F1 Test Barcellona 2017: Ferrari, sarà vera gloria?

La giornata di ieri ha visto concludersi i test invernali 2017, svoltisi su otto giorni sul circuito catalano del Montmelò. Dopo due settimane infarcite di miriadi di voci, dati, ipotesi, passo lungo o passo corto, nascondino (‘sandbagging’ albionicamente parlando) o meno, è emersa una Ferrari che sembra capace di ambire al ruolo di prima rivale della Mercedes, a sua volta in apparenza difficilmente scalfibile nella sua posizione di favorita d’obbligo, mentre la Red Bull è apparsa ben defilata, ma da non sottovalutare assolutamente. Alle spalle dei tre top team, prova a farsi nuovamente largo la Williams, a capeggiare un pacchetto di mischia che vede piuttosto vicine, nell’ordine, Force India, Toro Rosso, Renault e Haas. Con una Sauber che, soprattutto nel prosieguo della stagione, dovrebbe essere condannata al ruolo di fanalino di coda, fa riflettere la grottesca situazione della McLaren-Honda. Ma andiamo con ordine, provando ad analizzare i temi che questi test hanno messo in evidenza.

Kimi Raikkonen, su Ferrari SF70H, durante i test invernali 2017 a Barcellona (foto da: http://formula1.ferrari.com)

Ferrari vs Mercedes: a voi due?

Kimi Raikkonen, ieri, ha realizzato il miglior crono di questi test, nonchè record ufficioso del circuito del Montmelò, con un 1:18.634, ottenuto con mescola Supersoft, tra l’altro alzando il piede nel T3 e commettendo a prima vista anche delle imprecisioni, come si può vedere nel video postato sul web (clicca qui). Il giorno prima, anche Vettel si era piazzato al vertice della classifica, pur con mescola Ultrasoft e nascondendo il vero limite della SF70H. Tralasciando tutti i vari discorsi sulla fumosità di questi rilievi cronometrici (il 2016 è ancora freschissimo nella mente degli appassionati), non si può non notare come la nuova nata di Maranello, frutto innanzitutto dello staff di Allison e quindi di quello attuale, diretto da Mattia Binotto, sia una monoposto facile da guidare, a detta dei piloti, reattiva nel veloce e ben impostata anche nel lento, con una capacità di trazione insospettabile. Soprattutto, a colpire della SF70H è stata la solidità: 956 giri percorsi (591 con Seb e 365 con Kimi), un equivalente di 4450 km con pochissimi problemi di affidabilità, se si esclude l’inconveniente tecnico che ha bloccato la simulazione gara di Raikkonen. Tutti indizi che fanno sperare in una Rossa finalmente protagonista, pur consapevoli della forza straordinaria dei rivali.

Ecco, la Mercedes, come spesso accaduto in quest’era ibrida, ha preferito starsene nascosta, badando più che al cronometro (forse solo in parte con Bottas) all’accumulare tanti chilometri, alla ricerca del setup ideale della W08 Hybrid, il cui passo lungo richiede un certosino lavoro di rifinitura per rendere al meglio. Una Mercedes mai immobile, con aggiornamenti sfornati praticamente a getto continuo, pur se, bisogna ammettere, non tutto ha funzionato come nelle previsioni. Qualche imbarazzo a livello affidabilità lo hanno avuto anche loro (vedasi Bottas ieri mattina), pur riuscendo, alla fine, a primeggiare come giri percorsi (1096 (5101 km), 628 con Valtteri e 468 con Lewis). Lauda e Hamilton, in questi giorni, hanno fatto a gara nell’indicare nella Ferrari la rivale più pericolosa, addirittura accreditandola del fatto di essere un pelo avanti al momento. Pretattica o meno, in attesa di circuiti davvero probanti, bisogna aspettare Melbourne per togliersi i primi dubbi. La Mercedes ha nascosto (molto?) il suo potenziale, ma in Ferrari, dopo un inverno all’insegna del silenzio e del basso profilo, sarebbe stato da stupidi, diciamocelo, spingere al massimo per guadagnarsi i titoli dei giornali. Detto ciò, la parola adesso passa alla pista, giudice insindacabile del motorsport, insieme al cronometro.

