Le aspettative erano forse troppo alte, certo. Anche uno come Guardiola necessita di un periodo di adattamento quando arriva in una realtà completamente nuova, è vero. Ma le difficoltà di inizio stagione del Manchester City erano impronosticabili.
Qualcosa di nuovo si è visto: il City è probabilmente la squadra meno inglese d’Inghilterra e a tratti, insieme al meraviglioso Liverpool di Klopp, quella che gioca il miglior calcio ma sono troppi i passi falsi in questi primi mesi di guardiolismo: in campionato un terzo posto che può starci, ma sono già 7 i punti di ritardo rispetto alla capolista Chelsea e le 3 sconfitte e 3 pareggi in 17 gare sembrano tante per una squadra del calibro del Manchester City.
Anche il cammino in Champions League è stato piuttosto accidentato: approdato sì agli ottavi, dove affronterà il Monaco, il City ha fatto più fatica del previsto pareggiando due volte con il Celtic, una con il Borussia Monchengladbach e perdendo malamente al Camp Nou 4-0 con il Barcellona, probabilmente il punto più basso dell’intera carriera di Guardiola.
Tra le cause principali di queste difficoltà c’è sicuramente la questione delle assenze: pesa tantissimo, ad esempio, quella del capitano Kompany, leader tecnico ed emotivo della difesa, da un paio di stagioni perseguitato dagli infortuni e mai al cento per cento. E’ pesata anche quella di un altro leader, Yaya Touré, ai ferri corti con Guardiola per gran parte fin dai primi giorni e con cui la situazione non è ancora ben definita: il tecnico catalano nelle ultime partite ha ricominciato ad affidarsi a lui con una certa costanza, ma il contratto dell’ivoriano è in scadenza a giugno e il prolungamento del matrimonio con il City sembra difficile anche solo da immaginare. Pesano anche le numerose giornate di squalifica di Aguero, già autore di 10 reti in questa Premier ma che ha saltato tante partite decisive a causa di un comportamento in campo non esattamente irreprensibile.
Ci sono poi le difficoltà dei nuovi arrivati: Claudio Bravo, fortemente voluto da Guardiola, ha fatto rimpiangere Hart, quasi cacciato da Manchester e che al Torino sta facendo bene; Stones non ha ancora dimostrato di valere i 56 milioni di sterline pagati all’Everton; Gundogan, che aveva avuto un buon impatto, si è infortunato e salterà il resto della stagione; Sané e Nolito finora si sono visti solo a sprazzi. Molto ci si attende dall’arrivo a gennaio di Gabriel Jesus, talentuoso attaccante brasiliano pagato 30 milioni e che è stato protagonista della vittoria in Brasile del Palmeiras.
Nulla è ancora compromesso: i 7 punti dal Chelsea non sono tanti se si considera che siamo solo a fine dicembre e il turno in Champions contro il Monaco, tutto sommato, è piuttosto agevole ma è lecito attendersi dal Manchester City e da Guardiola qualcosa di più.
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