Motomondiale GP Americhe 2017: l’analisi della gara di Austin

Anche il Gran Premio delle Americhe, terza prova del Motomondiale 2017, è passato agli archivi. Tra sorprese, conferme e delusioni, il quadro della situazione, particolarmente in MotoGP, comincia a delinearsi. Come preventivabile, Marquez si risolleva dallo stop argentino imponendosi per l’ennesima volta come ‘Re di Austin’. Dall’altra parte, invece, abbiamo un Vinales che incappa nel primo errore di un avvio di Mondiale fino a ieri perfetto. In mezzo, come terzo incomodo, abbiamo un Valentino Rossi che, forte della costanza dei suoi piazzamenti, si issa in vetta alla classifica. Nelle altre categorie, tris di Morbidelli in Moto2, mentre in Moto3 sono tornati a ruggire i nostri, con Fenati vincitore e Di Giannantonio 3°.

La partenza del GP delle Americhe 2017, classe MotoGP (foto da: motogp.com)

MARQUEZ , AUSTIN E’ CASA SUA

La caduta rimediata nelle prime fasi a Termas de Rio Hondo, mentre guidava la gara, aveva instillato pensieri foschi nella mente di Marc Marquez. Uno ‘zero’ davvero pesante che, unito allo scialbo 4° posto di Losail, rendeva già difficile la situazione in classifica. Lo sbarco ad Austin, pista prediletta dal Cabroncito, non poteva quindi capitare in un momento più adatto. Veloce sin dai primi turni, Marquez ha ottenuto di forza la pole, per poi confermarsi anche in gara, pur se ha trovato nel team-mate Pedrosa un elemento di disturbo, soprattutto nella prima metà di gp, per certi versi inatteso. Una volta preso il comando, il pilota della Honda ha spinto al massimo, creando un gap di sicurezza e veleggiando tranquillo verso il 5° successo consecutivo sul circuito texano. Una vittoria fondamentale non solo per il morale, ma soprattutto per la classifica, vista la caduta del rivale al momento più pericoloso, Maverick Vinales.

Tutta la gioia di Marc Marquez, dopo la vittoria di ieri ad Austin (foto da: motogp.com)

VALENTINO IN VERSIONE ‘FORMICHINA’. VINALES PRIMO STOP

La grossa sorpresa di questo avvio di campionato, soprattutto guardando a com’erano andati i test invernali e le prove sia a Losail che a Termas de Rio Hondo, è la leadership nel Mondiale di Valentino Rossi. Il Dottore, dando nuovamente sfoggio di grande esperienza nella gestione della gara, ha massimizzato ancora una volta il risultato, ottenendo un 2° posto (224.esimo podio in carriera) che lo proietta per l’appunto in vetta al Mondiale con 56 punti, +6 su Vinales e +18 su Marquez. Autore di uno spunto positivo, Rossi ha dovuto fronteggiare nei primi giri l’assalto di Zarco, rimediando una discutibile penalizzazione di 3 decimi sul tempo finale di gara, per essersi avvantaggiato tagliando la pista nella zona dello ‘Snake‘, in seguito ad una carenata con il rookie francese. Fortunatamente tutto ciò non ha avuto conseguenze sul risultato di gara del pilota Yamaha che, una volta staccato lo stesso Zarco, è andato all’assalto di Pedrosa, superato con un deciso attacco in curva 19 in chiusura di terzultimo giro. Tornando al discorso iridato, è oggettivo sottolineare come Vinales in particolare, ma anche Marquez, finora abbiano dimostrato di averne di più di Rossi e che l’esperienza e i piazzamenti, alla lunga, potrebbero non bastare. A 38 anni suonati è improbabile che il Dottore riesca in quel salto di qualità che lo porterebbe alla pari con i due giovani rivali. Attenzione, però: improbabile non vuol dire impossibile e se c’è un pilota che ci ha abituato a sorprendere (e smentire) tutti, questo è proprio Valentino.

