Mentre i giocatori e lo staff tecnico sono impegnati tra gli allenamenti per la preparazione delle partite della tournée cinese e gli incontri “istituzionali” con la dirigenza del club, l’Inter deve fronteggiare anche una preoccupante indiscrezione che proviene proprio dall’immenso Paese asiatico: stando ad un reportage trasmesso ieri dalla CCTV, emittente televisiva ufficiale del governo centrale, dietro all’acquisto della società nerazzurra da parte del colosso industriale Suning ci sarebbe una storia di riciclaggio. Detta in maniera brutale, l’Inter sarebbe una gigantesca lavatrice utilizzata per ripulire denaro sporco proveniente da non meglio specificate azioni illecite.
La risposta dell’azienda è stata tempestiva: il numero due di Suning Sun Weimin ha seccamente smentito tutte le accuse e ha ricordato che gli investimenti nel calcio estero hanno come unico scopo il miglioramento e lo sviluppo del calcio cinese e il lancio del marchio aziendale a livello internazionale.
Considerando che si tratta di una tv governativa e non avversa al governo cinese (che, è risaputo, non tollera alcuna voce contraria alla sua azione), l’indiscrezione può sembrare preoccupante, ma c’è da dire anche che le esportazioni di capitali all’estero sono controllate rigorosamente e, inoltre, hanno subito una stretta da parte del governo alla fine dello scorso anno (tale provvedimento aveva anche rallentato il closing della trattativa che aveva per oggetto il Milan). Eventuali reati di questo tipo sono severamente puniti in Cina, e Suning, ha pienamente rispettato tutte le leggi, altrimenti i suoi dirigenti non sarebbero ancora a piede libero.
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