Steven Gerrard si ritira: quando l’amore per la maglia conta più di ogni altra cosa

L’annuncio che tutti gli amanti del calcio temevano alla fine è arrivato. Steven Gerrard si ritira ufficialmente, smentendo tutte le voci più o meno fantasiose che nelle ultime settimane lo avevano accostato al Milan, all’Inter e soprattutto al Liverpool, per un ritorno che avrebbe avuto del clamoroso. 

SOCCER/FUTBOL UEFA CHAMPIONS LEAGUE 2008/09 LIVERPOOL VS REAL MADRID MEXSPORT DIGITAL IMAGE 10 March 2009:  Action photo of Steven Gerrard of Liverpool, during the game UEFA Champions League 20008/09./Foto de accion de Steven Gerrard de Liverpool, durante la juego de la UEFA Champions League 2008/09. MEXSPORT/BACKPAGE IMAGES

Certo, sarebbe stato un finale di carriera incredibile: il commovente ritorno ad Anfield proprio quando il Liverpool, che con Klopp sta giocando forse il miglior calcio d’Europa, è nuovamente lanciatissimo in Premier, il vecchio capitano che torna per prendersi l’unico titolo che gli manca e per riportare i Reds alla vittoria in campionato dopo più di vent’anni dall’ultima volta per poi ritirarsi davanti al suo pubblico e alla sua città.

Ma i grandi campioni sanno quando è il momento di dire basta: Gerrard ha lasciato Anfield a modo suo due anni fa, dopo una stagione deludente per il Liverpool ma ancora al massimo delle sue potenzialità. Non era il caso di correre il rischio di tornare a casa tra mille aspettative per poi sfigurare e finire relegato in panchina fino al termine della stagione come un vecchio calciatore qualunque

Tentare di spiegare chi è Steven Gerrard, cosa ha rappresentato per Liverpool, per la Premier League e più in generale per il mondo del calcio è impresa ardua perché si corre continuamente il rischio di cadere nella retorica. Banalmente si potrebbe riassumere la sua carriera dicendo che Gerrard è il Liverpool e il Liverpool è Gerrard, perché raramente nel mondo del calcio si è creato un legame così viscerale e meraviglioso tra un singolo calciatore e una città intera. 

Steven Gerrard è nato con il Liverpool nel sangue, nel Merseyside, in una famiglia da sempre tifosa dei Reds. A soli sette anni viene scoperto da un talent scout del Liverpool e portato nelle giovanili, nonostante la concorrenza del Manchester United. 

Dieci anni dopo, nel 1997, firma il suo primo contratto da professionista e l’anno successivo c’è l’esordio in Premier contro il Blackburn. Gerrard ha ancora le fattezze di un bambino, ma si impone subito come affidabilissimo sostituto dell’allora capitano Jamie Redknapp.

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La svolta arriva con Houllier: con il tecnico francese Gerrard diventa titolare fisso e inizia a farsi amare dal pubblico di Anfield, che apprezza non solo le qualità tecniche che lo rendono fin da bambino un predestinato ma soprattutto un temperamento da leader e un enorme attaccamento alla maglia

La stagione 2000-2001 è quella della consacrazione: ad appena 21 anni, Gerrard conquista uno storico treble che rilancia un Liverpool in piena crisi di identità e che non vinceva nulla dal 1995. FA Cup, Coppa di Lega e un’incredibile Coppa Uefa conquistata in finale contro il sorprendente Alavés: inizia un ciclo vincente di cui Steve G sarà protagonista insieme all’amico e compagno di mille battaglie Jamie Carragher, al Golden Boy del calcio inglese Michael Owen, alla leggenda Robbie Fowler e tanti altri. 

La stagione successiva inizia nel migliore dei modi con il trionfo nel Charity Shield e la vittoria della Supercoppa Uefa ai danni del Bayern Monaco. Il Liverpool sembra tornata la macchina da guerra inarrestabile degli anni ’80 e la conquista della Premier sembra solo questione di tempo.

