Lazio, 4-1 con il Salisburgo: come buttare l’Europa League in quattro minuti

Il 4-2 del match d’andata sembrava una buona ipoteca sul passaggio del turno, più per il potenziale offensivo biancoceleste che per la tenuta difensiva, notoriamente discutibile. La sfida di ieri sera contro un sonnecchiante Salisburgo, scarsamente aggressivo per un’ora e poco più, sembrava dire che l’approdo in semifinale per i capitolini fosse cosa già fatta, e il gran gol di Immobile al 55° minuto poteva esserne la conferma. E neppure l’immediato pareggio austriaco firmato da Dabbour non sembrava scalfire questa certezza, anche se l’eccessiva libertà di fraseggio concessa ai padroni di casa qualche dubbio lo lasciava.

Ma gli eccessivi sprechi sotto porta prima del vantaggio, senza contare quelli dell’andata, non sono sufficienti a spiegare lo sliding doors del minuto 72: un perfetto contropiede tre vs uno ideato ed orchestrato dall’ottimo Felipe Anderson consentiva a Luis Alberto di poter scegliere tra battuta a rete e cross per lo smarcato Immobile (soluzione migliore), ma lo spagnolo sceglie la prima e calcia malissimo, regalando il pallone al portiere Walke e innescando la controffensiva avversaria, che porta al raddoppio: Haidara lascia partire un tiraccio pretenzioso da quasi 30 metri, ma Strakosha smanaccia male e il pallone finisce in rete.

Si tratta dell’inizio della fine, perché il Salisburgo, che aveva preso anche un palo, si rianima e piazza altre due zampate tra 74° e 76° minuto con Hwang e Lainer. Ma cosa è accaduto?

Probabilmente la Lazio ha peccato di hybris e ha creduto di poter disporre a piacimento del suo avversario: altrimenti non si spiega la sufficienza con cui ha sprecato gol e possibili occasioni. Dal punto di vista tattico si è vista una squadra compatta per lunghi tratti, ma che ha preso a sfilacciarsi nel momento più importante: Immobile si è isolato dal match e ad un certo punto gli unici a fare qualcosa erano Luis Alberto e Felipe Anderson, ma la troppa fretta li ha fatti sbagliare spesso e volentieri.

Gli austriaci, invece, hanno fatto l’esatto opposto: timidi e poco in palla nella prima frazione, ad un certo punto si sono svegliati e si sono trasformati in Lazio, segnando tre gol in quattro minuti.

Impossibile, dunque, fornire una motivazione tattica a quanto accaduto, e nemmeno si può capire come sia avvenuto il blackout mentale che ha mandato a casa la Lazio. Si trattava di una di quelle partite maledette che possono capitare di tanto in tanto.

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