La remuntada del Barcellona è passata alla storia come una delle imprese più strabilianti di sempre, ma Pierluigi Collina non ha deciso di sorvolare sull’arbitraggio di Aytekin, che ha palesemente favorito la squadra di casa. Ripercorriamo gli episodi che hanno condizionato la partita del Camp Nou, che al di là dei meriti immensi del Barcellona è stata condizionata dalle scelte arbitrali.
Al minuto 11 del primo tempo, Mascherano colpisce con il braccio sul cross di Draxler. Il rigore non è clamoroso, ma si poteva dare (fa il pari con l’episodio di De Sciglio in Juventus–Milan). La non concessione di questo rigore fa capire che l’arbitro non sanzionerà contatti dubbi e che userà un metro di giudizio “internazionale” (ovvero fischiare solo i contatti chiari, netti e limpidi).
Nel secondo tempo, Di Maria in area viene toccato sul piede d’appoggio da Mascherano (anche se aveva già calciato). Il rigore è dubbio e anche in questo caso l’arbitro lascia correre, a dimostrazione della sua buonafede nel non fischiare episodi che non siano netti.
Lo “scandalo”, se così si può dire, avviene al novantesimo. Suarez, già ammonito, si lascia andare in area dopo un presunto contatto con Marquinos e l’arbitro fischia immediatamente il rigore per il Barcellona. Il penalty è una chiara invenzione dell’arbitro, perché Marquinos allarga le braccia e non tocca in alcun modo Suarez, che si tuffa in area e ottiene un rigore che poi si rivelerà decisivo ai fini della qualificazione.
Il metro di giudizio adottato fin qui viene snaturato e l’arbitro, dopo una partita integerrima, concede a pochi minuti dalla fine un rigore fuori da ogni logica e in controtendenza rispetto al metro di giudizio utilizzato per tutta la partita. Questa discrepanza di comportamento non è passata inosservata agli occhi di Collina, che potrebbe decidere di squalificare l’arbitro.
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