Uno dei bomber italiani più prolifici decide di appendere gli scarpini al chiodo. Tante vittorie con il Milan e la conquista della coppa del mondo nel 2006. Il suo futuro? Ha deciso che farà l’allenatore.
Il calcio italiano saluta un altro dei suoi eroi di Berlino, che ha consentito alla Nazionale azzurra nel 2006 di laurearsi per la quarta volta campione del mondo. Si tratta di Alberto Gilardino, uno degli attaccanti più prolifici della storia del nostro calcio, deciso ad appendere gli scarpini al chiodo all’età di 36 anni dopo una carriera che lo ha visto far goal con tutte le maglie che ha indossato, facendo dell’opportunismo in area di rigore come Filippo Inzaghi, al quale veniva spesso accostato.
Tutti ricordano la sua tipica esultanza da suonatore di violino ad ogni rete realizzata, visti i numeri di sinfonie ne ha fatte davvero parecchie, deliziando gli occhi e le orecchie di tanti tifosi, fino ad ispirare il cantante Povia a dedicargli un album dal titolo “Centravanti di mestiere”. L’ex bomber piemontese, evidenzia le sue doti al Piacenza, dove fa i primi esordi, poi prelevato dal Verona per 7,5 miliardi di lire, ma i due anni vissuti con gli scaligeri sono stati caratterizzati da problemi fisici dovuti ad un incidente stradale che non gli hanno consentito di giocare con una certa continuità.
La consacrazione di Gilardino avviene al Parma, sotto la guida di Cesare Prandelli, grazie al quale inizia ad affermarsi tra gli attaccanti più forti del campionato. Nelle tre stagioni con i Ducali, il giovane Alberto totalizza 50 reti in 96 presenze, tra le sue tante marcature decisive resta senz’altro quella realizzata al Bologna nello spareggio salvezza del 2005, garantendo la permanenza in Serie A ai gialloblu. Tutto questo, ha suscitato l’interesse delle big, su tutte il Milan di Carlo Ancelotti, intenzionato a puntare su Gilardino, investendo 25 milioni. In rossonero ci rimane per tre anni, caratterizzati da alti e bassi nonostante abbia fatto i suoi goal e vinto tantissimo, criticato però da molti per non aver messo mai la sua firma in gare decisive sia in campionato che nelle coppe europee, successivamente come se non bastasse il Milan prende Pato nel 2007, a quei tempi considerato uno dei più grandi talenti brasiliani, oscurando totalmente l’ariete biellese, convinto al termine di quella stagione di voler cambiare aria.
Conclusa l’esperienza milanista, per Gilardino è la volta di Firenze, dove ritrova il suo maestro Prandelli. In maglia viola si rilancia a suon di goal, restandoci per quattro stagioni e disputando annate importanti. Finita l’esperienza alla Fiorentina nel 2012, il forte attaccante vive due buonissime stagioni facendo sponda tra Genoa e Bologna. Per Gilardino si presenta la possibilità di fare un’esperienza all’estero, esattamente in Cina con il Guangzhou Evergrande per poi tornare a vestire la maglia della Fiorentina fino al 2015. La stagione successiva viene convinto dal presidente Zamparini a venire al Palermo, a 33 anni per lui è stata la prima esperienza nel meridione, rivelandosi positiva con le sue dieci reti che hanno permesso ai rosanero di conquistare una sofferta salvezza nella massima serie.
Dopo aver indossato le maglie di Empoli e Pescara dove non gioca tantissimo, chiude definitivamente la sua grande carriera in B allo Spezia, sfiorando con i liguri la qualificazione ai play off. Ora che ha deciso di smettere, il violinista del goal ha pianificato il suo futuro, che sarà ancora nel calcio, ma nelle vesti di allenatore, avendo già conseguito a Coverciano l’abilitazione da tecnico Uefa pro. Buona fortuna violinista del goal !
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