Paolo Rossi Day: Bomber si nasce

Oggi è il compleanno di Paolo Rossi: riviviamo insieme la sua carriera 

Paolo Rossi (Fonte: storiedicalcio.altervista.org)

Paolo Rossi (Fonte: storiedicalcio.altervista.org)

Era il 23 settembre 1959, una giornata non proprio come le altre. A Prato nasceva un piccolo bambino, ma già aveva le stimmate del bomber. Perché bomber si nasce, non si diventa, è un qualcosa che si ha nel proprio dna. Quel bambino era Paolo Rossi, che poi sarebbe diventato leggenda. 

Eppure, ben pochi avrebbero scommesso su quel bambino, che divenne un giocatore abbastanza scoordinato, senza una qualità eccelsa, né tanto meno spirito di sacrificio nei confronti dei propri compagni. Ma aveva quel qualcosa in più, difficile da spiegare: la fame, il killer instict di chi vuole arrivare ad un grande obiettivo, anche contro tutto e tutti. 

Ne sa qualcosa Pablito, come sarà chiamato da tutti dopo quel famoso 11 luglio 1982, quando al Santiago Bernabeu di Madrid fu assolutamente decisivo per la vittoria del terzo Mondiale per l’Italia, entrando nella storia del calcio mondiale e diventando una leggenda. E’ quella l’immagine indelebile della carriera di Rossi, Pallone d’Oro e Scarpa d’Oro di quella competizione, con conseguenza logica il Pallone d’Oro di France Football di quell’anno. 

Ma la carriera di Rossi fu tutta in salita. Infatti, la chiamata all’età di 16 anni da parte della Juventus arrivò troppo presto. Non era ancora pronto Paolo a diventare Pablito, ma fu anche sfortunato a causa di una serie di infortuni. Solo con il passaggio a Vicenza riuscì finalmente ad esplodere e a mettere in mostra tutto il proprio valore. Merito di Giovan Battista Fabbri, il tecnico dei veneti, che divenne, senza troppe remore, un secondo padre per l’attaccante pratese. 

Con la maglia biancorossa conquistò subito la promozione, poi un anno importante in Serie A e una retrocessione. In totale Rossi collezionò ben 66 gol in 107 partite con il Vicenza, che fu costretto a cederlo nell’estate del 1979 al Perugia, che lo acquistò con la formula del prestito biennale e, per garantire l’esborso economico, fu la prima squadra a trovare un accordo per la sponsorizzazione della propria maglia, un tabù fino ad allora. L’attaccante riuscì a ripetersi con 14 gol in 33 partite ufficiali, ma fu anche protagonista di un vero e proprio scandalo.

Oggigiorno, ormai, tutti gli anni escono alla luce del sole notizie su scandali legati al calcioscommesse, ma il primo vero incubo estivo fu proprio in quel 1980. Secondo la CAF, Rossi aveva truccato il risultato della partita tra Avellino e Perugia con una doppietta. Fu squalificato per due anni, perdendo così anche la possibilità di partecipare con la nazionale all’imminente Europei del 1980, che si disputò proprio in Italia.

Una vera e propria onta nella carriera e nella storia di Pablito, che riuscì a cancellarla tornando a vestire la maglia della Juventus, che riuscì a battere la concorrenza dell’Inter, nonostante i due anni di squalifica, che si conclusero nel mese di aprile del 1982. Fu un rientro trionfante quello di Rossi. Non solo gol nelle ultime tre partite di campionato, ma conquista della seconda stella bianconera e convocazione da parte di Enzo Bearzot per i Mondiali in Spagna. 

Il resto è storia, una storia però bella da raccontare, perché un uomo, non solo un calciatore, non sempre riesce a trovare le forze per rialzarsi dal baratro. Una grande forza di volontà quella di Pablito, che divenne finalmente uomo con la maglia della nazionale italiana, con la quale ebbe un rapporto d’amore da 20 gol in 48 partite. 

Da lì un continuo migliorarsi della propria carriera. Dopo cinque anni, 44 gol e 138 partite con la Juventus il passaggio al Milan di Niels Liedholm, dove riapparvero i fantasmi degli infortuni, visto che saltò le prime dieci giornate della prima stagione. Una sala annata con i rossoneri da 3 reti in 26 partite ufficiali, ma una doppietta da record nel derby con l’Inter. Nell’estate del 1986 rifiutò il Napoli per andare al Verona, dove chiuse la carriera realizzando 7 gol in 27 partite. 

Oggi molti lo conoscono come commentatore delle partite di Champions League, prima con Sky Sport, poi con Premium Sport. Ma Rossi è stato il prototipo del bomber, quello difficile da marcare, quello dai gol sporchi, quello bravo a giocare sulla linea del fuorigioco. Cinico, freddo e lesto sotto porta, è grazie a Pablito che si parla di fiuto del gol. 

Una carriera da 154 gol fatti in 388 presenze ufficiali tra tutte le competizioni. Una vita dedicata al calcio, giocato e non, per il terzo Pallone d’Oro italiano, capace di vincere tutto nella propria carriera: due Scudetti, una Coppa Italia, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Uefa, oltre ovviamente al Mondiale. Inoltre, nel suo palmares si possono registrare diversi titoli da capocannoniere, una Onze d’Or, un Miglior Giocatore dell’Anno, inserito nella lista Fifa 100 e nelle Leggende del Calcio nel Golden Foot del 2007. 

Le parole di Giorgio Tosatti su di lui sono una poesia della verità: “La grazia di un ballerino e la spietata freddezza di un torero”. 

Un mix incantevole Rossi, il primo vero bomber della storia del calcio italiano, insieme a Gigi Riva. Ma questa è un’altra storia, perché bomber si nasce, non si diventa. 

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