I love this game. Mi scuseranno i fanatici dell’Nba se prendo in prestito il motto della federazione americana per spiegare l’imprevidibilità della doppietta di Yaya Tourè, che riporta il Manchester City in vetta assieme al Liverpool bloccato sul campo del Southampton (in attesa del Chelsea).

La doppietta di Yaya Tourè è il lieto fine di una storia che sembrava finita per sempre, è la degna conclusione di un film che potremmo definire meraviglioso. Yaya Tourè arriva al City nel 2010 tra lo scetticismo dei giornalisti inglesi, che lo consideravano già un giocatore sulla via del tramonto. L’ivoriano ci mette poco a smentire tutti e si impadronisce del centrocampo dei citizens.  In sei anni di carriera colleziona 269 presenze, 72 gol e 45 assist.

I tifosi del City si innamorano di Yaya Tourè perchè è sempre l’ultimo giocatore a tirare indietro la gamba e al talento unisce spirito di sacrificio e una naturale predisposizione nell’aiutare i compagni in difficoltà. Tutte le sue doti sembrano svanire con l’arrivo di Guardiola, che preleva Gundogan dal Borussia Dortmund e fa capire che per Yaya Tourè è arrivata l’ora di accomodarsi in panchina.

A complicare la situazione si mette il suo agente, che attacca Guardiola dopo l’esclusione di Tourè dalla lista Champions. Il tecnico del Manchester City, famoso per la sua permalosità, non digerisce le parole dell’agente e dichiara: “Yaya Touré non giocherà per il Manchester City fino a quando non si scuserà per i commenti fatti dal suo agente dopo l’esclusione dalla lista Champions“.

Nessuna pietà per Yaya Tourè, che finisce fuori rosa. L’ivoriano continua ad allenarsi, ma non viene mai convocato. La grande storia d’amore sembra giunta al termine, questa volta per sempre. Il sipario era quasi chiuso quando Guardiola decide di perdonare il figliol prodigo, lo convoca per la prima volta in stagione e lo inserisce fra i titolari. Risultato? Una doppietta da favola che permette a un City bruttino di tornare in testa. Se non è un lieto fine questo…