Bernardeschi, Romagnoli, Khedira, Manolas, Pjanic, Vrsaljko. Questi sono soltanto alcuni dei calciatori illustri che si sono infortunati con la nazionale. Alcuni sostengono che sia una semplice coincidenza, altri invece (più complottisti) affermano che esiste una stretta correlazione fra gli infortuni e la nazionale e che le cause siano da ricercare nella diversa tipologia di allenamento.
Negli ultimi anni infatti sono aumentati e non di poco i casi di infortuni durante la sosta per le nazionali e i club, attraverso comunicati stampa infuocati o interviste al vetriolo, non hanno mai nascosto il malessere di inviare un giocatore sano in nazionale e di vederlo ritornare infortunato.
Gasperini qualche giorno fa si era scagliato contro questi 15 giorni di sosta ogni mese che non aiutano la squadra a crescere e che soprattutto privano gli allenatori dei propri campioni in virtù di competizioni (ad esempio la Nations League) che sono tutto fuorché manifestazioni di livello.
Tutti scontenti insomma. I calciatori che si infortunano, gli allenatori delle nazionali che non possono utilizzarli e gli allenatori di club che sono costretti a cercare alternative per rimpiazzarli. Ne consegue che la Fifa forse dovrebbe prendere in considerazione una ridistribuzione della partite delle nazionali che permetta alle nazionali e ai club di avere i calciatori sempre in forma.
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