F1, Ralf Schumacher: “La Williams vive una grossa crisi a livello manageriale”

Tra i temi che caratterizzano questo inizio del 2019 in Formula 1, trova sicuramente spazio anche la profonda crisi che, dallo scorso anno in particolare, sta vivendo la Williams. Il team inglese ha cominciato davvero male la stagione, prendendo parte con due giorni di ritardo ai test collettivi di Barcellona e presentandosi a Melbourne con una FW42 prestazionalmente parlando imbarazzante, e con i piloti mestamente in fondo, George Russell e Robert Kubica rispettivamente a 2 e 3 giri dal vincitore, Valtteri Bottas.

Ralf Schumacher esulta, dopo aver vinto il Gran Premio di San Marino, Imola, del 2001, al volante della Williams FW23. Si trattò della prima vittoria del minore dei fratelli Schumacher (foto da: twitter.com)

Un team, la Williams, che vanta nella sua storia, fatta di 724 gare, 114 vittorie, 128 pole, 133 giri record, 312 podi complessivi, 33 doppiette e, soprattutto, 7 Titoli Piloti e 9 Costruttori. Se però andiamo a guardare nel dettaglio, ci si accorge che i titoli mondiali mancano dall’accoppiata del 1997 (con Jacques Villeneuve iridato), la vittoria dal Gran Premio di Spagna 2012 con Pastor Maldonado, la pole dal Gran Premio d’Austria 2014 con Felipe Massa e la doppietta dal Gran Premio di Francia 2003, con Ralf Schumacher vincitore e Juan-Pablo Montoya secondo.

L’ottimo avvio di era ibrida nel 2014, chiaramente (ex post) favorito dalla strabordante superiorità della power unit Mercedes all’epoca, aveva illuso riguardo le prospettive di un ritorno duraturo del team di Grove al top della Formula 1. E invece, le stagioni seguenti si sono risolte in un calo progressivo ed inesorabile. Dal 3° posto Costruttori (320 punti) del 2014, con una pole e nove podi, si è passati ad un altro 3° posto nel 2015, ma con meno punti (257) e 4 podi; nel 2016 si scende al 5° posto (138 punti) ed un solo punto, replicato nel 2017 ma con ancora meno punti all’attivo (83). Quindi il crollo della passata stagione, chiusa al 10° ed ultimo posto (soli 7 i punti).

Eloquenti le parole di Russell a margine della prova australiana: “Non possiamo fare altro che trattare queste prime gare come dei test, dato che siamo davvero molto indietro. L’unica cosa che possiamo fare è girare il più possibile, capire cosa funziona e cosa no, dato che in questo momento non avrebbe molto senso provare ad ottimizzare tutto il pacchetto. Sono felice di aver concluso la gara a Melbourne senza drammi e penso che abbiamo imparato tanto. Ma noi non scendiamo in pista per arrivare ultimi“.

La crisi della Williams è stata acuita anche dal ‘terremoto’ che si è verificato prima dei test, con l’addio di Paddy Lowe, colui il quale era arrivato dalla Mercedes ad inizio 2017 per provare a risollevare le sorti del team. Un grande ex della Williams, Ralf Schumacher, ha dato la sua spiegazione degli affanni che sta vivendo il team con il quale ha corso dal 1999 al 2004, assommando 94 gare, 6 vittorie, 5 pole position, 7 giri record, 21 podi e 232 punti iridati.

La Williams ha avuto in passato un clima particolare. Finché al comando c’era Patrick Head si riusciva a mantenere un certo equilibrio. Un clima di paura e terrore, uno stile di leadership ereditato dagli ’70 e ’80. Con l’attuale struttura manageriale, al contrario, la Williams non riesce ad estrarre il massimo dai suoi dipendenti, perché manca coesione all’interno del team“, spiega il tedesco.

“Gli ingegneri stanno lottando più contro loro stessi che insieme. Credo che la Williams debba rivedere la sua dirigenza, visto che Claire sta faticando tanto ad essere al livello del padre. L’esempio di Paddy Lowe è lampante: ha vinto ovunque; in Williams invece non è nemmeno riuscito a portare la vettura 2019 in tempo a Barcellona prima di essere licenziato. A mio parere, tutto ciò basta per porsi delle domande su come sia gestito il team a livello manageriale“, conclude Ralf Schumacher.

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