Il closing ha messo la parola fine all’era Berlusconi e Galliani, dando vita al Milan di Yonghong Li
Stadio Giuseppe Meazza di Milano, ore 14:20 circa. E’ il 97′ minuto, manca solo il triplice fischio di Daniele Orsato per sancire il finale del derby di San Siro. L’Inter è in vantaggio 2-1, grazie ai gol di Antonio Candreva e Mauro Icardi nel primo tempo. Il Milan ha accorciato al 84′ minuto con Alessio Romagnoli. Ultimo calcio d’angolo per i rossoneri, ultima palla giocabile… gol di Cristian Zapata e partita finita con un pirotecnico 2-2.
Sugli spalti esultano Yonghong Li, David Han Li e Marco Fassone. Facce tristi per Steven Zhang junior e Javier Zanetti. In realtà, volti che si somigliano, hanno le stesse sembianze: occhi a mandorla e visi abbastanza inespressivi, tipici della razza cinese. Sì, è stato il primo derby della Madonnina tutto cinese con le nuove proprietà del Group Suning e della Rossoneri Sport Lussemburgo.
Eppure, anche solo per un attimo è impossibile non immaginare la possibile pazza esultanza e la cravatta sempre gialla di Adriano Galliani. Sarebbe stata un’altra cosa, ma il destino ha voluto che dopo 31 anni e 29 trofei l’era di Silvio Berlusconi dovesse finire proprio alla vigilia della partita più importante di questa stagione e, in assoluto, nell’appuntamento più atteso dai tifosi.
E’ conclusa la storia del presidente più vincente della storia del calcio mondiale e con essa anche l’ultimo proprietario di una squadra del vecchio calcio romantico e passionale. Sarà impossibile dimenticare quello che ha fatto Berlusconi, l’uomo che ha reinventato il calcio trasformandolo in quello che è oggi, una simbiosi tra una questione di cuore, politica e business.
Inutile ricordare il suo palmares, entrato nella storia del calcio italiano, europeo ed internazionale, e grazie al quale oggi il Milan resta ancora una delle squadre con più tifosi del mondo. Del resto, il brand rossonero ha questo valore, quello delle quote cedute nei giorni scorsi, proprio grazie alle gesta del suo ormai ex presidente e proprietario.
Ma, sinceramente, ciò che più bisogna evidenziare è la storia di Galliani, il factotum del Milan in tutti questi anni, il vero deus ex machina, il motore di una scuderia sempre vincente. E’ stato l’ex amministratore delegato a portare fior fior di fuoriclasse e allenatori a Milanello. Ed è stato sempre lui a costruire la squadra di oggi, nonostante da anni ormai doveva operare con budget ridicoli, che, purtroppo, hanno portato anche a fare brutte figure.
Questo in molti l’hanno dimenticato, soprattutto i tifosi della Curva Sud, con i quali il rapporto si era ormai logorato da tempo. E’ sempre stato accusato di essere stato il vero artefice della crisi sportiva, economica e finanziaria del Milan. Certamente, Galliani ha avuto le sue colpe, ma non è stato l’unico colpevole e la storia non si può dimenticare tanto facilmente.
Fa male leggere un commiato come lo striscione durante il derby. E’ irrispettoso verso la storia di Galliani e, di conseguenza, del Milan. Ma, soprattutto, è un tradimento verso chi ci ha messo sempre e comunque la faccia e la passione. La storia non si può prendere in giro, l’amore non si può cancellare.
L’unico sentimento che dovrebbe esserci in questo momento è la riconoscenza, sia verso Berlusconi, sia verso Galliani. Solo un grazie per tutto quello che hanno fatto per il calcio, perché la bellezza di questo sport passa soprattutto attraverso le pagine scritte dal loro Milan.
Ora non resta che augurare alla nuova dirigenza di costruire un grande Milan, che possa almeno essere degno del vecchio Milan. Sarà impossibile ripetere le vittorie e i trofei, ma l’obiettivo deve essere quello di non vivere più nel glorioso passato, perché solo nel presente si costruisce un grande futuro.
Seguici su Telegram
Rimani aggiornato sulle ultime novità, i Pronostici Scommesse e i migliori Bonus Bookmaker.