Genoa-Milan 1-2, analisi, voti e pagelle: cinque minuti per salvare la baracca, ma così non va. Le cinque svolte di una serata no

Al termine del primo tempo di Genoa-Milan la rabbia e l’imbarazzo erano palpabili: niente gioco, niente tiri in porta, un gol di svantaggio e nessuna certezza. E se a questo aggiungiamo che in porta, al posto di Donnarumma infortunatosi durante il riscaldamento, c’era un palo della luce di nome Pepe Reina, un portiere inspiegabilmente protagonista di un’ottima carriera malgrado la tendenza a non coprire mai il palo e due saponette al posto delle mani che che aveva fatto onore alla sua fama mandando in rete un facile calcio di punizione, debole e centrale, di Schone, la frittata era bella che fatta.

A questo aggiungiamo anche la cronica assenza di un gioco e di palloni giocabili per il povero Piatek, nonché l’ennesima scialba prestazione di Calhanoglu, i piedi di piombo di Kessié ormai involutosi in un “Urby et orbi Emanuelson” qualsiasi e, infine, la consueta indolenza di Suso.

Ma negli spogliatoi Gian Burrasca ha un sussulto e cambia operando la prima svolta: fuori il turco e il polacco e dentro Paquetà e Leao. Ma perché non dal primo minuto? Meglio non indagare troppo, ma il dubbio che il tecnico non ami i giocatori fantasiosi c’è.

I due cambiano volto al Milan del secondo tempo e così la rimonta è servita: in cinque minuti scarsi segnano Hernandez con una sassata da posizione angolatissima, sulla quale Radu poteva fare meglio, e poi Kessié con un rigore perfetto di quelli che sa battere lui. E su questo vorremmo aprire una parentesi: perché l’ivoriano è così preciso dal dischetto, e meno male, ma quando effettua passaggi o si inserisce le sue estremità diventano ferri da stiro? Mistero della fede, e non è l’unico.

Il rigore è la seconda e più importante svolta, in quanto Biraschi viene espulso per aver toccato di mano il pallone che Leao, dopo un paio di finte ubriacanti, avrebbe certamente depositato in rete. Chiara occasione da gol, dunque, e rosso meritato.

Ma poi? Poi, dopo aver sfiorato il tris con Leao, il Milan sparisce malgrado la superiorità numerica e subisce la pressione genoana; una pressione sterile, in realtà, ma inspiegabile se sei con l’uomo in più. Ad una decina di minuti dal termine Calabria decide di andar via e si fa buttare fuori, giustamente, per doppia ammonizione. Ed è la terza svolta.

La pressione inevitabilmente peggiora e così, al 90°, arriva il conto: Kouamé, lanciato in velocità con il pallone tra i piedi, cade a terra con un tuffo da olimpiade dopo un lieve tocco di Reina. Il penalty c’è, lo mostra anche il Var dopo un paio di secoli di consultazione, nonostante la caduta sia molto teatrale. Dal dischetto si presenta Schone: il tiro è nuovamente un obbrobrio, ma stavolta Reina non è fermo come un pesce morto e respinge salvando tutti e tutto. Tranne comunque la dignità, quella è sparita da chissà quanto.

PAGELLE MILAN

MIGLIORI

Reina 6: para un rigore migliorando notevolmente una serata no;

Hernandez 7: un gol non bello esteticamente, ma importantissimo. Spinge sempre e bene;

Leao 7: entra nella ripresa ed è ancora tra i migliori in campo. What else?

PEGGIORI

Suso 4: un soprammobile anarchico, fastidioso e inutile come le correnti della magistratura;

Calhanoglu 4: sempre più inspiegabile la sua involuzione;

Piatek 4: così non va, deve riprendersi.

 

PAGELLE GENOA

MIGLIORI

Kouamé 6.5: è vero che segna poco, ma è rapidissimo e può creare pericoli da un momento all’altro;

Pajac 6.5: mette nel mirino Calabria e lo manda ai matti. Gran prova sulla corsia mancina;

Zapata 6: gara ordinata.

PEGGIORI

Radu 5: il suo errore sul gol costa carissimo;

Pinamonti 5: si vede raramente e si divora un gol fatto;

Romero 5: anche lui sbaglia un gol che pareva fatto e si ritrova poi a lottare vanamente con Leao.

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