Nelle scorse settimane, il team Haas è stato al centro di una forte polemica, scaturita da alcune dichiarazioni del team principal, Gunther Steiner, riguardo alle possibilità dei piloti statunitensi di approdare nel Circus e, nello specifico, al team con sede a Kannapolis. L’alto-atesino, in pratica, disse che al momento non vedeva piloti a stelle e strisce con le qualità adatte ad affrontare il salto in Formula 1, scatenando la reazione soprattutto dei piloti della IndyCar.
Ad un mese da quelle affermazioni, intervistato dal sito ufficiale della scuderia, il patron Gene Haas ha provato a stemperare i toni, spiegando cosa volesse intendere Steiner: “In quella intervista, a Gunther è stato chiesto se ritenesse possibile per la Haas avere un pilota americano, e lui rispose dicendo che, al momento, questo non era nelle priorità del team. Da tutto ciò sono nate le polemiche che conoscete, ma la realtà dei fatti è un’altra. Siamo un team molto giovane in Formula 1, stiamo ancora imparando. Ingaggiare un giovane pilota, che deve conoscere da zero la categoria, non costituirebbe una cosa positiva né per noi né per lui“.
“Non è che non vogliamo un pilota americano, anzi. E’ uno dei nostri obiettivi per il futuro” – prosegue Gene Haas – “Ma, al momento, ad un pilota made in USA in possesso di superlicenza conviene approdare in un team solido e non in uno ancora acerbo come il nostro. Siamo al via della nostra terza stagione e dobbiamo migliorare sotto tutti gli aspetti, e i nostri due piloti attuali, Romain Grosjean e Kevin Magnussen, si stanno rivelando di grande aiuto. Come il mio team Nascar dimostra, io credo nei piloti americani, ma non siamo ancora pronti. Per chi è fuori da un programma giovani, vista la scarsità di test, è tutto ovviamente più difficile. E’ questo, io penso, che Gunther volesse dire“.
Un pensiero, infine, sulla stagione 2018 e sugli obiettivi che si pone la Haas: “Nel finale della scorsa stagione abbiamo individuato i nostri punti deboli e pianificato come e dove intervenire” – conclude Gene Haas – “Utilizziamo molte componenti della Ferrari e per considerarci competitivi dobbiamo riuscire ad arrivare almeno a mezzo secondo dalla Scuderia. Nel 2017 eravamo almeno ad 1.5 secondi da loro, e a volte a 2 secondi dalla pole. Quest’anno, se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi, dovremo migliorare di circa un secondo“.
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