Romario day, storia di mille e un gol: il Re brasiliano che ha conquistato il Mondo segnando “infinite” volte

Uno dei personaggi più discussi, ma allo stesso tempo più amati, del Mondo del calcio, è sicuramente Romario. Difficile da gestire, impossibile da “addomesticare”, imprendibile per gli avversari. Un lungo peregrinare in giro per il globo con un solo sogno nel cassetto: realizzare mille gol in carriera. Sogno raggiunto secondo lui e secondo tutti gli amanti del calcio, ma non per la Fifa. Infatti…
Nel giorno del suo 52esimo compleanno Stadiosport ripercorre le tappe della sua carriera mozzafiato, provando a fare chiarezza sulla diatriba sempre aperta tra lui e la Fifa. 

Il 29 gennaio del 1966 nasceva quello che sarebbe diventato uno dei calciatori più prolifici che il calcio abbia mai visto
Romário de Souza Faria sembra venuto al mondo con una missione ben precisa: “insegnare agli umani come si fa gol“.

All’età di 10 anni entra a fare parte dell’ Estrelinha di Vila de Penh, squadra fondata dal padre, che gli servirà come trampolino di lancio per farsi notare immediatamente da club ben più prestigiosi. 
A soli 13 anni, infatti, viene ingaggiato dalla squadra juniores dell’Olaria, club che all’epoca militava nella Serie A brasiliana, ma anche qui la sua permanenza è breve ed un solo anno più tardi si ritrova già nelle giovanili del Vasco da Gama, club che punta moltissimo sul suo talento e che gli concederà l’esordio nel 1985. 

romario

Seppur giovanissimo e di bassa statura, Romario si impone in mezzo ai grandi e con il Vasco riesce a vincere due campionati dello Stato di Rio e due volte il titolo da capocannoniere statale (1986 e 1987). 
La sua immensa vena realizzativa non passa inosservata in Europa ed il PSV Eindhoven di mister Guus Hiddink è il più lesto a mettere le mani sul ragazzo: ecco che, un Romario appena 22enne, fa le valigie e parte alla conquista del Vecchio Continente

Nei Paesi Bassi il ragazzo esplode e segna gol a raffica.
Sviluppa una personalità forte e sicura di se’, inizia a vincere da solo le partite ed a trarre il massimo profitto con il minimo sforzo. Romario non è mai stato uno di quei calciatori che hanno dedicato anima e corpo allo sport, non è mai stato uno di quei lavoratori infaticabili che hanno raggiunto la vetta col sacrificio. Romario è quanto più lontano ci sia dalla dedizione e dallo sforzo fisico.

Infatti, non si è mai vista un’azione in cui abbia aiutato la squadra in difesa, una corsa all’indietro per togliere la palla ad un’avversario oppure un movimento a palla lontana solo per creare spazio per i compagni. 
A dirla tutta, Romario non partecipava nemmeno alla costruzione del gioco e quando la palla era lontana dalla sua influenza si nascondeva o cercava uno posticino tranquillo all’ombra dove risposare con le mani sui fianchi.

Però, quando l’azione entrava nel vivo, ecco che l’innocua gazzella spaesata diventava un ghepardo affamato e impossibile da arginare. Non è mai esistito un calciatore più forte di lui dentro l’area di rigore, un genio quasi capace di segnare a comando. 

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Molte sono le testimonianze incredule dei suoi allenatori che, ad anni di distanza, hanno voluto raccontare qualche aneddoto sulla stupefacente personalità di Baixinho” (Piccoletto), soprannome che lo ha caratterizzato nel corso della sua carriera, così chiamato per la sua “imponente” statura di ben 167 centimetri. 
Guus Hiddink racconta che quando era preoccupato prima di una partita importante, Romario andava da lui per tranquillizzarlo, dicendo che avrebbe segnato ed avrebbe vinto la partita. E, a detta dell’allenatore olandese, otto volte su dieci andava proprio così. 

Nel 1993, dopo aver segnato 174 gol in 168 partite con la maglia del PSV e vinto 2 titoli da capocannoniere, 2 scudetti, 2 Coppe nazionali e 1 Supercoppa olandese, si trasferisce al Barcellona, dove ad attenderlo c’è un personaggio altrettanto autorio come Johan Cruijff, con il quale instaura un rapporto di amore-odio. Ogni allenatore sopportava poco volentieri la non propensione al lavoro e la presunzione di Romario, ma quasi sempre si era costretti ad ammettere di aver bisogno di lui, dei suoi gol e del suo essere decisivo. 

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Nel Mondiale del 1994 porta il Brasile a vincere la competizione negli Stati Uniti, nel 1993 aveva portato subito il Barca a vincere lo scudetto ed il titolo di miglior cannoniere, ma si era scontrato con il culto del lavoro del suo allenatore, con il quale scendeva però spesso a compromessi.
In una recente intervista, Cruijff racconta infatti che, prima di una partita importante, Romario gli avesse chiesto due giorni in più di riposo rispetto ai suoi compagni, in quanto in Brasile c’era una festa alla quale non voleva proprio mancare. Il tecnico gli rispose che avrebbe acconsentito solamente se avesse segnato due gol. 
Al minuto 20 Baixinho aveva già realizzato la sua doppietta ed era pronto ad essere sostituito: un aereo lo stava già aspettando, non poteva attendere il termine della partita o avrebbe fatto troppo tardi. Incredibile. 

