Con il terzo Master 1000 della stagione, inizia a tutti gli effetti la trafila di eventi su terra battuta che culminerà ad inizio giugno con il Roland Garros, secondo major stagionale. Il prestigioso torneo di Montecarlo è la prima tappa di un cammino che impegnerà i ragazzi del circuito ATP per le prossime settimane, in cerca di punti tra le grandi città europee.

Una stagione ufficialmente iniziata nelle settimana di Pasqua con i tornei minori di Houston e Marrakesh, ma che vedrà i big impegnati solo da domani, nel Principato di Monaco.

Storicamente Montecarlo è terra di conquista per Rafael Nadal, mattatore della stagione su terra rossa dal lontano 2005, quando conquistò, ad appena 18 anni, con la sua grinta ed il suo talento, con la sua canotta e i suoi pantaloni a “pinocchietto”, gli occhi del grande pubblico che subito s’innamorò di lui.

Lo spagnolo ha trionfato nel primo 1000 su terra per ben 9 volte (record assoluto che detiene anche a Barcellona e al Roland Garros) e quest’anno cercherà di sollevare il trofeo per una storica decima volta, risultato mai riuscito a nessuno nell’era open.

Il mancino di Manacor si appresta a difendere il titolo conquistato lo scorso anno contro Gael Monfils che in questa edizione non sarà al via, e proverà ad approfittare dell’assenza di Roger Federer, grande protagonista della stagione 2017 fino a qui, per rosicchiare punti nella race stagionale ed avvicinare il primo posto.

Ma Montecarlo segna anche il ritorno nel circuito dei primi due giocatori del mondo che lo scorso anno si spartirono tutti i grandi tornei, ovvero Andy Murray e Novak Djokovic.

Il primo è fermo da Indian Wells quando uscì all’esordio sotto i potenti colpi di Vasek Pospisil, mentre il serbo ha fatto ritorno in Coppa Davis regolando Ramos-Vinolas nella sfida vinta contro la Spagna, ma ha decisamente deluso le aspettative nei grandi appuntamenti di questo avvio di stagione.

Lo scorso anno il serbo conquistò Madrid e Parigi, sfatando il tabù Roland Garros e completando uno storico career grand slam, riuscendo inoltre a detenere contemporaneamente tutti i titoli major.

Ma proprio da quel trionfo, l’ex numero uno del mondo sembra aver smarrito la bussola, perdendo sicurezza e tranquillità sul campo e subendo dolorose ed inaspettate sconfitte.

Tuttavia a Montecarlo Nole è di casa perché vi risiede e farà di tutto per dimostrare di poter essere ancora competitivo ad altissimi livelli e rispondendo all’entusiasmante inizio di stagione dei più “anziani” Federer e Nadal.

Così come Murray che non hai mai realmente amato la tourneè primaverile su terra, ma che ha saputo, con il tempo, adattarsi al gioco più lento e tattico richiesto dalla stessa superficie che costringe a scambi lunghi e prolungati e ad incontri intensi e faticosi, riuscendo a conquistare lo scorso anno il titolo al Foro Italico.

Occhi puntati anche sugli italiani ed in particolare su Fabio Fognini, recentemente semifinalista nel Master 1000 di Miami, e già semifinalista a Montecarlo nel 2013.

Il ligure è quasi di casa e gode sempre di un grande tifo nel Principato ma sarà da tenere sott’occhio anche nei successivi impegni di Barcellona, Madrid e Roma, prima del Roland Garros.

Con l’assenza di Federer fino almeno a Parigi (dove ancora non ha confermato ufficialmente la sua presenza),la situazione appare molto complessa ed aperta a diversi scenari.

Nadal sembrerebbe il naturale favorito ma l’impressione è che il suo dominio sul rosso possa non essere così totale come negli anni d’oro e questo potrebbe aprire qualche spiraglio per nuovi vincitori.

Dall’altra parte Murray e Djokovic non possono che restare delle incognite almeno fino al primo incontro sul campo, utile per testare e verificare le condizioni fisiche e mentali di entrambi.

Così si aprono grandi possibilità per gli inseguitori, su tutti lo svizzero Stanislas Wawrinka, trionfatore a Parigi nel 2015 e a Montecarlo l’anno precedente, che se trova le settimane buone con il suo tennis potente e dirompente può diventare una mina vagante non indifferente in qualsiasi torneo e contro qualsiasi avversario. 

Ma occhio anche ai giovani come Kyrgios, Thiem, Goffin e Zverev che bene hanno già figurato nei primi grandi tornei della stagione e che sono attesi dalla grande consacrazione con un titolo prestigioso e non solo con le belle parole e le aspettative.

Infine non bisogna dimenticare la classe degli spagnoli e dei sudamericani abituati alle fatiche, alle rotazioni e agli scambi estenuanti tipici della terra rossa così come la classe dei veterani tra cui figurano soprattutto Tsonga e Berdych, sostenuti da un tennis potente e propositivo e da grande esperienza e continuità.

Insomma, non resta che gustarsi dall’inizio alla fine queste settimane di tennis su terra rossa imprevedibili ed emozionanti, dove essere il più potente potrebbe non bastare, ma servirà cattiveria, sofferenza, umiltà e sudore per poter restare attaccati ad ogni singolo punto, dal primo all’ultimo di ciascun incontro.

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