Un altro importante traguardo per il tecnico dell’Hoffenheim Julian Nagelsmann (31 anni compiuti lo scorso luglio): è lui il più giovane allenatore della storia della Champions League. Battuto dopo un solo giorno, quindi, il record del 33enne Domenico Tedesco, esordito lo scorso martedì nella massima competizione europea con il suo Shalke 04.
Paragonato a Guardiola per il suo essere un allenatore maniacale (nonché amante di un possesso palla che favorisca verticalizzazioni ed inserimenti), Nagelsmann ha fatto il suo esordio sulla panchina dell’Hoffenheim il 13 febbraio 2016 contro il Werder Brema, diventando a 28 anni il più giovane allenatore della storia della Bundesliga (fatta esclusione di Stöber, che nel 1976 esordì a 24 anni sulla panchina del Saarbrücken, guidando la squadra però per una sola partita).
Subentrato ad Huub Stevens alla 22esima giornata (dopo che questi lasciò la panchina per problemi di salute) fu subito ottimo il primo impatto di Nagelsmann nel campionato tedesco: 23 punti in 13 gare, che garantirono all’Hoffenheim di evitare la retrocessione con una giornata di anticipo. Migliore la stagione seguente, con un quarto posto e preliminari di Champions persi contro il Liverpool ed ancor più ottima la stagione successiva: 55 punti ed un favoloso terzo posto, con conseguente qualificazione diretta ai gironi di Champions League.
Ieri, mercoledì 19 settembre, finalmente il suo esordio in casa dello Shakhtar Donetsk; un esordio in un campo ostico, in cui il tecnico tedesco e la sua squadra sono però riusciti a strappare il primo punto grazie ad un rocambolesco 2 a 2. L’attenzione ora si sposta sul match del 2 ottobre, dove l’Hoffenheim dovrà affrontare un banco di prova ancora più grande, ospitando alla Rhein-Neckar Arena il Manchester City di Pep Guardiola.
Allenatore dalle indubbie potenzialità, Nagelsmann si fece notare non solo per le sue capacità tecniche, ma anche per la sua estrema umiltà. Degno di menzione il suo rifiuto a Florentino Perez, intenzionato a fargli raccogliere l’eredità di Zinedine Zidane sulla panchina dei Blancos, così come le sue dichiarazioni riguardo Carlo Ancelotti, fatte in occasione del suo accostamento da parte dei media alla panchina del Bayern Monaco (“Io erede di Carlo Ancelotti? Ha più trofei lui nel suo armadio che mutande io”). Il prossimo anno Nagelsmann si accaserà alla panchina dell’RB Lipsia.
Tante sono state le difficoltà affrontate da Nagelsmann prima di raggiungere il suo precoce successo. A 20 il suicidio del padre, toltosi la vita in casa propria: “Vorrei dirgli che non sono arrabbiato per quel che ha fatto ma che sarebbe bello se potessimo vivere il mio successo insieme”, confidò in un’intervista. Un fatto tragico, che di certo condizionò la vita del giovane tecnico tedesco.
Esempio di umiltà, piedi ben ancorati a terra e semplicità: questo è Julian Nagelsmann. Grinta e determinazione, ma anche idee chiare per il futuro: “Non penso che allenerò fino a quando sarò vecchio. La mia famiglia ha un rifugio nelle Alpi tedesche, amo la montagna”. E ancora: “Mi piacerebbe aprire un’agenzia che aiuti la gente a scegliere gli itinerari migliori. Questo anche perché le vacanze sono importanti, perché ci si può riposare e si può passare più tempo con i propri cari”.
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