Il Motomondiale 2017 è un affare tutto italo-spagnolo

In questi giorni di riposo estivo per il Motomondiale, a 16 giorni dal semaforo verde della prima sessione di prove libere del Gran Premio di Repubblica Ceca a Brno, possiamo guardare indietro a cosa è successo in questa prima metà di stagione. In questa nostra analisi, però, vogliamo centrare l’attenzione su un aspetto un pò particolare, diverso dai soliti discorsi riguardanti i piloti, le moto, il loro sviluppo e le prospettive nel prossimo futuro.

Perchè c’è un dato che, in questi primi nove appuntamenti del Motomondiale 2017, è emerso con assoluta prepotenza, in parallelo con i domini dei vari Mir e Morbidelli tra Moto3 e Moto2, e con la grande incertezza che vive la MotoGP, con la bellezza di cinque piloti racchiusi in appena 26 punti nelle prime posizioni di classifica. Parliamo del duopolio instaurato da Italia e Spagna, con i rispettivi piloti a dominare quasi senza possibilità di replica in ognuna delle tre classi. D’altronde, su 27 vittorie disponibili, 15 sono andate ad un pilota iberico e le restanti 12 ad un pilota nostrano. Come altro chiamereste voi una situazione simile? Parliamo di un inedito da quando, a partire dal 1997, vennero esclusi dal Motomondiale i sidecar.

Marc Marquez festeggia impennando la vittoria nell’ultima gara del Sachsenring. Un Mondiale, quello 2017, caratterizzato dall’assoluto dominio di spagnoli ed italiani (foto da: motogp.com)

La Spagna comanda in particolare in Moto3, grazie alle 5 vittorie di Joan Mir (Qatar, Argentina, Francia, Catalunya e Germania) e alle 2 di Aron Canet (Spagna e Olanda), alle quali noi replichiamo con un successo a testa per Romano Fenati (Americhe) e per Andrea Migno (Italia). Discorso quasi identico anche in MotoGP, dove il bilancio vede 6 vittorie spagnole, suddivise in 3 per Maverick Vinales (Qatar, Argentina e Francia), 2 per Marc Marquez (Americhe e Germania) ed una per Dani Pedrosa (Spagna), contro le 3 italiane, ovvero 2 per Andrea Dovizioso (Italia e Catalunya) e una per Valentino Rossi (Olanda).

Situazione al contrario nettamente a favore dell’Italia in Moto2, grazie alle 6 vittorie di un super Franco Morbidelli (Qatar, Argentina, Americhe, Francia, Olanda e Germania) e al successo singolo di Mattia Pasini (Italia), da opporre ai 2 successi di Alex Marquez (Spagna e Catalunya). Questo quadro generale, ovviamente, si riverbera anche nei vari campionati per quel che riguarda i duelli iridati. Come detto in precedenza, in MotoGP abbiamo ben 5 piloti in 26 punti, con Marquez (129) che precede Vinales (124), Dovizioso (123), Rossi (119) e Pedrosa (103). Il primo ‘intruso’ è il francese Zarco, 6° con 84 punti.

Con ben 6 vittorie in 9 appuntamenti, Franco Morbidelli è finora il pilota più vincente di questo 2017 (foto da: motogp.com)

In Moto3, addirittura, abbiamo cinque piloti spagnoli e quattro italiani nei primi 10 della graduatoria. Limitandoci alla top-5, Mir (165) comanda davanti a Fenati (128), Canet (110), Martin (89) e Di Giannantonio (85); l’unico straniero occupa ancora la 6° posizione, ovvero il britannico John McPhee (83). Più variegata la situazione in Moto2 dove, alle spalle del nostro Morbidelli (174), troviamo lo svizzero Thomas Luthi (140) e il portoghese Miguel Oliveira (117), che precedono l’unico spagnolo in top-10, ovvero Alex Marquez (113), e Francesco Bagnaia (78). Nei primi otto della Middle Class, inoltre, troviamo altri due italiani, cioè Pasini (6° con 73, e una squalifica in Catalunya) e Simone Corsi (8° con 53).