Valtteri Bottas, al volante della Mercedes W08 Hybrid, durante l’ultima giornata di test invernali, svoltasi ieri al Montmelò (foto da: www.facebook.com/MercedesAMGF1)

Red Bull, guai a darli per morti ma la PU preoccupa

Il vero rebus di queste sessioni catalane è stata la Red Bull. Possibile che, dopo tutte le fanfare di quest’inverno, annunciatrici di un ruolo predestinato da protagonista vicino se non al pari della Mercedes, la RB13 accusi un distacco così elevato dalla Ferrari, dovendosi finanche preoccupare della Williams? La scuderia di Milton Keynes si è presentata a Barcellona con una veste aerodinamica, contrariamente alle aspettative, molto pulita, quasi spoglia. Nè Verstappen nè Ricciardo (il meno convinto dalla nuova monoposto) sono sembrati in grado di insidiare le primissime posizioni; idem nelle simulazioni gara. Una spiegazione, comunque, c’è, ed è anche l’elemento che, al momento, più preoccupa Horner e i suoi, ovvero la PU Renault (TAG-Heuer). Eh si, perchè la nuova unità motrice prodotta dalla Casa della Losanga ha creato non pochi problemi alla Red Bull, da ultimo il lungo stop di ieri di Max per un guaio al turbo. Ecco quindi che la RB13 pare che abbia dovuto spesso girare in modalità depotenziata, al punto che la scuderia anglo-austriaca è stata appena la 7° come giri percorsi, 684 (347 con Verstappen, 337 con Ricciardo). Da una mente diabolicamente geniale come Adrian Newey ci si aspetta sempre il coniglio dal cilindro. Ecco perchè, in un’ottica a medio-lungo termine (guardando al 2017), la Red Bull non va sottovalutata. Potrebbe soffrire nelle prime gare, certo; ma ci hanno già abituato ad una capacità di reazione fuori dal comune.

Max Verstappen, sulla Red Bull RB13, durante la giornata di ieri a Barcellona (foto da: facebook.com/redbullracing)

McLaren-Honda, al ridicolo non c’è mai fine

Le modifiche al regolamento avevano dato delle speranze a Fernando Alonso e alla McLaren di poter uscire dalla mediocrità nella quale è precipitata la storica scuderia di Woking dal 2013 ad oggi. La nuova macchina, la MCL32, prima dell’era post Ron Dennis, l’arma con cui provare a lottare per posizioni più consone alla storia e al blasone del team e del campione asturiano. Peccato che sia tutto crollato come un castello di carte non appena messo piede in pista (o per meglio dire ‘provato’). In otto giorni di test, la monoposto inglese si è fermata la bellezza di una decina di volte, lasciando nello scoramento più totale Alonso, Vandoorne e tutto il team (ultimi come giri completati, 425 (235 Vandoorne e 190 Alonso, ultimo tra i titolari). Proprio Nando, venerdì, non ce l’ha fatta più, sparando a zero con lucida calma sulla Honda: “Abbiamo solo un problema: il motore. Non ci dà affidabilità e potenza. Penso che siamo 30 km/h più lenti su ogni rettilineo, ed è difficile avere una sensazione della vettura“. Una situazione paradossale, che riapre le porte all’incubo 2015, con un motorista nipponico che, dall’alto della sua forza, non riesce a cavare un ragno dal buco neanche per errore. Una situazione che, oltre a rischiare di condannare la McLaren ad un’altra stagione oltraggiosa per la sua storia, potrebbe portare a degli sviluppi imprevedibili…

