Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, gli ultimi 10 palloni d’oro, hanno lasciato con grande anticipo la manifestazione calcistica più importante, i Mondiali di calcio. Gli ottavi di finale di Argentina e Portogallo contro Francia ed Uruguay hanno messo in chiaro ancora una volta che il calcio è un gioco di squadra, e sono le squadre a vincere i grandi trofei.
Dopo settimane di polemiche, con la solita assurda storia che mette in continuazione a confronto la legacy di Messi a quella di Ronaldo, o ancor peggio a quella di Maradona, i due più grandi calciatori del globo terrestre (o forse anche della storia, ai posteri l’ardua sentenza) hanno lasciato la competizione più importante per nazioni.
Ogni anno, in Champions League, Messi e Ronaldo battono record su record, ma i Mondiali per nazioni sono da sempre la competizione che scandisce i tempi delle nostre vite, quella che trasforma i grandi campioni, i fuoriclasse, in leggende assolute.
Quanto, questa doppia eliminazione di fine giugno, mina nella storia delle carriere dell’argentino e del portoghese?
Niente, praticamente nulla. Perché per loro parlano i fatti, i trofei vinti, i record battuti, i gol realizzati, il loro modo di evolversi fisicamente, psicologicamente, e tatticamente, in un calcio che è in continuo cambiamento, contro squadre che di settimana in settimana avevano come unico pensiero quello di provare a fermarli e puntalmente non ci sono mai riuscite. Dal Mondiale 2006 giocato in Germania (la loro prima partecipazione) a ieri, hanno realizzato insieme la bellezza di 1096 reti, con le maglie di Manchester United, Real Madrid e Barcellona. Hanno illuminato il palcoscenico Mondiale, vinto 10 palloni d’oro (5 a testa) e vinto tutto quello che si poteva vincere.
Quello che veramente ci dice questa doppia eliminazione è che, seppur romanzesco e fantasiosa sia l’idea che il calcio possa essere manovrato, sconvolto e orchestrato da una mano, anzi, da due piedi soli, che questo grande sport alla fine possa avere un deus ex machina che sovverte tutto, la verità è semplice: il calcio è un gioco di squadra, e i grandi trofei (come i Mondiali) li vincono le grandi squadre. Quelle che sanno difendere unite o quelle che sanno attaccare in massa, quelle organizzate, o poco organizzate ma vincenti, quelle piene di talenti, o piene di gregari ma impreziosite da qualche talento.
Nessuno, nessuno, nessuno, ha mai vinto qualcosa da solo. Il pensiero va sicuramente a Diego Armando Maradona, il suo straordinario Mondiale messicano di 32 anni fa, ma anche in quel caso la storia ha trasformato una grande narrazione in realtà. L’Argentina non era una squadra piena di stelle, ma di sicuro non era una squadra scarsa, con quel Maradona ha vinto perché Diego ha trasformato anche mentalmente uno spogliatoio di ottimi giocatori in soldati assetati di vittoria, ma non ha vinto da solo.
Così questa strampalata Argentina, con una serie di giocatori offensivi fenomenali, ma messa in campo malissimo, non poteva portare Messi al trofeo più ambito, alla vittoria dei Mondiali; così questo ordinato, ma fin troppo speculativo Portogallo, scricchiolante persino contro Iran e Marocco, non poteva pretendere di portare a casa un altro grande trofeo, giocando a nascondino contro una squadra quadrata e organizzata come l’Uruguay.
La grande consolazione per i due fenomeni del calcio mondiale potrà arrivare a partire da Agosto: saranno di nuovo entrambi in corsa per il Pallone d’Oro (con CR7 ovviamente in vantaggio), di nuovo a lottare a suon di gol per la vittoria della prossima Champions League, e forse ancora di nuovo in lotta per il titolo di Campioni di Spagna (anche se Ronaldo vorrebbe cambiare aria).
Attenzione a darli per finiti, perché è in quei momenti che saranno pronti a stupirvi ancora un’altra volta.
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