Gerrard è ormai titolare inamovibile e nel 2003, a soli 23 anni, diventa capitano per volere di Houllier. Il mondo del calcio ormai lo ha notato e la sua permanenza a Liverpool sembra tutt’altro che scontata davanti all’offerta ricchissima del Chelsea di Abramovich, che vorrebbe portare a Londra Gerrard e renderlo protagonista del progetto di portare i Blues ai vertici del calcio inglese e mondiale nel giro di pochi anni. Gerrard, blindato anche dal nuovo tecnico Benitez, rifiuta l’offerta e resta nel Merseyside, lontano dai fasti e dalle vittorie che di lì a qualche anno avrebbe potuto vivere nella capitale. 

La stagione 2004-2005 è la più importante della sua carriera. Iniziata con qualche infortunio di troppo, Gerrard torna nel momento cruciale per aiutare il suo Liverpool in un percorso di Champions complicatissimo: segna il gol qualificazione allo scadere negli ottavi contro l’Olympiacos, è decisivo nei quarti contro la strafavorita Juventus e in semifinale contro il sorprendente Chelsea di Mourinho.  Il Liverpool torna a giocarsi la finale della massima competizione europea vent’anni dopo la tragedia dell’Heysel

Arriva la finale di Istanbul contro il Milan: ai Reds tremano le gambe davanti ad una delle squadre più forti del mondo, un’autentica corazzata che nel primo tempo travolge 3-0 gli uomini di Benitez, con gol di Maldini e doppietta di Crespo. Non c’è partita, il secondo tempo sembra una semplice formalità.

Non sapremo mai cosa sia accaduto negli spogliatoi del Liverpool quella sera, ma nella ripresa accade l’impensabile: al 54′ è proprio Gerrard a suonare la carica con un gol di testa che sorprende Dida e riapre la gara. Smicer fa 2-3 e pochi minuti dopo è sempre Gerrard, indemoniato, a procurarsi il rigore trasformato da Xabi Alonso.

E’ 3-3: perfino una leggenda vivente del calcio come Maldini sembra sotto shock. Ai rigori le gambe tremano ai rossoneri che sbagliano tre volte dal dischetto: il Liverpool dopo 21 anni è di nuovo sul tetto d’Europa.

Gerrard viene eletto miglior giocatore del torneo e arriverà terzo nella classifica del Pallone d’Oro a fine anno. 

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“Come potrei pensare di lasciare Liverpool dopo una notte come questa?” promette in lacrime Gerrard nella notte di Istanbul e manterrà la parola davanti anche alle offerte faraoniche del Real Madrid, che farà di tutto per portarlo in Spagna anche nelle stagioni successive, in cui Gerrard si conferma come l’emblema del centrocampista moderno: corsa, tecnica, duttilità, gioca indifferentemente davanti alla difesa o dietro le punte, è capace di dettare l’ultimo passaggio ma anche di andare in rete da solo. Ha leadership, carattere, un tiro dalla distanza fuori dal comune, sa battere le punizioni, i rigori, è spesso decisivo anche di testa. Nel 2005-06 segnerà qualcosa come 23 gol e tra 2007-08 e 2008-09 ben 45. Praticamente la media gol di un attaccante di razza.

Ma nonostante numeri individuali straordinari, prestazioni leggendarie (tra cui è impossibile non citare la storica tripletta all’Everton in uno dei derby del Merseyside più belli di sempre), nonostante l’amore incondizionato di Anfield e l’arrivo a Liverpool di giocatori straordinari come Fernando Torres, la vittoria della Premier tarda ad arrivare.

La fedeltà di Gerrard non vacilla mai, nonostante le offerte per lui si moltiplichino ad ogni sessione di mercato. Nel 2011-2012 solleva il suo ultimo trofeo con i Reds, una Coppa di Lega che non compensa l’amarezza e il rimpianto di non essere ancora riuscito a portare il suo Liverpool là dove meriterebbe di essere, in cima ad una Premier che si sta trasformando, che è sempre più ricca e in cui i soldi di Chelsea e Manchester City stanno stravolgendo le gerarchie.

Nella stagione 2013-14, però, qualcosa sembra sia cambiato. Il Liverpool ha costruito con Brendan Rodgers una squadra incredibile, con una difesa solida, un centrocampo in cui Gerrard, nonostante i 33 anni suonati, sta giocando una delle migliori stagioni della sua carriera, un attacco che con Sterling, Sturridge e Suarez è devastante: gli ingredienti sembrano essere finalmente quelli giusti. I Reds sono in testa alla terzultima giornata di campionato, il trionfo è ad un passo. 

