L’Inter non riesce più a uscire da una crisi che sembra molto più profonda di quanto si potesse pensare. Il successo in settimana in Europa League contro il Southampton, del resto, non poteva illudere più di tanto: si era vista una squadra in grandissima difficoltà e in balia dell’avversario per gran parte della partita, vinta soltanto grazie a una prodezza individuale di Candreva e grazie ad almeno due interventi miracolosi di Handanovic. Il k.o. con l’Atalanta ha evidenziato una volta di più le enormi lacune di una squadra che sembra deficitaria sotto tutti i punti di vista.
I numeri per i neroazzurri sono impietosi: terza sconfitta consecutiva in Serie A, sei sconfitte su dodici uscite ufficiali stagionali, quattordicesimo posto in campionato e ultimo posto nel girone di Europa League.
Le cause della crisi sono tante e tali che sarebbe impossibile elencarle tutte: potremmo partire dalla turbolenta estate che ha visto l’addio di Mancini a pochi giorni dall’inizio del campionato e l’arrivo improvviso di De Boer che, naturalmente, necessitava di tempo per ambientarsi ed impostare il suo lavoro con la squadra. Si sapeva da tempo che il Mancio era ormai un separato in casa, è stata colpa della dirigenza non aver fatto chiarezza in tempo e aver causato una rottura traumatica che di certo non ha giovato ad una squadra che già difettava di certezze. Suning ha investito tanto, è vero, ma il quadro dirigenziale appare ancora confuso al punto che, in queste ore difficili, ancora non si sa chi dovrebbe decidere l’eventuale esonero di De Boer e il possibile sostituto. C’è Bolingbroke in scadenza di contratto, Thohir che da un momento all’altro potrebbe vendere le sue quote, Moratti che sarebbe pronto a rientrare: il caos.
Ma soprattutto ci sono le colpe del tecnico e dei giocatori: tolta la vittoria con la Juve che, lo sappiamo, è una partita a sé, De Boer non è mai riuscito a mettere in campo una squadra convincente, determinata, equilibrata. Pochissime idee di gioco, poco equilibrio a centrocampo, posizione di alcuni uomini chiave del progetto (vedi Banega, anche oggi in panchina, o Gabigol, praticamente mai coinvolto da quando è arrivato) ancora da chiarire, automatismi difensivi inesistenti. L’allenatore olandese sembra non avere più il controllo della situazione, ma ciò non esime i singoli: è doveroso parlare innanzitutto di Icardi, trascinatore nelle prime giornate, inesistente nelle ultime settimane. Il capitano neroazzurro è riuscito anche nell’impresa di esasperare i toni con una tifoseria stanca e delusa per le ultime stagioni deludenti, arrivando allo scontro diretto con la Curva Nord, con cui ormai i rapporti sono compromessi. Ma è impossibile non tenere conto dell’involuzione preoccupante di giocatori importanti nella scorsa stagione come Murillo, come Brozovic, o della totale inadeguatezza di altri come Kondogbia, come Eder, mai davvero inseriti nel progetto, o del mancato ambientamento di ottimi giocatori come Joao Mario e Banega che in un contesto deficitario ancora non hanno potuto rendere al meglio.
Insomma, l’Inter è un cantiere ancora aperto: l’impressione è che per ripartire non basterà comprare un paio di buoni giocatori a gennaio o cambiare in corsa allenatore per l’ennesima volta. La stagione sembra già compromessa.
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