F1 Stati Uniti 2017 Analisi – Hamilton e la Mercedes padroni in Texas

Il Gran Premio degli Stati Uniti, andato in scena ieri al COTA di Austin, ha messo in chiaro una volta per tutte il dominio del binomio formato da Lewis Hamilton e dalla Mercedes. Il pilota inglese, nonostante una partenza non eccelsa, ha comandato in lungo e in largo in Texas, portando a casa una vittoria, la 62.esima in carriera, che lo conduce ad un passo dal quarto iride. Ma è alle sue spalle che si scatenano i fuochi d’artificio, con i vari Vettel, Raikkonen, Verstappen, Bottas e Ricciardo (finché è rimasto in pista) a darsele di santa ragione e a regalare spettacolo. Alla fine sono i due ferraristi ad accaparrarsi il podio, con l’olandese che viene penalizzato in seguito ad un sorpasso giudicato irregolare ai danni del finlandese. Una decisione, quella dei commissari, che ha scatenato un putiferio, come vedremo. Da sottolineare, infine, le prestazioni di Esteban Ocon, sempre più una conferma, e il gran debutto di Sainz in Renault. Non possono mancare i complimenti (almeno da parte mia) a Liberty Media per lo show messo un piedi per la tappa a stelle e strisce del Mondiale. In un circuito come sempre pienissimo, la presentazione dei piloti con la voce del mitico Michael Buffer ha veramente colto nel segno.

Il podio del Gran Premio degli Stati Uniti 2017, con James Allison in rappresentanza della Mercedes (foto da: twitter.com)

HAMILTON IMPRENDIBILE, LA MERCEDES FESTEGGIA IL COSTRUTTORI #4

Probabilmente, il Lewis Hamilton di questo 2017 è la sua miglior versione di sempre. Il nativo di Stevenage ha messo in piedi un weekend quasi perfetto, comandando tutte le sessioni dalla PL1 fino alla Q3. Il ‘quasi’ è dovuto allo start, dove viene sorpreso da Sebastian Vettel. Ma su questa pista la superiorità sua e della W08 Hybrid è evidente, permettendogli dopo il sorpasso nel corso del giro 6 (remake di quello del 2012) di fare gara a sé e di portare a casa la nona vittoria in questo campionato. Un cambio di marcia, quello dell’Hamilton post pausa estiva, innegabile e folgorante, che lo ha condotto ad un titolo che potrebbe arrivare domenica prossima in Messico. Con 66 punti di vantaggio su Vettel, al pilota inglese sarà sufficiente non perdere più di 16 punti nel confronto con il ferrarista. Ovvero, con un Seb vincente, a Lewis basterà giungere al traguardo in 5° posizione per dare il via ai festeggiamenti.

La gioia di Lewis Hamilton, ormai ad un passo dal diventare tetracampeon (foto da: twitter.com/F1)

Festa che è già cominciata per la Mercedes (75.esima vittoria come costruttore, 150.esimo podio), che ad Austin trionfa nel Mondiale Costruttori per il quarto anno di fila, allungando a +147 sulla Ferrari con 129 punti disponibili. La scuderia anglo-tedesca, dopo alcune difficoltà iniziali, soprattutto d’assetto, ha confermato una supremazia, di motore ma non solo, chiara anche se meno netta rispetto al passato, con una monoposto che ha avuto il grande pregio, oltre che di essere solida come un carrarmato, di essere maggiormente versatile delle rivali. Unico neo nella prestazione globale della Mercedes negli States è il 5° posto di Valtteri Bottas, che conferma una involuzione lampante da quando ha firmato il rinnovo. Il finlandese, dopo un buon avvio e un gran duello con Ricciardo, si scioglie alla distanza, beccando sberle da tutte le parti nella seconda metà di gara e chiudendo a 35 secondi dal compagno di box, pur se con una sosta in più negli ultimi passaggi.

