C’è un nome nuovo che ha fortemente caratterizzato il circuito femminile in questo finale di stagione, il nome di una giovane ragazza dell’est pronta a fare il definitivo salto di qualità nel 2018, quello di Aryna Sabalenka.
Classe ’98, gran fisico, alta più di un metro e ottanta, bella e forte, Aryna si candida a prendere l’eredità di un’altra signora che la storia del tennis, sia a livello mondiale che in Bielorussia, l’ha davvero brillantemente fatta, ovvero Victoria Azarenka.
Sulle orme della sua connazionale ma con l’idolo Maria Sharapova negli occhi, fin da piccola, Aryna è il prototipo della giocatrice moderna, potente ed aggressiva, imponente e agonisticamente spaventosa.
NOME | ARYNA |
COGNOME | SABALENKA |
DATA DI NASCITA | 05.05.1998 |
NAZIONALITA’ | BIELORUSSIA |
RANKING | 73 |
COLPO PREFERITO | SERVIZIO |
HIGHLIGHTS | W MUMBAI, F TIANJIN |
Il suo avvicinamento al tennis è stato da bambina ma non per una tradizione familiare o una passione di qualche genitore, bensì del tutto casuale, passando, un giorno, davanti ad alcuni campi del suo paese.
Una passione che però non ha mai accennato a diminuire, non dopo mille allenamenti, non dopo tanti colpi, tanta fatica e tanto sudore, ma anzi, come dice il suo coach Ibrahimov, “Aryna ha troppa voglia di tennis, non riesce davvero a starne senza”.
Un tennis istintivo, aggressivo, senza paura e senza pensieri, del tipo “o la va o la spacca”, fatto di vincenti e di pugnetti, di grinta e di carattere.
Aryna, sul campo, non sta ferma un attimo, salta, colpisce, si incita, scuote la testa, urla, è veramente un fuoco ardente come quello della sua passione per questo sport che la porta a vivere ogni punto, in quel preciso momento, come l’evento più importante del mondo.
Essendo un qualcosa a cui tiene particolarmente, verrebbe da pensare che Aryna giochi con giudizio e discrezione, quasi con margine ogni quindici, desiderosa di portarselo a casa a tutti i costi, ed invece no, Aryna è pazzamente contraddittoria e, su ogni colpo, va per il vincente, sempre e comunque.
Un tennis a tratti senza senso, ma allo stesso tempo potenzialmente incredibile nella sua efficacia e nella sua brillantezza, però discontinuo, troppo, ed al momento limitante per permetterle di fare il possibile salto di qualità.
E proprio qui, giunge il grande dilemma, conviene modificare qualcosa o è proprio questa sua “pazzia” a renderla una potenziale campionessa, conviene aumentare la quantità correndo il rischio di diminuirne la qualità?
Perché, quello che Sabalenka ha fatto vedere fin qui, tra mille vincenti ed altrettanti errori, è di livello decisamente elevato, con una finale a Tianjin persa solo dall’idolo di sempre Maria Sharapova, una vittoria a Mumbai nel torneo del circuito 125k, ed una finale di Fed Cup vissuta da assoluta protagonista, nel bene e nel male.
Il tennis della bielorussa è già decisamente completo, poiché sa fare un po’ di tutto sia dal lato destro del dritto, che da quello sinistro del rovescio con colpi piatti, potenti e dirompenti.
I margini di miglioramento ci sono e non possono che essere tanti, con la possibilità, per esempio, di aggiungere qualche rotazione, soprattutto in top spin, e magari sul lato del dritto, colpo che perde con più facilità, per provare ad avere una maggiore percentuale a discapito di qualche chilometro orario in meno di velocità.
In più, le si potrebbe consigliare di non chiudere del tutto gli occhi quando sfodera i suoi micidiali vincenti, per evitare di tirare proprio dove è l’avversaria, o ancora di più per evitare di sparacchiare via tanto in larghezza quanto in lunghezza.
Tra i due fondamentali da fondocampo, il rovescio sembra quello più affidabile per continuità, forse perché più costruito e quindi richiedente maggiore cura ed attenzione, e soprattutto più vario per direzione ed angolature, senza mai rinunciare alla potenza, suo vero marchio di fabbrica.
E a proposito di potenza, non può non saltare subito all’occhio il servizio di Sabalenka, il suo colpo preferito, rapido, incisivo e pesante nella sua prima e quando la dinamica della partita naviga a gonfie vele verso il successo.
Tuttavia, quando la tensione sale ed i punti iniziano a pesare parecchio, come nei tie break giocati nella finale di Tianjin contro Sharapova o in quella di Fed Cup contro Vandeweghe, la prima va a farsi benedire ed aumentano incertezze e dubbi e di conseguenza i doppi falli.
Un lavoro ingente è quindi sicuramente richiesto per quanto concerne questo fondamentale, soprattutto in continuità e quantità, perché basta davvero poco per renderlo un’arma davvero importante e potenzialmente decisiva in un tennis femminile sempre più caratterizzato da un deficit a riguardo.
Come detto, quello che non manca a Sabalenka è un’encomiabile forza di volontà, talmente intensa che le permette di sopperire anche ad alcune naturali difficoltà inficiate dall’altezza, come, per esempio, quelle negli spostamenti laterali o in avanti, dei quali, seppure non sempre perfettamente, Aryna riesce a gestirne le problematiche sostenuta da spirito di sacrificio e davvero tanta grinta.
Insomma, se Aryna è in fiducia e tutto fila liscio, il suo gioco può davvero essere micidiale, ed il problema finisce per sorgere soltanto quando la tensione sale, le sensazioni sul campo cambiano ed il peso della posta in palio inizia a pesare, portando a ribaltare i numeri delle statistiche vincenti-errori non forzati.
Tuttavia, parlando di Sabalenka, sembrerebbe di potersi trovare davanti ad una futura campionessa, ma, se i margini di miglioramento ci sono e sono anche tanti, il carattere esuberante, grintoso, a tratti eccessivo e troppo istintivo, potrebbero rappresentare, allo stesso tempo, un enorme insormontabile limite.
È vero che il tennis moderno, soprattutto al femminile, andrà sempre di più verso questa direzione di aggressività, fisicità, potenza ed istintività, ma è anche vero che questo modo di giocare assomiglia troppo ad una roulette russa e passare dalle stelle alle stalle rischia, davvero, di essere troppo facile.
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