Uno degli argomenti di discussione che più divide appassionati ed addetti ai lavori da almeno un decennio in Formula 1, riguarda sicuramente la questione delle vie di fuga dei circuiti attualmente in calendario. La tendenza ad asfaltare in maniera sempre più invasiva i dintorni delle piste, lasciando sempre meno spazio a terra, erba, sabbia e ghiaia, possiamo dire ha iniziato a farsi strada in maniera decisa sin dalla metà del decennio scorso, da una parte con direttive in tal senso impartite dalla FIA ai gestori delle varie piste, dall’altro con l’arrivo dei Tilkodromi 2.0, con il Bahrain individuabile come capostipite di questa ‘odiata’ tipologia di circuiti di nuova generazione.
Un insieme di tracciati caratterizzati da vie di fuga chilometriche, ampi parcheggi all’esterno del nastro d’asfalto corrispondente alla pista vera e propria, capaci di mitigare quasi totalmente l’incidenza degli errori di guida dei vari piloti. Una situazione che ha portato ad intervenire anche in circuiti storici, dove l’asfalto ha fatto capolino all’esterno (e a volte anche all’interno) di curve mitiche, cariche di storia. Come dimenticare le polemiche dopo la decisione di asfaltare la via di fuga della Parabolica di Monza; oppure gli interventi a Spa-Francorchamps all’altezza dell’Eau-Rouge-Raidillon, di Puhon e di Blanchimont. E ancora, l’asfalto posto in vari punti a Interlagos, Montreal e a Barcellona, a Budapest e a Silverstone, all’esterno della 130R a Suzuka.
Quest’anno rientreranno Hockenheim e Le Castellet. Il secondo circuito, in particolare, presenta vie di fuga pressoché totalmente in asfalto, e con disegni da far venire letteralmente il mal di testa a chi guarda. Da anni, contrariamente a questo indirizzo dominante, si è fatta strada con sempre maggior forza la voce di tanti (piloti e fans su tutti) per un ritorno all’antico, anche solo parziale, soprattutto dopo le tante polemiche delle ultime annate sui track limits. In questo solco, s’inseriscono le dichiarazioni rilasciate da Lewis Hamilton a Motorsport.com: “La Federazione Internazionale ha svolto un super lavoro in tema di sicurezza. Ma adesso è arrivato il momento di dire basta a questo tipo di vie di fuga, ampie come parcheggi. Un pilota non dovrebbe poter tagliare così facilmente una curva“.
“Del passato mi piace il fatto che se sbagliavi, per esempio con un lungo, perdevi del tempo” – continua il Campione in carica – “Adesso affronti la pista sapendo che se vai anche solo il 5% più forte di quanto tu debba andare non incorri in alcun problema, perché puoi sempre rientrare in pista. Questa cosa non mi piace per niente“.
“A me piacciono tanto circuiti come Outlon Park e Donington” – prosegue il nativo di Stevenage – “Nell’ultimo il vecchio tornante era un incubo, poiché dovevi frenare, portare la giusta velocità in curva e poi affidarti all’aerodinamica. In più, dopo la collinetta e la seconda a destra prima del rettilineo opposto, non eri in grado di vedere la linea bianca di demarcazione. C’era la linea e subito la ghiaia. Riuscire a trovare il limite lì è più difficile che in tutte le altre piste attualmente in Formula 1“.
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