LA FERRARI RITROVA IL SORRISO: VETTEL E RAIKKONEN A PODIO. MA LA VITTORIA ERA FUORI PORTATA

Dopo i disastri della trasferta asiatica, che numeri alla mano hanno consegnato a Lewis Hamilton su un piatto d’argento un comunque meritato titolo mondiale, in Texas il Cavallino Rampante scaccia via i fantasmi e i dubbi riguardanti l’affidabilità e agguanta un doppio podio che fa morale in vista del prossimo futuro. Austin, sulla carta, era un circuito che si adattava maggiormente alla Mercedes e soprattutto al suo alfiere britannico, vantante a queste latitudini un feeling molto vicino a quello di Marc Marquez in MotoGP. Ragion per cui non deve sorprendere più di tanto il fatto che, alla fine della fiera, la SF70-H non sia mai stata effettivamente della partita per la vittoria.

Sebastian Vettel, secondo ieri ad Austin (foto da: formula1.ferrari.com)

Eppure, la partenza bruciante di Sebastian Vettel (autore del giro record in 1:37.766, un millesimo meglio di Bottas e record sul giro in gara), che da tempo oggettivamente non riusciva in uno scatto così convincente, aveva illuso, spingendo a credere nelle chance di un copione diverso rispetto al previsto. D’altronde, già in qualifica Sebastian aveva fatto un capolavoro, portandosi a soli 239 millesimi dal crono monstre del rivale. La realtà, purtroppo, si è palesata da subito, con Hamilton che in poche tornate chiude sul tentativo di fuga del tedesco, infilandolo in fondo al lungo rettilineo nel corso del sesto giro. Da quel momento in poi, la gara di Vettel non è stata per nulla tranquilla, a causa del blistering all’anteriore (sinistra in particolare) che ha colpito i suoi pneumatici sia nello stint iniziale con le Ultrasoft che in quello centrale con le Soft. Con un ritmo non al livello né di Hamilton né degli inseguitori, a salvare la baracca ci ha pensato la strategia, con una quantomai provvidenziale sosta ai box per passare alle Supersoft, al giro 39. Lo stint finale ritrova un Vettel all’altezza della situazione, che rimonta di gran carriera e va a prendersi il 2° posto, non senza uccellare con una manovra da urlo in curva 1 Bottas (giro 51), passando al centimetro tra la Mercedes all’interno e la McLaren di Vandoorne all’esterno.

Kimi Raikkonen, terzo al termine del Gran Premio degli Stati Uniti 2017 (foto da: thecheckeredflag.co.uk)

Merita gli applausi anche Kimi Raikkonen, che torna sul podio dopo un’assenza che durava dal Gran premio d’Ungheria. Ieri come allora, il finlandese ha dato ancora sfoggio del suo essere per la squadra, quando ha dato strada ad un Vettel più veloce al giro 52, concludendo con gli pneumatici ormai consumati a causa della sua strategia ad una sosta. Dopo aver perso la posizione al via a favore di Ocon, salvo riprendersela nel corso del secondo passaggio, Kimi da il meglio nella fase centrale della gara, sfoderando un ottimo ritmo sia con le Ultrasoft che soprattutto con le Soft. Dopo aver passato vari giri negli scarichi di Bottas, Iceman affonda il colpo alla staccata di curva 12 (giro 42), guadagnandosi applausi meritati. Nel finale, come detto, con le sue Soft ormai sulle tele Kimi lascia andare il compagno di box e prova strenuamente a difendersi dall’arrivo di Verstappen. L’olandese (come vedremo poco più avanti) opera il sorpasso all’interno di curva 17; troppo all’interno per i commissari, che penalizzano di 5″ il pilota Red Bull, restituendo il podio a Kimi.

RED BULL, VERSTAPPEN FA SCINTILLE, IN PISTA E FUORI. RICCIARDO KO

Animi diametralmente opposti all’interno del box Red Bull, al termine della gara di Austin. Se da un lato c’è grande soddisfazione per la bellissima rimonta messa in pista da Verstappen, dall’altro tutto il team anglo-austriaco (e non solo) ha preso malissimo la sanzione comminata all’olandese a causa del suo sorpasso ai danni di Raikkonen, che lo ha costretto ad accontentarsi della 4° posizione. Ma procediamo con ordine. Partito 16° per la sostituzione della power unit (in versione rivolta al 2018), Max sfodera subito la sua voglia di far bene, rimontando in fretta e trovandosi 6° dopo appena 10 giri. Finito anche al comando grazie ad un primo stint su Supersoft più lungo, è grazie ad una ottima parte centrale su gomma Soft che Verstappen si mette in gioco per il podio. Effettuata la seconda sosta (giro 38, ancora su Supersoft) e fallito di poco l’undercut su Vettel, Max segue il ferrarista quasi come un’ombra nella remuntada verso il podio.

