Ufficiale, FIGC senza presidente: Tavecchio si è dimesso insieme al Consiglio Federale

Dopo l’eliminazione dal Mondiale finalmente arrivano anche le dimissioni di Tavecchio da presidente della FIGC. Azzerato anche tutto il resto del Consiglio Federale, che sarà riorganizzato con le prossime elezioni 

La notizia che tutti attendevano è arrivata. Infatti, Carlo Tavecchio si è dimesso e non è più il presidente della FIGC. E’ questa la decisione presa durante la riunione del Consiglio Federale di oggi. Con lui, però, si è dimesso tutto il management, che rimarrà al timone per la gestione ordinaria fino alle prossime elezioni. 

E’ durato solo 15 minuti la riunione tra i vertici del calcio italiano in via Allegri. Troppo poco, forse, per una decisione che era già stata presa nelle scorse ore, probabilmente quando Tavecchio è diventato consapevole della sfiducia da parte della maggior parte dei rappresentati di Lega Serie A, Lega Serie B, Lega Serie C, Lega Nazionale Dilettanti, Associazione Italiana Arbitri, Associazione Allenatori e Associazione Italiana Calciatori

Queste le parole di Tavecchio, con le quali ha rassegnato le dimissioni: 

Ambizioni e sciacallaggi politici hanno impedito di confrontarci sulle ragioni di questo risultato. Ho preso atto del cambiamento di atteggiamento di alcuni voi e per questo ho deciso di dimettermi. Le dichiarazioni che si sono susseguite nelle ultime due ore hanno impedito alle due Leghe maggiori di partecipare un dibattito che investe anche loro. Ho preso atto del cambiamento di atteggiamento da parte di alcuni partecipanti alla riunione di mercoledì. Nonostante il documento che mi hanno richiesto e condiviso, non sono disposti nemmeno a discuterlo. Chiedo le dimissioni di tutto il consiglio, me per primo. 

Ma andiamo con ordine. La crisi del calcio italiano non è certamente nata solo ed esclusivamente dal fallimento del progetto Giampiero Ventura e dalla non qualificazione dell’Italia, eliminata dalla Svezia, ai prossimi Mondiali, in programma nell’estate del 2018 in Russia, ma mesi prima. 

Infatti, dopo la sconfitta contro la Spagna a Madrid sono crollate le certezze della nazionale, che poi ha fatto brutte figure con la Macedonia. Proprio quel risultato, il pareggio contro i macedoni, ha portato la squadra a riunirsi privatamente, anche se con il benestare dell’ormai ex ct, attualmente esonerato e non dimissionario, delegittimando l’allenatore e decidendo di provare a superare il turno unendosi e pensandoci personalmente, tanto da far infuriare Ventura, che ha mostrato rabbia e atteggiamenti provocanti nei giorni tra le due partite contro gli svedesi. 

Poi, sappiamo tutti come è andata a finire. Ma il fallimento tecnico e tattico dell’Italia di Ventura ha come base le scelte di Tavecchio, che non ha voluto dimettersi, forte dell’appoggia della LND, della Lega Serie A e Lega Serie B, entrambe commissionate da lui, e, ovviamente, i doppiogiochisti dell’Assoallenatori e dell’AIA. 

Ma è accaduto qualcosa negli ultimi giorni, quando la maggior parte degli allenatori italiani, guidati soprattutto da Massimiliano Allegri, si sono rivoltati contro Renzo Ulivieri, presidente dell’associazione omonima, e, alla sfiducia da parte di Lega Pro e AIC, già viva dall’inizio, si sono aggiunte le dichiarazioni molto forti del presidente del Comitato Nazionale Olimpico Italiano, Giovanni Malagò, e del Ministro dello Sport, Luca Lotti, che hanno chiesto a gran voce le dimissioni dell’ormai ex presidente della Federcalcio italiana. 

La sfiducia da parte dei due organi più importanti dello sport, cioè il CONI e il capo della sport in Italia, ha fatto cambiare orientamento ai rappresentato della LND, facendo perdere voti e altra fiducia in Tavecchio, che non ha potuto fare altro che un passo indietro, accontentando tutti e dimettendosi dal ruolo di presidente, ma anche chiedendo a tutto il Consiglio Federale di fare lo stesso. 

Ora, ovviamente, il Consiglio Federale sarà ancora il management per la gestione ordinaria in attesa di nuove elezioni. Ci sono 90 giorni di tempo per presentare i candidati, che a loro volta dovranno presentare i propri progetti. Nel caso in cui non si arrivasse ad un compromesso, resta viva l’ipotesi di un commissariamento della FIGC con possibilità di creare un triumvirato, formato da un dirigente “industriale” di alto livello, come Michele Uva, per gestire economicamente la Federazione, un ex calciatore importante, come Paolo Maldini, per la parte sportiva, e una sorta di direttore generale, che possa unire le due cose. 

In tutto ciò, passa ovviamente in secondo piano la scelta del nuovo ct, che dovrà essere fatta comunque a breve, visto che a marzo bisognerà affrontare Inghilterra e Argentina come sparring partner di lusso, nonché iniziare la Nations Cup nel migliore dei modi e guadagnare punti importanti per migliorare il ranking, uno dei punti deboli di questi utili anni della nazionale italiana. 

Il primo nome in assoluto resta Carlo Ancelotti, con il quale ci sarebbero stati contatti tra diversi intermediari della FIGC, la maggior parte dei dirigenti dell’ormai ex management e anche i possibili futuri commissari, che avrebbero come progetto quello di puntare sull’allenatore italiano come coordinatore di tutte le nazionali dall’Under 17 fino alla nazionale maggiore, carta bianca su tutto e ingaggio da oltre 4 milioni di euro. 

Infine, Malagò ha indetto un consiglio di urgenza della Giunta CONI per cercare immediate contromisure alla crisi del calcio italiano per mercoledì 22 novembre. L’ordine del giorno sarà incentrato tutto sul futuro della FIGC e, in generale, sulla possibile evoluzione del calcio italiano, magari con la candidatura di nuove figure, che possano portare linfa vitale e nuove idee. 

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