Tra le tante figure del mondo del motociclismo degne di essere ammantate di leggenda, un posto d’onore va riservato sicuramente al mitico dottor Costa e alla sua Clinica Mobile. All’anagrafe Claudio Costa, il 76enne imolese fondò la sua famosissima struttura medica di pronto intervento per soccorrere i piloti infortunati durante le gare motociclistiche nel 1976, esordendo in un weekend di gara il 1° Maggio 1977, al Gran Premio d’Austria disputato sul Salzburgring.
Negli anni, la Clinica Mobile raggiunse livelli di consenso nell’ambiente del Motomondiale elevatissimi, aiutando il dottor Costa ad acquistare un prestigio enorme, anche tra gli appassionati. Un lavoro fondamentale, che ha salvato più di una volta la vita al pilota di turno, che ha visto Costa defilarsi il 17 Marzo 2014, dando spazio come suo successore al dottor Michele Zasa.
Di recente, il dottor Costa ha presentato il suo ultimo libro ‘Magic Marquez’ e, tra i vari aneddoti raccontati ai presenti, non è sfuggito quello della cena d’addio alla Clinica Mobile e al mondo dei motori, nei quali spiccava l’assenza di Valentino Rossi. Eppure, tra i due i rapporti sono sempre stati ottimi, sin da quando Costa salvò la vita al padre di Valentino, Graziano, nel 1982, dopo un incidente a Imola. Tutto è andato bene fino al 2010. Qui lasciamo spazio al racconto del dottor Costa.
“Si fece male alla spalla e io cominciai a trattarlo, perché volevamo vincere il mondiale. Facemmo un trattamento non esagerato, perché dovevo sempre tener conto che il prezzo da pagare è quello di mandare un pilota in moto, dove può morire da quando lo metti in pista fino a quando arriva” – sottolinea Costa – “Aspettavo il Mugello perché in quel posto lui poteva fare il miracolo. Su quella pista lui ha un vantaggio e poteva vincere. Quando è venuto da me e mi ha detto ‘Ho male a questa spalla e voglio capire cosa c’è’, ho sentito qualcosa di innaturale, perché la ragione è sempre stata al di fuori dalla Clinica Mobile. Io non volevo che Valentino si consegnasse alla ragione, e li ho capito che lui per la gara non voleva più l’aiuto della Clinica Mobile ma della scienza. Ragion per cui in quel momento si interrompeva il mio percorso di assistenza al pilota“.
Il dottor Costa sottolinea l’amarezza di quel momento: “Per me era come quando un figlio che tu ami da morire ti fa qualcosa che gli daresti uno schiaffo. Ma io non toccherei mai una persona e allora gli dissi ‘Se tu fai così non vincerai più per tanti anni e ti farai male’. E ciò accadde, non vinse per 4 anni e due giorni dopo si ruppe una gamba. Valentino per la spalla si affidò alla scienza medica e abbandonò la ‘follia’ della Clinica Mobile. Insieme, convivendo con il dolore, avremmo vinto il campionato del mondo“.
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