L’esonero di Ranieri pone fine alla sua storia con il Leicester City, ma la sua favola ci ha restituito un qualcosa che si era perso nel calcio, che dimentica la capacità di essere riconoscenti verso la storia 

Immaginate un bambino di non più di 2-3 anni, che si avvicina al padre e gli chiede di narrargli una favoletta. Immaginate la proposta del padre di raccontargli la storia più incredibile nella mitologia del calcio contemporaneo. 

Ma, soprattutto, immaginate le lacrime e la commozione del genitore di fronte alla risposta sinceramente positiva di quel figlio, che attende con ansia l’inizio della favoletta. 

E’ stata una favola quella di Claudio Ranieri e del Leicester City, conclusasi nel peggiore dei modi, con l’addio e l’esonero. Quasi a dire che, purtroppo, nel calcio la riconoscenza non esiste, la storia non conta, la morale è solo un qualcosa in più.

Perché, inutile girarci attorno, questa favola, che resterà la preferita di tanti, ci lascia in eredità un vero e proprio insegnamento, quasi un testamento di un qualcosa che avevamo dimenticato: la capacità di sognare, perché solo sognando possiamo dare forma al mondo che noi vogliamo, trasformandolo in realtà. 

Sono sempre i sogni a dare forma al mondo
(Ligabue, 2013)

A volte, non basta avere la possibilità di credere in qualcosa, perché è solo la volontà di raggiungere certi traguardi a scandire la possibilità di realizzare i nostri sogni, laddove essi sembrano impossibili. 

If I could, no I would
If I would, I could any more
(Bad, U2, 1984)

In passato, in realtà, l’Inghilterra è stata teatro di altre favole, come quelle del Nottingham Forrest di Brian Clough e del Blackburn Rovers di Alan Shearer. Ma, mai, erano state così coinvolgenti. Il Leicester City di Ranieri sarà sempre la leggenda più emozionante, perché rimarrà il mito più imprevedibile nella storia del calcio mondiale. 

Siamo stati testimoni di una favola diventata realtà. Abbiamo vissuto in prima persona questa storia, vivendola tra la sensazione di incredulità e quel pizzico di speranza, affinché si concretizzasse. Abbiamo raccontato con commozione e speranza questa favola, che ha lasciato un segno indelebile nei nostri cuori, proprio perché diventata realtà ed entrata nella storia del calcio. 

Certe favole sono difficili da raccontare. Certe favole devono essere raccontate, perché sono leggende nella mitologia del calcio per la loro capacità di unire il mondo intero, grazie al retaggio della restituzione di una morale e della capacità di ritornare a sognare. 

Ma, soprattutto, la favola del Leicester City, diventata realtà grazie a Ranieri, ha dimostrato che i sogni possono realizzarsi, senza dimenticare quella metafora del calcio come vita vera, vita vissuta, vita conquistata contro tutti e tutto. 

E’ stata la favola della vittoria del calcio umile, del calcio operaio, del calcio vissuto con sentimenti ed emozioni, del calcio moralistico ed etico, su quella maschera del nuovo calcio contemporaneo, una scatola basata sulla voglia di polemizzare e sulla necessità di fare business. 

E’ stata, è e resterà sempre la favola della rivincita di Ranieri, da sempre un tecnico sminuito per la sua storia, quasi annullato da quell’etichetta de “l’eterno secondo, perdente di prestigio ed eterno perdente”.

Un marchio che ha saputo cancellare restando fedele a se stesso e al suo modo di intendere il calcio come simulacro dei vecchi valori di questo sport, fatto di speranza, onestà, lealtà, rispetto, uguaglianza e fratellanza.  

Una favola, che sarà ricordata come un miracolo, un sogno vissuto con il duro lavoro, coltivato con il cuore e il coraggio di chi ha voglia di cambiare questo sport, riportandola alle vestigia del passato e al prestigio della storia. 

Quando è suonata la sveglia, ci siamo svegliati nel sogno di un capolavoro. Perché la favola del Leicester City di Ranieri è stata capace di riabilitare i desideri di troppa gente, ai quali è stata restituita l’essenza stessa del calcio come uno sport fatto di felicità, sacrifici, motivazioni, voglia di dimostrare il proprio valore e possibilità di realizzare i propri sogni. 

Troppo spesso il calcio viene etichettato come un semplice gioco. Il calcio, invece, è la vita stessa e, come tale, permette di invertire la realtà, talvolta conquistando una rivincita sulle avversità. 

Resteremo tutti un po’ Ranieri, un po’ Riyad Mahrez, un po’ Jamie Vardy, i grandi protagonisti di questa favola. Perché tutti abbiamo dei sogni nel cassetto, per i quali lottiamo fino alla fine, magari con la possibilità di avere una storia da raccontare ai posteri. 

Il Leicester di Ranieri, Mahrez e Vardy è la dimostrazione che tutti possono farcela, lavorando con impegno e dedizione. Loro ce l’hanno fatta, rispettando l’idioms inglese del “no pain, no gain”.

Questo nessuno lo dimenticherà, perché, in fondo, tutti possiamo essere degli eroi per un giorno. Anzi, no, loro lo saranno per sempre. Per l’eternità.  

We could steal time, just for one day
We can be heroes, forever and ever
(Heroes, David Bowie, 1977)