Foto di gruppo con il team per Valentino Rossi, nuovo leader del Mondiale (foto da: motogp.com)

Chi invece lascia il Texas a bocca asciutta è chiaramente Maverick Vinales. Reduce da un altro fine settimana sulla cresta dell’onda, unico capace di tenere il passo infernale di Marquez sul circuito di Austin, Vinales approcciava alla gara consapevole di avere ottime chance di vittoria. E invece, in seguito ad un’altra partenza un pò problematica, il pilota Yamaha si è trovato di nuovo a dover inseguire nei primi metri. Se nelle prime due gare Maverick c’era riuscito (e alla grande), stavolta la voglia di rimontare il prima possibile l’ha tradito, con la più classica delle cadute in uscita di curva 18, dopo appena 2 giri. C’è da dire che, per quanto visto finora, Vinales resta il favorito #1 nella lotta al titolo. Quanto accaduto ieri, però, potrebbe incrinare, almeno in parte, le granitiche certezze avute finora dal 22enne di Figueres. A Jerez, comunque, avremo tutte le risposte del caso.

La caduta di Maverick Vinales, durante il secondo giro del GP di ieri (foto da: motorbikemag.es)

PEDROSA RIALZA LA TESTA. BENE CRUTCHLOW E ZARCO

Un altro promosso della gara texana è certamente Dani Pedrosa, apparso rivitalizzato dopo un avvio che gli aveva riservato più ombre (5° e staccato in Qatar, caduta in Argentina) che luci. Già in prova si era intuito che il catalano era in forma; la domenica, grazie ad uno scatto invidiabile al via, Dani è riuscito a portarsi in testa e finchè le gomme hanno tenuto, è riuscito a comandare con autorevolezza la situazione. Una volta passato da Marquez, Pedrosa ha provato un paio di volte a reagire; ma il grip in calo lo ha portato a desistere, per poi subire il sorpasso anche da Rossi. Un risultato, comunque, che fa morale e che potrebbe restituirci anche in seguito un Pedrosa più presente e, soprattutto, continuo.

Dani Pedrosa, braccato da Valentino Rossi. Il catalano ad Austin ha ottenuto un buon 3° posto (foto da: motogp.com)

Bella gara anche per il duo formato da Cal Crutchlow e da Johann Zarco, protagonisti di un lungo duello per la 4° posizione, risoltosi a favore del britannico con un sorpasso in curva 12 nel penultimo giro. Il pilota del team LCR, dopo un avvio a singhiozzo, risale prontamente di posizione nei primi giri, per poi mettersi a caccia del francese. Zarco, a sua volta, si conferma come il migliore dei rookie e come la sensazione (Vinales a parte) di questa prima parte di stagione, dimostrando una volta di più la bontà dei suoi due titoli in Moto2, attaccando anche senza timori reverenziali Valentino Rossi (anche se con una manovra un pelo azzardata).

DUCATI, CHE DELUSIONE!

Gli sconfitti di Austin, senza mezzi termini. Su una pista in passato favorevole, le Ducati non sono mai state della partita, chiudendo lontane dalle zone nobili. Dovizioso (6°) ha provato a mettere una pezza, ma non aveva ritmo, chiudendo a 14 secondi da Marquez, decisamente troppi. Peggio ancora Lorenzo, che non riesce a dare continuità alla buonissima qualifica e ad un’ottima partenza, sprofondando ai margini della top-10 (9°), dietro a Petrucci (buon 8°) ma più vicino che nelle prime due gare al compagno di box. Date le premesse (e la gara d’apertura in Qatar), la situazione non può per nulla soddisfare Dall’Igna e il suo staff. Urge un cambio di marcia radicale, poichè così non solo è impensabile poter lottare per il titolo (intenzione nemmeno troppo velata nelle dichiarazioni pre-campionato), ma anche per vittorie di ‘tappa’.

