Funambolo giallorosso. Uno dei primi esterni a piede invertito. Pittore di assist. Miglior giocatore a Spagna ’82. Elogiato da Pelé. Un solo nome: Bruno Conti
Il più brasiliano tra gli italiani e più brasiliano dei brasiliani. Senza ombra di dubbio uno dei giocatori più amati dalla tifoseria, patrimonio della Roma e di Roma. Marazico. Bruno Conti. Emblema della Roma anni ’80, di quella Roma che vinceva e regalava spettacolo. Tecnica, fantasia ed estro da vendere racchiusi in 168 cm. Quanto basta per esprimere un talento smisurato e difficilmente replicabile.
Inizi di Bruno Conti nel calcio:
GRAZIE BASEBALL – Bruno Conti nato a Nettuno il 13 marzo del 1955 arriva alla Roma a 18 anni, venendo strappato alla carriera da giocatore di baseball in America.
Poco prima di entrare nella Primavera giallorossa, infatti, l’Università di Santa Monica lo voleva portare negli Usa. Il padre, però, si oppose perché troppo piccolo. Per il suo bene. E per quello del calcio italiano e mondiale.
Inizialmente viene scartato da Herrera per la sua altezza (169cm), il tocco intuitivo sarà allora di Nils Liedholm. È il Barone che lo farà debuttare in A, in Roma-Torino della stagione 1973-74. A 19 anni ritenuto ancora acerbo viene poi mandato a farsi le ossa in prestito al Genoa, in B.
DUO MAGICO AL GENOA – Qui incontrerà Bomber Pruzzo, perfezionando quell’armoniosa sintonia che sarà poi decisiva per la vittoria del secondo scudetto giallorosso. In quella stagione, nonostante un rendimento a tratti discontinua per via delle fatiche del Mondiale vinto in Spagna (nel quale fu nominato miglior giocatore, ed elogiato da un certo Pelé), le sue pennellate per la testa de O Rey di Crocefieschi, e non solo, saranno di fondamentale importanza.
Un sincronismo perfetto che porta inevitabilmente ai successi. A partire dalle due Coppa Italia consecutive nel 1979-80 e quella successiva. I trionfi nella Coppa nazionale servono da stimolo, da preparazione al grande trionfo: lo scudetto del 1982-83. Uno scudetto sofferto, atteso da tanti, troppi anni. Un tricolore che porta la pesante firma di Bomber Pruzzo, capocannoniere con 15 gol. Reti che sono, in gran parte, nate in gran parte da quel sinistro musicale, dolce del Sindaco di Roma.
NO, BRUNO, TE NO – La coppia più bella del mondo, aiutata indubbiamente da una squadra difficilmente replicabile, compie l’impresa. In Coppa dei Campioni supera ogni ostacolo, compreso quello bello grande chiamato Dundee United. La vittoria contro gli scozzesi porta dritti dritti alla finale. anche alla finale. Contro il Liverpool. A Roma. Quella maledetta finale. Maledetta per la Roma. Ma maledetta soprattutto per il Marazico. I tempi regolamentari finiscono 1-1. Si va ai rigori. Conti è uno dei cinque rigoristi chiamati a tramutare in realtà quel sogno proibito. Il rigore dell’unico numero sette giallorosso, calciato sotto la Sud, finisce alto. Di pochi centimetri, ma alto. Quelli del Liverpool no. Gli inglesi vincono.
Nonostante questa piccola sbavatura, il rapporto con la tifoseria è rimasto intatto nel tempo. Anzi, forse si è addirittura rafforzato. Anche perché Bruno è uno di loro. Come dimenticare del resto quelle indimenticabili discese sulla fascia, la sua corsa verso la Sud. Corse per celebrare i pochi gol, giusti e pesanti, meritevoli di quelle corse cariche di amore per abbracciare uno ad uno i tifosi. Per abbracciare sé stesso.
In maglia giallorossa, ha alzato al cielo 5 Coppa Italia e lo scudetto 1982-83. Ha fatto però alzare anche tutti dalla seggiolino e dal divano con le sue magie.
Migliori partite (in ordine temporale): Roma-Torino 0-0, Serie A 1973- 74. Gara di esordio per Conti che già dimostra il suo valore. Dai suoi piedi nasce infatti il rigore che potrebbe portare la Roma alla vittoria. Dominichini sbaglia. Ma da quel giorno si è capito che per 16 anni la manovra giallorossa negli ultimi 15 metri sarebbe nata dai piedi di quel Gnappetta; Roma – Lazio 1-0, Serie A 1976-77. Un sinistro al volo di Marazico di rara potenza regala la vittoria ai giallorossi nella stagione della “Roma ammazza grandi”; Roma-Dundee United 3-0, semifinale Coppa dei Campioni 1983-84. Conti segna due volte, ma in entrambe le occasioni le reti vengono annullate. Non c’è problema. Il suo zampino c’è nelle prime du reti. Nel vantaggio del gol di testa di Pruzzo il cross a angolo è suo, nel secondo dà ha dato il là, insieme a Graziani e Cerezo, per il rigore causato dal Bomber.
“Un Bruno Conti, c’è solo un Bruno Conti”
“Di Bruno ce n’è uno e viene da Nettuno”, coro che fa riferimento al dualismo dell’epoca con Bruno Giordano.
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