Fernando Alonso, al volante della problematica MCL32 (foto da: diariomotor.com)

Gli altri: Williams e Force India per il 4° posto. Renault e Toro Rosso da valutare, Haas incognita. Sauber con poche chance

Delle altre scuderie, la Williams sembra la più accreditata al ruolo di quarta forza, con qualche velleità di infastidire i top team in determinate circostanze (3° come numero di giri, 800 (414 Massa e 386 Stroll). La FW40, soprattutto in mano al ‘vecchietto’ Felipe, tornato davvero in forma dal mini ritiro di fine 2016, ha mostrato buone cose, anche se è forte il sospetto di carichi di benzina minimali nei suoi tentativi veloci. Stroll, dal canto suo, dopo una prima settimana problematica è cresciuto molto, non facendo disastri ed accumulando un bel pò di giri. A contendere un posto al sole al team di Didcot c’è sempre la Force India, che ha portato a compimento 785 giri (365 Ocon, 349 Perez e 71 Celis). Pur non facendo mirabilie a livello di prestazione, la VJM10 è parsa una vettura solida e consistente, pronta a dire la sua con l’esperienza di Perez e la freschezza di un Ocon che, alla sua prima stagione dall’inizio, sembra avere le credenziali per non sfigurare nel confronto con il messicano.

Felipe Massa è stato protagonista di un precampionato finora positivo (foto da: thecheckeredflag.co.uk)

Un pò più indietro abbiamo Renault e Toro Rosso. La nuova R.S.17, prima vettura del nuovo corso guidato da Cyril Abiteboul, è sin da subito parsa un’altra cosa rispetto alla monoposto rabberciata del 2016. Sia Hulkenberg che Palmer si sono detti contenti del miglioramento, che dovrebbe portare la scuderia francese a lottare più stabilmente per la zona punti. La Toro Rosso, a larga maggioranza la più bella della griglia, punta a proseguire nel solco della prima metà della passata stagione, prima che l’anzianità della PU Ferrari 2015 tarpasse le ali al team di Faenza. A livello di prestazione, Sainz ha concluso i test con un interessante 7° crono assoluto, a dimostrazione del fatto che la STR12 dispone di un buon potenziale. Le due scuderie, però, sono accomunate dai pochi chilometri percorsi a causa delle continue magagne del propulsore Renault, con la McLaren unica a far peggio. La prima ha percorso 597 giri (314 Nico e 283 Jolyon), la seconda 584 (307 Sainz e 277 Kvyat). Sinceramente poco, all’alba di una stagione che avrà nello sviluppo continuo il suo leit-motiv.

Carlos Sainz Jr., al volante della STR12 (foto da: thecheckeredflag.co.uk)

Abbiamo, quindi, il team Haas. Nella media come giri percorsi in questi test (6° con 714 tornate, suddivise tra Magnussen (369) e Grosjean (346)), la scuderia statunitense pare essersi un pò persa, dopo un buon inizio. Certo, la previsione la vede sempre tra le scuderie che potranno giocarsi la zona punti. Ma qualcosa che non và c’è, su tutti i continui problemi ai freni di Grosjean, grosso tallone d’achille del 2016, insieme alle difficoltà di bilanciamento della monoposto. Kevin Magnussen, invece, forse a causa della sua esperienza in Renault, si è sempre detto soddisfatto. Vedremo chi avrà ragione. Chiudiamo con la Sauber, il cui 2017 sembra quasi segnato in partenza dalla scelta di optare per una PU Ferrari 2016 ultima evoluzione. Se dal punto di vista dei chilometri a Hinwil non si possono lamentare (4° con 788 giri, 445 Ericcson, 192 Wehrlein e 151 il nostro Giovinazzi), è la prestazione a non esserci proprio. La sensazione è che, a meno di cataclismi davanti, difficilmente Ericsson e Wehrlein, quest’anno, potranno vedere la zona punti.

 

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