Cinque anni di squalifica e preclusione ad ogni carica federale. Non è una radiazione in senso stretto, ma vista l’età (78 anni) e il lungo periodo di stop comminatogli dal tribunale federale della FIGC, per Maurizio Zamparini è come se lo fosse: l’ex presidente del Palermo ha così terminato negativamente la sua parabola sportiva iniziata poco più di trent’anni fa.
L’imprenditore friulano, malvisto da anni a Palermo a causa degli scarsi investimenti e delle scellerate scelte tecniche, era finito nel mirino per i “trucchetti contabili” che in questi tre anni, e soprattutto nell’ultimo, avevano permesso alla società di Viale del Fante di iscriversi ai vari campionati malgrado la situazione delle casse fosse più nera che rosa.
La sentenza verte in particolare sulla vicenda Mepal, la società lussemburghese che deteneva il marchio del club, “e l’iscrizione nello stato patrimoniale di 5,5 milioni di crediti di imposta, col risultato di riportare quel patrimonio al valore di quasi 11 milioni contro i reali 135.712 euro“. Secondo la sentenza, si sarebbe venuto meno all’obbligo di ricapitalizzazione da parte dell’ormai ex patron Zamparini, ritenuto il “vero ideatore degli artifizi contestati“.
Si chiude così, definitivamente, l’avventura calcistica del vulcanico “re dei supermercati” (e non solo), iniziata nel 1986 al Pordenone e proseguita con il Venezia, rilevato l’anno dopo. Dopo quindici anni e due promozioni in massima serie, Zamparini lasciò il club lagunare dopo frizioni con il consiglio comunale dovute allo stadio e acquistò il pacchetto di maggioranza del Palermo: l’avventura siciliana è culminata con l’approdo in Serie A nel 2004 e in Europa due anni dopo.
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