Poi arriva la maledetta partita con il Chelsea: al Liverpool serve una vittoria interna per mantenere il primato ma in una stagione in cui tutto sembra possibile e davanti allo straordinario pubblico di Anfield non sembra ci sia nulla da temere. Poi accade l’imprevisto: Gerrard sta per giocare un comodo pallone davanti alla difesa, uno dei milioni di palloni toccati in oltre quindici anni di carriera, improvvisamente scivola e Demba Ba ne approfitta volando verso la porta e segnando l’1-0. Anfield ammutolisce insieme a Gerrard, che sembra pietrificato. La magia lascia la squadra di Brendan Rodgers che subisce il 2-0 e poi verrà superato dal Manchester City, che vincerà la Premier. 

LIVERPOOL, ENGLAND - APRIL 27:  A dejected Steven Gerrard of Liverpool looks on as the Chelsea fans celebrate after Willian of Chelsea scored their second goal during the Barclays Premier League match between Liverpool and Chelsea at Anfield on April 27, 2014 in Liverpool, England.  (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)

La partita con il Chelsea sarà, sportivamente parlando, l’evento più drammatico della carriera di Steven Gerrard. Forse l’amarezza per quell’errore banale, assolutamente fuori contesto, non da lui, lo accompagnerà durante tutta la stagione successiva che sarà l’ultima a Liverpool.

Una stagione malinconica in cui il Liverpool, perso Suarez e persa la magia irripetibile dell’annata precedente, sembra solo aspettare l’addio del suo grande capitano che prima di lasciare Anfield regala un’ultima partita da sogno contro il Qpr: una partita senza pretese, la penultima davanti al suo pubblico, in cui Gerrard gioca tutto sommato male sbagliando anche un rigore e in cui il Qpr era ad un passo dal portarsi a casa un punto comodo. A due minuti dalla fine, però, su un calcio d’angolo apparentemente innocuo Gerrard spunta dal nulla e con un colpo di testa perentorio fa 2-1. L’esultanza rabbiosa nasconde la tristezza di chi sta salutando per l’ultima volta la Kop e Anfield. 

L’ultima partita sarà una festa meravigliosa e commovente: l’incredibile coreografia dedicatagli dalla Kop, l’ultimo saluto con la figlioletta in braccio alla storica targa This is Anfield” nel tunnel che conduce al campo di gioco, le lacrime di tutti i tifosi Reds, presenti allo stadio e non. Un saluto bellissimo, sentito ed emozionante per un giocatore che per la maglia del Liverpool ha dato tutto.

(THE SUN OUT, THE SUN ON SUNDAY OUT)  of Liverpool during the Barcalys Premier League match between Liverpool and Crystal Palace at Anfield on May 16, 2015 in Liverpool, England.

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Epilogo più romantico non poteva esserci. Tutto troppo perfetto per tornare sui propri passi e lasciarsi trasportare dalla nostalgia senza fare i conti con la realtà che dice che Gerrard è uno straordinario campione di 36 anni suonati reduce da due stagioni anonime in MLS che nel Liverpool di oggi farebbe enorme fatica

Tornare avrebbe voluto dire scrivere un capitolo sicuramente nostalgico e affascinante ma che rischiava di rovinare una storia d’amore già perfetta così com’è e che, come tutte le storie d’amore che si rispettino, è straordinaria anche perché reca in sé una componente di incompiutezza e di tragedia: la scivolata contro il Chelsea che è costata al Liverpool il titolo e a Gerrard il trofeo che ha inseguito tutta la carriera in quest’ottica non è una macchia nel curriculum ma è qualcosa che rende la storia tra il Liverpool e Gerrard ancora più romantica e irripetibile. Un po’ come l’errore, tragico e meraviglioso, di Baggio a Pasadena nel ’94. 

La storia d’amore con il Gerrard calciatore era giusto che finisse lì e non venisse annacquata da un capitolo probabilmente deludente e incolore, ma l’amore tra il Liverpool e il Gerrard uomo non finirà mai. 

 

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