Già alla fine del 2017, Aryna Sabalenka aveva fatto intravedere lampi di grande tennis e i connotati di un enorme talento.
Dodici mesi dopo, la ventenne bielorussa ha pienamente confermato le aspettative, ha scalato il ranking mondiale divenendo un personaggio imprescindibile per il circuito femminile.
Nell’anno che verrà servirà l’ultimo grande step per l’ingresso imperioso tra le regine del tennis in gonnella, traguardo assolutamente alla sua portata.
NOME | ARYNA |
COGNOME | SABALENKA |
ETA’ | 20 |
NAZIONE | BIELORUSSIA |
RANKING | 13 |
W/L 2018 | 51/25 |
TITOLI WTA |
WTA NEW HAVEN, WTA WUHAN |
Se tra i ragazzi la scommessa migliore, realmente vincente, è stato il greco Stefanos Tsitsipas, tra le donzelle, questo premio, va senz’altro alla terribile bielorussa Aryna Sabalenka.
Un nome impossibile da dimenticare, un nome che è destinato a travolgere il tennis femminile con il suo temperamento e, soprattutto, con il suo tennis fatto di “comodini e sportellate”.
Tra urla, vincenti, pugnetti e “c’mon”, in questo 2018 si è fatta strada, tra i piani alti del circuito WTA, questa giovanissima ragazza bielorussa che già alla fine della scorsa stagione, con le finali a Tianjin e in Fed Cup contro gli Stati Uniti aveva costretto tutti a segnarsi il suo nome sul taccuino dei possibili “crack”.
E così è stato e la crescita di Sabalenka, fianco a fianco con il nuovo coach, l’ex giocatore russo Dimitry Tursunov, è stata repentina e veemente, con un balzo in avanti di addirittura 65 posizioni giungendo, dalla 78 con cui aveva iniziato l’anno, alla 13 con cui l’ha chiuso (con best ranking di 11 poche settimane fa).
Nella sua stagione dell’esplosione ad alti livelli, Sabalenka ha messo le cose in chiaro fin dai primi eventi dell’anno raggiungendo due quarti di finale nei primi due appuntamenti della stagione a Shenzhen e ad Hobart.
Ma l’autentico boom è arrivato in estate, sulle superfici veloci adatta al suo tennis da “o la va o la spacca”, in seguito ad una stagione su terra rossa più deludente che soddisfacente (malgrado la sporadica finale nel modesto torneo di Lugano).
A fine giugno Aryna ha raggiunto la finale ad Eastbourne con lo scalpo su Karolina Pliskova (una delle otto vittorie stagionali ottenute contro top ten) e, ad agosto, è arrivata la semifinale nel Premier 5 di Cincinnati, sconfitta solo dalla numero uno del mondo Simona Halep, e i primi ottavi slam, a New York, battuta solo dalla futura campionessa Naomi Osaka.
In mezzo a questi due risultati, la giovane bielorussa, nel Premier di New Haven, ha potuto finalmente alzare al cielo, dopo due sconfitte nelle precedenti due finali disputate, il primo di una lunga serie di trofei in carriera con la netta affermazione sull’esperta spagnola Suarez Navarro.
La scalata avviata in estate è poi brillantemente continuata nell’autunno asiatico dove, un anno prima, Sabalenka aveva mosso i primi passi ad alti livelli mostrandosi in tutto il suo potenziale agli occhi di milioni di appassionati.
Nel Premier 5 di Wuhan, Sabalenka ha sbaragliato la concorrenza mettendo le mani sul sigillo fin qui più importante nel suo palmares e poco dopo, nel Premier Mandatory di Pechino, ha raggiunto un ottimo quarto di finale che l’ha lanciata prepotentemente a ridosso delle prime dieci giocatrici del mondo.
Il colpo più impressionate, nel repertorio di Aryna, è senz’altro il servizio che, nel tennis in gonnella, risulta sempre un’arma decisiva perché rara e preziosa.
E’ il colpo con cui Sabalenka prova, fin da subito, a mettere i piedi dentro al campo e a spingere a tutta con i suoi pesanti colpi a rimbalzo ma manca, ancora, di continuità.
266 gli ace messi a segno a fronte, però, di 299 doppi falli, segnale inequivocabile della sua volontà a far male, fin da subito, con questo fondamentale, a costo di incappare in qualche doppio errore di troppo e regalando, così, svariati punti alle avversarie.
Un colpo, quindi, sul quale è possibile ancora lavorare duramente per renderlo ulteriormente decisivo, aumentandone la continuità senza ridurne la già buona efficacia visto che, Sabalenka, porta a casa il 74% dei giochi disputati al servizio, vince il 69% dei punti con la prima in campo e salva, in media, due palle break ogni tre concesse.
La seconda è ancora ballerina visto l’ingente numero di doppi falli e la percentuale, bassa, al 48, di punti conquistati quando mette la seconda palla di servizio in campo.
Un altro fondamentale che richiede lavoro e miglioramenti è la risposta, cruciale nel tennis moderno ed in particolare in quello femminile, ma 31% di game vinti alla ribattuta e 43% appena di punti conquistati contro il servizio avversario sono numeri ancora troppo bassi se paragonati a quelli delle prime della classe, Halep e Kerber su tutte.
I progressi, già effettuati nel corso di quest’ultima stagione e già decisamente evidenti, sono comunque numerosi a partire dagli spostamenti, suo neo un anno fa visto il fisico prestante e massiccio, passando poi per i colpi a rimbalzo tra i quali eccelle il rovescio, a tratti micidiale, ma dove non sfigura il diritto, travolgente quando entra.
Insomma, Sabalenka è il prototipo della giocatrice moderna, quella che sa fare un po’ tutto e lo fa con potenza e voglia di spaccare il mondo, con un tennis brillante, costantemente in spinta e artefice del suo destino, nel bene e nel male.
Certo, un po’ di misura e di maggiore consapevolezza nell’analisi dei vari momenti del match, saranno doti da trovare e sviluppare per completare ulteriormente un profilo già così notevole, ma il futuro non potrà rivelarsi senza fare i conti con lei, Aryna Sabalenka.
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