà dei fatti, ovvero che non eravamo veloci” – ammette amareggiato il Dovi – “Il mio miglior giro è stato un 1:30.3 e a metà gara mi sono alzato a girare in 1:31 con Pedrosa. Non avevo velocità a centro curva e questo mi ha fatto calare il grip, come conseguenza del fatto che non riuscivamo a far scorrere la moto. Se non hai fluidità e velocità a centro curva, qui cali in fretta. E noi non eravamo veloci“.
Infine, il Dovi rende onore a Marquez, sottolineando come è lui, più che la Honda, a fare la differenza: “Marc va forte anche quando gli altri piloti della Honda hanno difficoltà. Sicuramente la Honda è migliorata, perché anche Pedrosa ha fatto delle ottime gare, ma non la vedo così superiore. Forse è la più bilanciata, ma quando la guida un fuoriclasse maschera i limiti della moto“.
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