Gran gara per Max Verstappen, da 16° a 4° (foto da: twitter.com/RedBullRacing)

E come Seb, il giovane talento oranje attacca e passa di forza Bottas (giro 52), per poi lanciarsi come un condor a caccia di Raikkonen. L’aggancio avviene nell’ultimo giro, con il finlandese che sembra riuscire a chiudere tutte le porte; ma MadMax ha tante risorse, e prova l’impossibile, tagliando all’interno di curva 17 e prendendosi il gradino più basso del podio. La gioia dura poco e quando vede arrivare Bonciani insieme a Raikkonen nello stanzino dietro il podio, capisce che c’è qualcosa che non va. I commissari, infatti, hanno giudicato (a ragione) la sua manovra non regolare, avendo messo tutte e quattro le ruote fuori dalla pista (due sull’erba) per passare il rivale. Risultato: 5″ di penalità e addio podio. Nel post gara, Horner e lo stesso Verstappen si scagliano come furie contro il collegio dei commissari, con l’olandesino che pecca ancora una volta d’intelligenza nelle dichiarazioni, parlando di un commissario ‘imbecille‘ che ha preso questa decisione, oltre a paventare un accanimento dei commissari nei suoi confronti (ma siamo seri?!?!). Chiaro come sotto questo punto di vista gli ci voglia una bella tirata d’orecchie, non essendo la prima volta che si lascia andare a frasi simili; inoltre, se Vettel, dopo aver mandato platealmente a quel paese Whiting al termine del Gran Premio del Messico dello scorso anno, fu costretto a fare pubblica ammenda oltre che a scusarsi con il direttore di gara, non vedo perchè Verstappen non debba essere costretto a fare altrettanto.

Comunque, a parte ciò, la decisione non è appuntabile regolamento alla mano, come spiegato da Mika Salo, uno dei membri del collegio dei commissari ieri (e probabile bersaglio degli strali di Max). Quello che però in tanti hanno evidenziato, e che si ripete spesso sui circuiti di nuova generazione, presentanti quasi ad ogni curva decine di metri di asfalto di via di fuga, è una diversità nel metro di giudizio sia tra una gara e l’altra sia all’interno della gara stessa. C’è da dire, concentrandoci solo su Austin, che le manovre incriminate vengono ovviamente calcolate diversamente tra libere e qualifiche/gara; inoltre, tagliare una curva viene considerato ben più grave (dal punto di vista del vantaggio conseguito) rispetto all’uscire larghi da una curva, soprattutto se succede in seguito ad una battaglia, quando un pilota può venir spinto fuori da un collega.

Il momento del sorpasso ‘illegale’ di Max Verstappen ai danni di Kimi Raikkonen (foto da: realsport101.com)

Ciò detto, è chiaro che ci siano modifiche da prendere, chieste da tempo. Innanzitutto un collegio unico di commissari per tutto il campionato, che dovrebbe rendere unitario il metro di giudizio. Quindi, e siamo al tasto dolente, dovrebbero essere ripensate le vie di fuga. Suzuka rappresenta un caso emblematico, nel suo essere old style: lì se sbagli paghi, e nella quasi totalità delle circostanze paghi a caro prezzo, insabbiandoti o sbattendo. Essendo altrettanto evidente che sarà difficile spingere la FIA a rivedere le sue convinzioni su questo punto, un correttivo potrebbe essere quello di piazzare almeno un paio di metri di erba (o sabbia/terra) a poca distanza da quella che è considerata ‘pista’. Ma questo è uno di quei tipici discorsi dove (per motivazioni politiche più che pratiche) tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

Riguardo alla Red Bull, resta da trattare l’argomento Ricciardo. L’australiano è tornato a collezionare uno zero come non gli succedeva da Budapest, quando venne speronato poco dopo il via da Verstappen; a tradirlo è stato un problema alla power unit (giro 14), dopo che Daniel si era reso protagonista di uno spettacolare duello nei primi passaggi con Valtteri Bottas. Un weekend non da ricordare per il buon Ricciardo, inquietatosi non poco alla notizia del rinnovo di Verstappen e, soprattutto, alle parole dei vari Horner e Marko sul futuro del team.

