Allo Smoothie King Center di New Orleans, i Golden State Warriors erano attesi ad una reazione di livello dopo la brutta sconfitta di Gara-3; e la risposta, purtroppo per i Pelicans, è arrivata chiara e forte. I ragazzi di coach Kerr si presentano molto più carichi e convinti sin dalla palla a due, volando sul 20-6 con una bomba di Green (5’54” alla prima pausa). New Orleans fatica tanto a trovare ritmo e contromisure, permettendo agli ospiti di chiudere il primo parziale sul 37-22. Nel secondo quarto, però, i padroni di casa trovano una reazione, anche grazie ad un rilassamento degli Warriors. Il palazzetto entra in partita, Davis torna ad essere un grosso problema per la difesa ospite e arriva il -4 dopo un tecnico fischiato a Green (55-51 con 1’10” da giocare). Al 24′, Golden State conduce 61-54, ma i Pelicans sembrano finalmente in partita.
Appunto, è un’impressione. I californiani cominciano il secondo tempo nuovamente con grande aggressività in difesa e precisione chirurgica in attacco. I Pelicans, invece, rimangono praticamente negli spogliatoi. Un 10-2 vale subito il +15 (71-56 a 9’56” dall’ultima pausa); il gap sale fino al +23 (89-66 con 2’27” sul cronometro), per poi assestarsi sul 94-73 al 36′. La partita, praticamente, finisce qui, e il quarto periodo diventa un lungo garbage time, fino al 118-92 con cui si conclude il match. Negli Warriors, spicca Kevin Durant (38+9 rimbalzi), supportato da uno Steph Curry in ripresa (23 e 8/17 dal campo). Nei Pelicans, non bastano Anthony Davis (26+12 rimbalzi), E’Tauwn Moore (20) e Jrue Holiday (19+7 rimbalzi).
Nella stessa situazione degli Warriors ci sono anche gli Houston Rockets che, dopo aver espugnato di forza la Vivint Smart Home Arena di Salt Lake City in Gara-3, si ripetono battendo 100-87 gli Utah Jazz e portandosi sul 3-1. A cominciare meglio sono gli ospiti, avanti 11-3 a 6’26” dalla prima pausa; i Jazz rispondono e, con un canestro di Exum, si portano sul -2 con 2’34” sul cronometro (21-19), prima di un nuovo tentativo d’allungo di texani. Al 12′, Houston conduce 30-23. Il parziale della squadra di coach D’Antoni prosegue anche nei primi istanti di secondo periodo, per un break complessivo di 17-4 (38-23 dopo 1’37” di gioco). Utah prova a non ripetere quanto accaduto due giorni fa, e con un gioco da tre punti di Mitchell risale fino al -5 (51-46 ad 1’37” dalla sirena), per poi tornare negli spogliatoi sul -10 (58-48).
Al rientro in campo, le due squadre si ritrovano con le polveri un pò bagnate (21-17 il parziale del terzo periodo). Ciononostante, Houston prima si riporta sul +15 (65-50 a 9’21” dall’ultimo intervallo), poi arriva fino ad un massimo vantaggio di +19 con un jumper dalla media distanza di Paul (76-57 con 3′ da giocare). Al 36′, il divario che separa le due squadre è di 14 lunghezze (79-65). I Jazz danno tutto per rientrare in partita e, con due liberi di Mitchell, a 5’58” dal termine sono nuovamente sul -5 (85-80). Il pubblico di casa prova a sospingere i propri beniamini, ma Houston non si disunisce e risponde con un parziale di 10-2, concluso da un gioco da tre punti di Harden (95-82 con 1’51” sul cronometro). E’ il colpo del ko, e gli ospiti la portano a casa per 100-87. Chris Paul (27+12 rimbalzi e 6 assist) e James Harden (24 e 8/22 dal campo) hanno trascinato i Rockets, coadiuvati anche dal sempre decisivo Clint Capela (12+15 rimbalzi e 6 stoppate). Ai Jazz, invece, non è bastato il solito Donovan Mitchell (25+9 rimbalzi e 4 rubate, con 8/24 al tiro).
Di seguito, il riepilogo della notte:
WESTERN CONFERENCE SEMI-FINALS
GOLDEN STATE WARRIORS @ NEW ORLEANS PELICANS 118-92 (3-1)
HOUSTON ROCKETS @ UTAH JAZZ 100-87 (3-1)
*Tra parentesi, la situazione delle varie serie.
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