Altra domenica amara per l’Inter, che pareggia 1-1 a Ferrara e perde un’ottima occasione per allungare il passo sula Roma in caduta libera contro la Sampdoria all’Olimpico. Il pareggio è arrivato all’ultimo secondo per colpa di una amnesia difensiva ma le cause di questa mancata sconfitta sono da ricercare a livello più profondo. Innanzitutto se una squadra non vince da due mesi ci deve essere un motivo e quello, senza dubbio, sta nella mentalità dei giocatori.
C’è una disperata paura di vincere nell’Inter di Spalletti, che entra sempre in campo timorosa e timida come se non sapesse cosa fare. Ieri, soprattutto nel primo tempo, sono mancati i movimenti senza palla: Icardi si nascondeva dietro i centrali della Spal, Candreva e Perisic irriconoscibili erano incapaci di saltare l’uomo, Vecino Brozovic e Borja Valero inguardabili e D’Ambrosio meno spumeggiante del solito. Se dovessimo usare una foto per descrivere il primo tempo dell’Inter, sarebbe l’Urlo di Munch.
Giusto per non farsi mancare nulla, nel secondo tempo Spalletti ha deciso di metterci del suo: inserisce Eder in formato ectoplasma (ad oggi si può considerare un ex giocatore), fa scaldare Rafinha per 60 minuti e non lo inserisce e infine non toglie dal campo un imbarazzante Borja Valero, profeta senza idee e senza consigli da dispensare. Un quadro clinico allarmante in cui emerge un Spalletti insolito che sembra aver perso il bandolo della matassa. Rafinha e Lisandro Lopez potrebbero non bastare, forse serve davvero Pastore…
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