GLI ALTRI #1: OCON MEGLIO DI PEREZ. SAINZ, SCELTA GIUSTA PER LA RENAULT

Fine settimana molto positivo anche per Esteban Ocon e Carlos Sainz, rispettivamente 6° e 7° al traguardo. Il francese della Force India sta confermando sempre più il suo talento, come si capisce non solo dal fatto che non si sia mai ritirato finora, ma soprattutto dall’aver chiuso a punti 16 gare su 17. In Texas Ocon beffa Raikkonen al via e, nonostante venga ripassato subito dopo, non si scompone per nulla, portando avanti la sua gara da primo dei terrestri. La cosa più importante per lui è il confronto vinto nettamente con Sergio Perez (8°) il quale, poco dopo metà gara, aveva chiesto via radio cosa fare, poiché era vicino al compagno di box e si sentiva più veloce. Invece Ocon l’ha distanziato e nel finale, con le unghie e con i denti, ha difeso la posizione dall’arrembaggio di Carlos Sainz, altra sensazione del weekend. Il neo pilota Renault è stato protagonista di un debutto super al volante della R.S.17. Veloce sin da subito, Carlos è risultato al livello di Hulkenberg (ko dopo appena 3 giri per un problema di pressione dell’olio) nei tre turni di libere, mostrando la sua bravura poi in gara. Di certo, sembra che ad Enstone ci abbiano visto giusto e, per il futuro, potranno programmare bene con due piloti di tale livello.

Gran debutto in Renault per Carlos Sainz, qui immortalato nel sorpassare Sergio Perez (foto da: twitter.com/RenaultSportF1)

GLI ALTRI #2: MASSA E KVYAT A PUNTI. DELUSIONI MCLAREN E HAAS

Gara positiva anche per Felipe Massa e Daniil Kvyat, che completano la zona punti. Il brasiliano, grazie ad un primo stint lunghissimo con le Supersoft, è riuscito a scalare la classifica, consolidando poi la zona punti  una volta montate le Ultrasoft, arrivando ad un soffio dall’ottava posizione di Perez. Bene anche il russo che, al rientro in Toro Rosso, sfodera una buona prestazione che gli permette di racimolare un buon punto. Discreto anche Lance Stroll, 11° e ai margini dei punti nonostante abbia sofferto di un pesante degrado agli pneumatici. Rammarico in casa McLaren. Con un Vandoorne 12° e mai seriamente in lizza per i punti, il peccato è costituito dall’ennesimo ritiro di Alonso, out al giro 24 per un problema al motore mentre si trovava solidamente 8°. Buono il debutto nella massima serie per Brendon Hartley, che arpiona un più che onorevole 13° posto. Male la Haas. Al termine di un weekend in cui sia Grosjean che Magnussen hanno faticato tanto ad essere competitivi, il team di Kannapolis lascia Austin con le pive nel sacco, con il franco-elvetico 14° e il danese, che ancora una volta si fa notare per il litigare con tutti, 16°. Proprio Kevin, nel finale, in pochi metri prima ha un’incomprensione pericolosa con Vettel; quindi, subito dopo, si prende con la Sauber di Ericsson (15°) in curva 12, anche se la sanzione (5″) la becca lo svedese. Out dopo 5 giri Wehrlein, a causa dei danni dopo un contatto in avvio.

L’ultimo back-to-back della stagione 2017 si completa nel prossimo weekend, quando il Circus sarà impegnato presso l’autodromo Hermanos Rodriguez di Città del Messico.

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