Le Western Conference Finals si spostano nella Baia, in quel catino ribollente che risponde al nome di Oracle Arena, tutto vestito di giallo e pronto ad incitare e spingere i Golden State Warriors nella serie contro gli Houston Rockets. Era una sfida molto attesa Gara-3, con la curiosità di capire come avrebbero reagito i ragazzi di coach Kerr dopo la brutta sconfitta nella partita precedente e, d’altro canto, vedere come sarebbe stato l’approccio dei texani, forti del punto dell’1-1.
Ebbene, la risposta degli Warriors è stata quanto più di brutale potesse esserci. La partita, in effetti, è durata all’incirca due quarti, pur se i padroni di casa hanno cominciato a guidare con decisione la partita già tra fine primo ed inizio secondo quarto. I Rockets tengono il campo più che discretamente fino ai 4’04” dalla prima sirena, quando due liberi di Eric Gordon regalano il 22-20. Poi arriva il primo break dei californiani, uno 0-11 che, concluso da una tripla di Young, fa terminare i primi 12′ sul 22-31 Golden State. Attacchi un pò annacquati nel secondo periodo, in particolare da tre punti, con le due squadre che assommano un 3/12 nel periodo. I ragazzi di coach Kerr tengono sempre gli avversari intorno alla doppia cifra di vantaggio, toccando un massimo di +13 con due liberi di Curry (41-54 a 28.3″ dalla pausa lunga). Houston, comunque, resta sulla linea di galleggiamento in particolare grazie a Harden (8 nel periodo) e, al 24′, è sotto di 11 lunghezze (43-54).
Nel secondo tempo la partita si indirizza definitivamente in favore di Golden State. Pronti, via e gli Warriors piazzano uno 0-10 che vale il +21 (43-64 dopo 1’50” di gioco). Curry si scatena e, coadiuvato da Durant, mette a ferro e fuoco la metà campo difensiva degli avversari (rispettivamente 18 e 10 punti nel periodo). I Rockets, tra i quali si segnalano i 10 punti nel periodo di un altrimenti deludente Chris Paul, riducono fino al -13 con un canestro di Harden (53-66 con 7’05” da giocare), per poi precipitare fino al -28, al culmine di un altro terrificante break avversario di 3-18 (56-84 a 2’59” dalla fine del terzo periodo). Al 36′ il punteggio dice 67-88 Golden State, e la sensazione è che la partita sia chiusa.
Nel quarto periodo, da un lato i Rockets mollano; dall’altro gli Warriors non staccano un attimo i piedi dall’acceleratore. E la sconfitta, per gli uomini di D’Antoni, assume toni umilianti. Nel garbage time che segue, spicca Cook con 11 punti a referto, mentre il margine si allarga a dismisura, fino a toccare il +41 finale, ovvero 85-126. Si tratta da un lato della vittoria più ampia mai ottenuta dagli Warriors ai Playoff e, dall’altro lato, del ko più pesante mai patito in postseason dai Rockets. In più, con questa vittoria, Golden State allunga a 16 la striscia di successi consecutivi alla Oracle Arena ai Playoff, totalizzando il nuovo primato nella storia della NBA (in totale, con Kerr in panchina, ovvero dai Playoff 2015, i californiani vantano un record di 36 vinte e 5 perse).
Il più illuminante in campo è stato il due volte MVP Stephen Curry, in particolare con un terzo quarto pazzesco (in totale, 35+6 rimbalzi e 13/23 dal campo); bene anche Kevin Durant (25+6 rimbalzi e 6 assist) e Draymond Green (10+17 rimbalzi e 6 assist). Nel crollo dei Rockets si salvano parzialmente i soli James Harden (20+9 assist) e Clint Capela (13+8 rimbalzi e 6/9 dal campo).
Di seguito, il riepilogo della notte:
WESTERN CONFERENCE FINALS
HOUSTON ROCKETS @ GOLDEN STATE WARRIORS 85-126 (1-2)*
*Tra parentesi, la situazione della serie.
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