Francesco Totti, 40 anni Day: l’ultima Bandiera del calcio italiano

Oggi è il compleanno di Francesco Totti: riviviamo insieme la sua carriera 

Ci sono storie di amori infiniti. Ci sono storie di sacrifici. Ci sono storie che lasciano un segno. Ci sono storie come quelle di Francesco Totti, l’ultima Bandiera di quel calcio fatto di romanticismo e valori morali. Sono proprio queste le basi della storia del più grande fuoriclasse del calcio italiano. 

Una storia iniziata nell’ormai lontano 28 marzo 1993 e proseguita sempre e solo con la maglia della Roma. All’epoca, fu il compianto Vujadin Boskov a vedere in Totti un talento sopra la media, lanciandolo contro il Brescia all’età di 16 anni, dando inizio ad una carriera lunga 23 anni, irripetibile, siderale, assolutamente indimenticabile. 

Quello stesso amore alimentato dalla spirito del sacrificio e a rinunce impensabili nella storia di un calciatore. Ma rinunce e sacrifici che hanno fatto di Totti l’emblema e il simbolo di un calcio che non c’è più. Perché rifiutare Milan e Real Madrid, oggi, sembra assolutamente impensabile, sempre e solo per il bene e l’amore della propria città e della propria squadra, difendendo il concetto di romanità ed esaltando lo spirito di appartenenza nei confronti di un qualcosa più importante del singolo. 

Un giocatore semplicemente fantastico Totti, trasformato da trequartista in seconda punta, per poi concludere la sua carriera, diventando un goleador, come punta, dopo uno scorcio da ala sinistra. Un centravanti di manovra, capace di finalizzare, assistere i compagni e fungere da regista offensivo, tessendo uno spartito musicale con una visione di gioco notevole, un controllo della palla assolutamente meraviglioso, colpi ad effetto illuminanti, dribbling e conclusioni impensabili. Ma, soprattutto, un tiro costituito dal perfetto mix di precisione e forza, cinico e freddo dai calci piazzati e inventore del Cucchiaio. 

Il suo nome sarà sempre ricordato come quello di una leggenda del calcio. La sua storia è molto di più di quella di un semplice fuoriclasse, perché rappresenta un qualcosa di astratto, difficile da spiegare. E’ l’ultima bandiera rimasta, colui che è stato soprannominato l’ottavo di Re di Roma, Er Pupone, capace di riportare il club giallorosso a vincere uno Scudetto, nel 2000-2001, dopo anni di anonimato, oltre a due Coppe Italia e due Supercoppe Italia

La carriera di Totti è semplicemente da record, una leggenda che risuonerà nel corso dei secoli, un’eco che rimbomberà di generazione in generazione. Perché il Capitano, il maiuscolo è d’obbligo, ha collezionato ben 306 gol in 763 presenze ufficiali in tutte le competizioni, di cui 250 gol in 605 presenze in Serie A, che lo rendono il secondo marcatore di sempre nella storia della massima competizione italiana, nonché il più grande marcatore vivente del calcio italiano. Ma anche una Scarpa d’Oro nel 2007, secondo ed unico italiano finora a riuscirci. 

Una storia d’amore condivisa con la voglia di rappresentare la propria nazione. Con l’Italia, oltre al prestigioso Mondiale nel 2006 in Germania, anche 9 gol in 58 presenze ufficiali, un Europeo vinto nel 1996 con la nazionale under 21, dopo tutta la trafila nelle altre nazionali giovanili, sempre e solo da protagonista assoluto. 

I record personali sono semplicemente irraggiungibili. Oltre a quelli sopra citati, bisogna ricordare anche quello come Calciatore più anziano ad aver segnato in Champions League, record di gol segnati con la stessa squadra, record di doppiette in Serie A, record di calci di rigore realizzati in Serie A, Unico Giocatore ad aver segnato almeno un gol in più stagioni consecutive, Unico ad essere andato in doppia cifra per dodici campionati consecutivi, Calciatore più anziano ad aver segnato una doppietta, Maggior numero di stagioni disputate in Serie A, Calciatore ad aver segnato più gol nei campionati professionistici nel decennio 2001-2010 e Calciatore con il maggior numero di premi agli Oscar del calcio AIC

E, se questo non bastasse: due Guerin d’Oro, incluso nel Fifa 100 nel 2004, un Pallone d’Argento nel 2007-2008, un Golden Foot nel 2010, un Premio Carriera Gaetano Scirea nel 2014, anno in cui vinse anche il Premio Giacinto Facchetti. Insomma, un tripudio di trofei e premi in carriera.

Sacrifici e rinunce, perché la carriera di Totti ha due tappe fondamentali da ricordare. La prima nell’estate del 2005, quando venne rispedita al mittente l’offerta di Florentino Perez, come accennato prima. Andare al Real Madrid avrebbe significato poter ambire al Pallone d’Oro e alla Champions League, i due talloni d’Achille di una carriera assolutamente perfetta. Ma, talvolta, è impossibile scindere il corpo dalla mente e l’amore per una città e una squadra necessita di scelte difficili. 

La seconda, invece, nella stagione 2015-2016, quando scoppiò la diatriba con Luciano Spalletti, che lo aveva lasciato fuori e criticato ai microfoni dei giornalisti, un po’ per l’età, un po’ per un fisico ormai vicino al ritiro, mettendolo quasi fuori rosa e dando inizio ad una sorta di scissione nel tifo giallorosso. Ma Totti è stato capace di reagire, come fa un vero uomo, dimostrando di essere ancora il più grande fuoriclasse del calcio italiano, risultando assolutamente decisivo nella rimonta al terzo posto degli ultimi mesi. 

Questo, però, è l’ultimo anno di Totti, nonostante sia già stato ancora una volta fondamentale in queste prime partite della stagione. Il suo ritiro, atteso a fine stagione e probabilmente impossibile da posticipare ancora, segnerà la fine delle ultime bandiere della vecchia generazione di calciatori. Una generazione basata su valori morali ed etici, cancellati dal nuovo calcio, forse più spettacolare, ma anche più apatico e basato sull’economia. 

Perché il calcio è una metafora, non si può svuotarla dalla sua espressione di vita vera, vita vissuta, vita conquistata e difesa a forza di sacrifici e grandi imprese, più forti di qualsiasi difficoltà, perché, in fondo, la vita è come una partita di calcio. Puoi dominare o puoi soffrire, puoi vincere o perdere, ma avrai sempre una seconda possibilità per rimediare, dopo la quale è successo o fallimento. 

Una bandiera, un simbolo. Questo è stato, è e sarà sempre Totti. Solo con una standing ovation si può ringraziare il più grande fuoriclasse del calcio italiano e ultima Bandiera del calcio del passato, che trascendeva la realtà, trasformandosi in poesia, per diventare un mito. 

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