Anche la notte di Playoff NBA appena trascorsa ha lasciato in eredità tanto da raccontare. Dai Golden State Warriors che, nonostante uno scenario molto difficile (come andremo a vedere poco più avanti), infliggono agli Houston Rockets il punto del 3-2, ai Milwaukee Bucks, che sfruttano il primo match-point e mandano a casa con un 4-1 dei deludenti Boston Celtics. Ma diamo la precedenza a quanto accaduto alla Oracle Arena, dove si giungeva dopo le due vittorie di fila dei texani al Toyota Center.
Dopo i balbettii delle ultime uscite, gli Warriors giocano un primo tempo ‘da Warriors’, infliggendo un paio di accelerate davvero stordenti agli avversari. La prima sgasata parte a metà primo quarto (14-14 in quel momento), e produce un break di 3-17, con Klay Thompson protagonista principale; al 12′, così, i padroni di casa conducono di 14 lunghezze (17-31). I Rockets non ci stanno, e reagiscono una prima volta, riportandosi a -3 con un layup di Harden (37-40 a 5’56” dalla pausa lunga). Una tripla di Durant, però, da il via alla seconda grandinata; un terrificante 0-17 che ha come conseguenza il +20 con 2’56” da giocare nel secondo quarto (37-57). Nel momento migliore, però, l’attacco dei californiani si blocca (0/8), permettendo a Houston di rosicchiare qualcosa e, in definitiva, di restare in partita (43-57 al 24′).
Il terzo quarto per gli uomini di coach Kerr si trasforma in un incubo. La squadra, grazie anche ad una difesa più attenta da parte dei Rockets, fatica molto a concludere (7/18 al tiro nel periodo); gli errori si sprecano, così come i palloni persi, anche banalissimi (6 solo nel terzo quarto). In particolare, però, a 2’05” dall’ultima pausa arriva l’infortunio di Kevin Durant: subito dopo aver realizzato un canestro, KD (22+5 rimbalzi fino a quel momento) avverte un fastidio alla parte bassa della gamba destra, lasciando subito il parquet, direzione spogliatoi; il timore iniziale è il tendine d’Achille, salvo virare poi per un problema al polpaccio destro, che verrà meglio esaminato nelle prossime ore. Sulla Oracle Arena cala un’atmosfera surreale, anche perché i Rockets coronano la rimonta con il canestro del sorpasso di Harden (69-68 ad 1’15” dalla sirena), e Curry sta vivendo fino a quel momento un’altra serata difficilissima (4/14 al tiro e appena 1/8 da tre al momento dell’infortunio del #35). Il terzo quarto si chiude sul 72-72, e l’inerzia sembra tutta a favore della squadra di coach D’Antoni.
In avvio di quarto periodo, Shumpert risponde alla tripla di Jerebko, per il +2 Rockets (77-75 a 9’27” dalla fine); sale in cattedra Curry che, nel momento del bisogno, prende la squadra per mano, infilando 7 punti consecutivi (79-82 e 8’02” sul cronometro). I Warriors raccolgono risorse con gli effettivi in campo, in particolare con il trio Thompson-Green-Iguodala in difesa. Ma Houston resta lì e la partita è punto a punto, grazie anche a due bombe di Gordon (88-89 a 4’49” dalla conclusione). Arriva anche il protagonista inatteso, ovvero Kevon Looney, che regala ai suoi giocate importanti su ambo i lati del parquet; il #5 apre un break che risulterà decisivo, ovvero un 1-8 condito dalle triple di Green e Thompson, che incendiano l’Oracle Arena (89-97 e 2’34” sul cronometro).
Houston prova a tornare sotto, e riceve anche l’involontario aiuto di Draymond Green che, dopo una bella stoppata di Looney, commette il 6° fallo e deve uscire. Mancano 1’14” e siamo sul 93-99 Warriors. I padroni di casa riescono a serrare ulteriormente le fila, puntando sui viaggi in lunetta per mantenere il vantaggio. A 18.6″ dalla fine, però, Harden firma il -3 (99-102); i Rockets rendono complicatissima la rimessa agli Warriors, che però riescono ad uscire col possesso da una tonnara al limite dell’area avversaria, e Looney (guardacaso) serve a Thompson il pallone del 99-104 (4″ sul cronometro) che chiude la partita. Proprio il #11 è il top-scorer per Golden State (27), con Curry che chiude subito dietro (25+6 rimbalzi e 5 assist). Nei Rockets, che sprecano una grossa occasione, non bastano Harden (31+8 assist e 4 rubate) e Gordon (19).
Passiamo al Fiserv Forum di Milwaukee dove, come detto in apertura, i Bucks hanno chiuso la pratica Boston Celtics, qualificandosi alla loro prima Finale di Conference dal 2000/01 (vinsero allora i Sixers 4-3). Anche stavolta non c’è stata molta partita tra le due squadre. I padroni di casa si portano subito sul +11 (7-18 e 5’11” sul cronometro), subendo quindi il ritorno dei Celtics che, dopo essere andati anche avanti (19-18), chiudono i primi 12′ sotto di 3 (19-22). Ad inizio secondo quarto i ragazzi di coach Stevens non segnano mai, finendo sotto di 12 (19-31 ad 8’10” da fine periodo); i Bucks, dopo aver visto in un paio di occasioni gli avversari tornare fino al -6, vanno negli spogliatoi all’intervallo sul +13 (39-52).
Il canovaccio della partita non muta nel secondo tempo, con i ragazzi di coach Budenholzer a menare le danze e con gli avversari nell’affannoso (quanto vano) tentativo di inseguire. Così, dopo un +15 in avvio (41-56 dopo 55″ di gioco), il gap si allarga a fine terzo quarto fino al +18 (62-80); la partita ormai può considerarsi finita, tanto che Milwaukee arriva a toccare nel quarto conclusivo un massimo vantaggio di +26, per poi chiudere la pratica sul 91-116. Altra bella prova di squadra per i Bucks, che mandano sette giocatori in doppia cifra, con Antetokounmpo (20+8 rimbalzi ed 8 assist), Middleton (19+8 rimbalzi e 5 assist) e Bledsoe (18+6 rimbalzi) a spiccare. Nei Celtics, il top-scorer è stato un comunque deludente Irving (15 e 6/21 al tiro, 1/7 da tre), che potrebbe aver giocato l’ultima partita con la franchigia del Massachussets.
Di seguito, il resoconto della notte:
WESTERN CONFERENCE SEMIFINALS
HOUSTON ROCKETS @ GOLDEN STATE WARRIORS 99-104 (2-3)
EASTERN CONFERENCE SEMIFINALS
BOSTON CELTICS @ MILWAUKEE BUCKS 91-116 (1-4)**
*Tra parentesi, la situazione delle varie serie.
**Milwaukee si aggiudica la serie.
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