Il mondo del calcio, in particolare l’Inghilterra calcistica, sono in lutto: è morto Gordon Banks.
L’ex portiere si è spento a 81 anni nella sua abitazione di Stoke-on-Trent.
Un’autentica leggenda tra i pali, uno dei portieri più forti di sempre.
La Federazione Internazionale di Storia e Statistica del calcio-IFFHS-parla di lui come il miglior portiere inglese di tutti i tempi, e possiam dire a gran ragione.
Una vita dedicata al calcio inglese, sia fra i club che con la nazionale.
Non particolarmente ricordato a livello di club, nonostante le sue oltre 500 presenze nel campionato inglese-non era ancora ufficialmente Premier League-con tre coppe di lega inglesi vinte, 2 con la maglia del Leicester e una con quella dello Stoke City.
Ma la sua vera leggenda è legata alla Nazionale Inglese: 73 presenze, il Mondiale del 1966 vinto in casa da grande protagonista, il 3° posto all’Europeo 1968.
Ma ancor prima dei trionfi, è sufficiente un suo solo ricordo a catalizzare l’intera memoria collettiva: Domenica 7 Giugno 1970, 2^ giornata del gruppo 3 della fase a gruppi del mondiale messicano.
Allo “Estadio Jalisco” di Guadalajara l’Inghilterra affrontava il fortissimo, quasi illegale Brasile di Pelé e compagni.
Un azione brasiliana segnò per sempre la leggenda di Banks: un cross dalla destra imbeccò a centro area proprio Pelé, che colpì di testa in volo con il pallone che sbatté violentemente a terra a pochi passi dal portiere inglese, sembrava fatta ma Banks si inarcò in maniera quasi innaturale e con il pugno destro riuscì a compiere il miracolo, deviando sul fondo.
Lo stesso Pelé andò quasi subito ad abbracciare Gordon Banks per complimentarsi, per poi dichiarare “In quel momento lo odiai più di ogni altro calciatore al mondo, ma una volta passata l’ira, ho dovuto applaudirlo con tutto il cuore.”.
E O’Rei non si fermò qui con gli elogi: “Non ci potevo credere, sembrava un salmone che risale il fiume controcorrente. La parata più bella che abbia mai visto. E’ il miglior portiere del Mondo.”.
Un attestato di stima che vale più di una vittoria, poco male che i suoi persero quella gara 1-0.
La sua carriera non proseguì come avrebbe meritato, fra un’esperienza in Irlanda-sporadica per usare un eufemismo, addirittura una sola presenza al Saint Patrick’s-e negli USA-fra Cleveland, New York e Fort Lauderdale-, prima che un problema agli occhi e un grave incidente d’auto dal quale non si riprese mai del tutto lo costringessero ad abbandonare l’attività agonistica.
Tuttavia lui non abbandonò mai il mondo del calcio, allenò una formazione dilettante, lavorò nel settore marketing e perpetrò la sua nobile causa di ricercare giovani talenti, intrapresa già prima di abbandonare il professionismo.
Ma forse uno grande come lui non riuscì mai a trovarlo…
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