Dal 1995 al 1999 si alterna tra Flamengo e Valencia, dove trova mister Claudio Ranieri. Con l’allenatore romano il feeling non scoppia per niente e, nonostante 14 gol in 20 partite, racimola la sua roba e scappa il più lontano possibile da dove gli venga chiesto di lavorare seriamente, di mettersi a disposizione della squadra e di sottostare alle regole dell’allenatore, perchè Baixinho è così, genio e sregolatezza, prendere o lasciare.

Nel 1997, anno in cui tra l’altro condusse il Brasile alla vittoria della Coppa America in Bolivia, Ronaldo ha confessato di aver avuto un’intensissima attività sessuale grazie a Romario, con il quale era stato più volte protagonista di fughe notturne dall’albergo per poi tornare all’alba dopo lunghe notti a luci rosse. 

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Dal 1997 al 2003 gioca nelle tre diverse squadre di Rio de Janeiro, Flamengo, Vasco da Gama e Fluminense, segnando come sempre moltissimi gol ed avvicinandosi al sogno della sua vita: raggiungere quota mille gol in carriera
A Romario Europa e Brasile iniziano a star stretti e decide di provare una nuova esperienza: il 2003 è l’anno in cui decide di andare in Qatar, dove gioca solamente 3 partite e non sigla neanche un gol, ma riesce comunque ad incassare 1,7 milioni di dollari di ingaggio. 

Dopo la fallimentare esperienza qatariota torna nel porto sicuro del campionato brasiliano e firma nuovamente per la Fluminense, ma l’emblema della sua seconda giovinezza è la stagione 2004-2005, quando con la maglia del Vasco da Gama stupisce tutti e, a 39 anni, vince campionato e titolo di capocannoniere. 
Romario non è mai sazio e non sente il tempo che avanza, la sua favola è senza tempo e i mille gol sono sempre più vicini. Nel 2006 si trasferisce a Miami e realizza 19 gol stagionali: il sogno è ormai diventato un’ossessione e nel’ottobre dello stesso anno accetta di “sdoppiarsi” e giocare contemporaneamente per una squadra di serie C brasiliana e per l’Adelaide United, giocando dunque il giovedì in Brasile e la domenica in Australia, incurante delle 12 ore di fuso orario. 

Il traguardo è ormai ad un passo, sente che il suo sogno è veramente a portata di mano e, proprio come Shahrazād racconta ogni sera una nuova fiaba al suo re per tenere in salvo la sua vita, Romario mette a segno ogni giorno un nuovo gol per tenere in salvo il suo sogno. Vuole siglare la rete numero mille davanti alla sua gente, dove tutto era iniziato. 
E’ il 2007 e, durante la partita Vasco da Gama-Reclife, Romario segna: tutto il Mondo trattiene il fiato, poi esulta, gioisce e si commuove.
Per Romario e per tutti gli amanti della sua magnifica favola è il gol numero 1.000, il premio per il suo lungo peregrinare, il coronamento della carriera di un longevo 41enne che ha ancora l’entusiasmo di un bambino, che vuole solo giocare a fare gol, incurante del tempo che passa e delle complicazioni tattiche che il calcio porta con se’. 

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Romario è così amato dai brasiliani perchè incarna in pieno lo spirito brasiliano, lo spirito del calcio inteso come gioia, divertimento e passione. A rovinare la festa, però, ci pensa la Fifa, che sottolinea come i gol di Romario siano “solamente” 929, in quanto sono da considerare esclusivamente le reti segnate in competizioni riconosciute dalla Fifa. 
E’ l’ennesimo duello tra Baixinho e le istituzioni, con l’asso brasiliano che definisce la Fifa come “un’organizzazione criminale diretta da topi“. 

Anticonformista per passione, Romario critica aspramente Pelè e Ronaldo perchè assoggettati al potere e servi del sistema e della pubblicità, se gli si chiede chi è più forte tra Cr7 e Messi risponde che lui era superiore ad entrambi e, come racconta Leonardo, alla domanda “Come stai?” Baixinho rispondeva “Ricco”. 

Romario è così, impossibile da decifrare, impulsivo, idealista e testardo.
Dopo il ritiro dal mondo del calcio ha intrapreso la carriera politica ed è stato eletto due volte consecutive come deputato al Parlamento con il partito socialista brasiliano, continuando le sue personali lotte contro il potere ed impegnandosi attivamente nella risoluzione delle ingiustizie, schierandosi insieme ai protestanti che criticavano ardentemente la scandalosa organizzazione del Mondiale 2014 in Brasile, che non ha fatto altro che privatizzare i profitti e, al contrario, socializzare le perdite. 

Ancora oggi si dibatte sul reale numero di gol realizzati dal campione brasiliano, ma per chi ama il calcio non c’è alcun dubbio: Baixinho ha coronato il suo sogno e, sorretto dall’entusiasmo di milioni e milioni di tifosi, ha siglato mille ed un gol, come nella migliore delle favole a lieto fine, come quelle in cui il protagonista lotta e persiste, raggiunge e conquista la gloria eterna che nessuno mai potrà togliergli, perchè, così come gli arabi utilizzano il termine “mille” per intendere qualcosa di “innumerevole” e “infinito“, allo stesso modo a noi piace quantificare i gol di Romario: sono semplicemente mille (infiniti) ed uno ancora. 

 

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