“Io sono un leone, i miei compagni dei micetti. È un fallimento, non mi ricordo neanche l’ultima volta che sono arrivato secondo”. Parole dure di un uomo di ghiaccio abituato a giocare per vincere, indipendentemente dalla casacca che indossa. Zlatan Ibrahimovic non è mai stato un personaggio franco di cerimonie e ha sempre espresso la sua opinione, senza peli sulla lingua.
Dopo il deludente pareggio della sua squadra per 1-1 contro l’Everton, agguantato grazie ad una sua rete su rigore nei minuti di recupero. l’attaccante svedese del Manchester United non si è nascosto e, ai microfoni di Sun Sport, non ha nascosto tutto il suo disappunto non solo per la partita, ma anche per la stagione sottotono dei Red Devils in Premier League.
Già Mourinho, altro personaggio dalla lingua affilata, aveva criticato la squadra dopo il pareggio con il WBA che, sommato a quello con l’Everton e un altro ancora, hanno fatto salire a tre i pareggi su tre delle ultime quattro partite di Premier League e, la cosa grave, tutti in casa. Il Manchester United, che sperava di rilanciarsi, si trova di fronte ad una classifica abbastanza negativa, visto i proclami d’inizio campionato.
I Red Devils, che ora sono al quinto posto, non sono riusciti a riprendersi nemmeno con il ritorno di Ibrahimovic, bravo solo a salvare la squadra da una sconfitta contro l’Everton. Lo stesso svedese ha confermato, duramente, che il Manchester United occupa la classifica che merita e di questo è molto deluso, anche perchè il suo apporto non è riuscito a far risollevare la squadra.
Nelle ultime settimane si parlato di un possibile futuro in MLS, ai Los Angeles Galaxy, squadra in cui ha militato un’altra grande stella del Manchester United, cioè David Beckham. Lo svedese ha detto in merito che dipenderà dalle intenzioni e ambizioni, visto che lui, fin dal suo primo giorno, è stato molto chiaro nel dire che era venuto a Manchester per vincere e non certamente per perdere.
Il futuro di Ibrahimovic sembra quindi legato a quello che farà il Manchester United quest’anno. Lui il suo ce lo mette, ma se la squadra non rende, allora lui sarà pronto, come in altre circostanze, a fare le valige e ad andarsene.
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