Allargando lo sguardo ai podi, il bilancio vede Spagna e Italia dividersi ben il 75% degli 81 podi in totale nelle tre categorie, con gli iberici avanti 33 a 28. La prima inseguitrice è la Svizzera, grazie ai 7 podi di Luthi in Moto2; a seguire abbiamo a quota 4 la Gran Bretagna (3 di McPhee in Moto3 e uno di Crutchlow in MotoGP) e il Portogallo (4 per Oliveira in Moto3), il Giappone a quota 3 (tutti di Nakagami in Moto2) e con un singolo podio Francia e Germania (rispettivamente con Zarco e Folger, in MotoGP).

Valentino Rossi e Danilo Petrucci in lotta per la vittoria ad Assen, gara che ha segnato il ritorno al successo del Dottore dopo oltre un anno (foto da: motogp.com)

In attesa di capire se questo duello tutto italo-spagnolo proseguirà imperterrito anche nella seconda metà di 2017, è doveroso sottolineare come il Motomondiale, come tanti altri sport, ha visto tutto un susseguirsi di cicli. Dal dominio britannico dei primi due decenni di storia del campionato, segnato da nomi leggendari quali John Surtees, Mike Hailwood, Phil Read e Geoff Duke (per citare i più importanti), si è passati all’epopea Agostini, preceduta e poi seguita, nelle classi di minor cilindrata, da un campione come Carlo Ubbiali e da plurivincitori come Walter Villa e Pier Paolo Bianchi.

A fine anni ’70 ecco comparire sulla scena l’armata statunitense, a comandare il quindicennio che va dal 1978 al 1993 con i vari Kenny Roberts, Freddie Spencer, Eddie Lawson, Wayne Rainey e Kevin Schwantz. In contemporanea al regno dell’australiano Mick Doohan (5 titoli in classe 500 dal ’94 al ’98), esplode nuovamente la scuola nostrana, che fa incetta di titoli in tutte le categorie (23 in circa 20 anni) con tre nomi su tutti: Valentino Rossi, Max Biaggi e Loris Capirossi. Un ciclo chiuso dal nono iride del Dottore in MotoGP nel 2009.

E la Spagna? Se si eccettua il titolo di Alex Criville in 500 nel 1999 e la doppietta di Sito Pons in 250 tra 1988 e 1989, prima degli anni 2000 le maggiori soddisfazioni erano arrivate praticamente tutte con le classi minori (50, 80 e 125), con i 13 Mondiali vinti da Angel Nieto tra classe 50 e classe 125 a spiccare. Il nuovo millennio, però, ha portato come sappiamo un’ingente dose di investimenti da parte della Spagna nel sistema sportivo. E uno dei settori maggiormente incentivato è stato proprio il Motociclismo. Un circolo virtuoso che, in pochi anni, ha portato la Spagna a riempirsi di piloti talentuosi (cosa che continua tutt’ora) e, a partire dai tre titoli consecutivi di Dani Pedrosa in 125 (2003) e 250 (2004-05), a farla diventare nazione guida delle due ruote.

Prima dell’attuale epoca d’oro, l’uomo-simbolo del motociclismo spagnolo è stato certamente Angel Nieto, 13 volte campione del mondo tra le classi 50 e 125 (foto da: motociclismo.es)

D’altronde, se prendiamo in considerazione gli ultimi 10 anni, tutto ciò diventa molto evidente. Dal 2007 al 2016, infatti, i piloti spagnoli si sono aggiudicati 16 Mondiali su 30 disponibili (10 su 15 negli ultimi 5 anni), con annate letteralmente dominate (apice il 2013, con 47 vittorie su 52). Il Motomondiale 2017, come visto, sta riproponendo ai massimi livelli anche il movimento italiano che, dopo anni di quasi smarrimento, sembra aver intrapreso la strada giusta. L’ideale per opporre una resistenza adeguata al dilagare dei centauri iberici.

 

 

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