Le due Ducati ufficiali di Andrea Dovizioso e Jorge Lorenzo, alla fine rispettivamente 6°e 9° (foto da: motogp.com)

GLI ALTRI: IANNONE IN LEGGERA RIPRESA. GARA NO PER L’APRILIA. MALE LA KTM

Allargando lo sguardo al resto della griglia, abbiamo la gara di Andrea Iannone il quale, dopo un avvio stentato, risale la china fino al 7° posto finale. Una Suzuki che ha ancora tanto da lavorare per tornare ai livelli dello scorso anno. Domenica da dimenticare anche per le Aprilia, con Aleix Espargaro e Sam Lowes entrambi protagonisti di cadute. In zona punti, bene Jack Miller (10°), davanti a Folger, Redding, Rabat, Barbera e Bautista. Annaspa ancora la KTM: Smith chiude 16° a quasi un minuto e mezzo; Pol Espargaro, invece, deve alzare bandiera bianca con il motore in fumo.

MOTO2: MORBIDELLI INARRESTABILE, LA TRIPLETTA E’ SERVITA

La ‘Middle Class’ è sempre più nel segno di Franco Morbidelli. Il pilota del team Estrella Galicia 0,0 Marc VDS ha dominato la scena anche in Texas, centrando il terzo successo in altrettante gare, candidandosi con forza al ruolo di lepre in classifica. Gli fanno compagnia sul podio il sempre costante Thomas Luthi, staccato di 19 punti in classifica (75 a 56), e il nipponico Takaaki Nakagami, al secondo podio in tre gare. Il portoghese Miguel Oliveira, 3° in classifica, chiude 6° ad Austin, preceduto anche da Alex Marquez e dall’altro elvetico Dominique Aegerter. Per quel che riguarda gli altri italiani, a punti Simone Corsi (7°) e Luca Marini (10°); fuori dai primi 15 Francesco Bagnaia (16°), Andrea Locatelli (20°), Mattia Pasini (22° e scivolato mentre era 4°) e Axel Bassani (24°). Out nel corso del primo giro Lorenzo Baldassarri e Stefano Manzi.

Ancora un successo, il terzo consecutivo, per Franco Morbidelli in Moto2 (foto da: chicanemotores.wordpress.com)

MOTO3: IL RISCATTO DEGLI AZZURRINI, CON FENATI VINCITORE E DI GIANNANTONIO SUL PODIO

Finalmente anche la ‘Entry Class’ torna a parlare italiano. Dopo le deludenti prestazioni delle prime due uscite, i nostri centauri si sono fatti valere, riportando il Tricolore sul gradino più alto del podio. Merito di Romano Fenati che, in una gara caratterizzata dalla bandiera rossa sventolata per la caduta del giapponese Toba (giro 2), ha sfruttato la caduta di Aron Canet (giro 3), fino a quel momento dominatore del weekend, ed è andato a vincere. Alle sue spalle, lo spagnolo Jorge Martin (2°) si conferma habituè del podio, beffando in volata Fabio Di Giannantonio (3°) e un ritrovato Enea Bastianini (4°). Completa la top-5 Nicolò Bulega, il quale precede Juanfran Guevara, John McPhee e il vincitore delle prime due gare, Joan Mir (8°). A punti anche Andrea Migno (12°) e Niccolò Antonelli (14°); fuori dalla zona punti, invece, Marco Bezzecchi (17°), Tony Arbolino (20°), Manuel Pagliani (25°) e Lorenzo Dalla Porta (26°). In classifica, guida sempre Mir (58), davanti a Martin (52) e McPhee (49); Fenati, 4° con 45 punti, è il primo dei nostri.

Romani Fenati, splendido vincitore della gara di ieri ad Austin, classe Moto3 (foto da: bikerspirit.net)

Il prossimo appuntamento con il Motomondiale è fra due settimane (5-7 Maggio) in Andalusia, per il Gran Premio di Spagna a Jerez de la Frontera.

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