F1 Messico 2016 Analisi: tutto troppo ridicolo per essere vero!

A Città del Messico, la Formula 1 ha dato il peggio di sé, con una serie di contraddittorietà nelle decisioni da reparto di psichiatria 

Sono passate oramai 24 ore, dal Gran Premio del Messico di ieri sera. Ma ammetto di non aver ancora metabolizzato ed accettato quanto accaduto. Del duo Mercedes, con Hamilton che vince e riduce il gap su Rosberg, ancora in versione ragioniere e 2°, sinceramente se ne sono accorti in pochi. Tutta l’attenzione è stata catturata dal duello Vettel vs Red Bull avvenuto alle loro spalle, oltre che, chiaramente, dagli abomini operati dal collegio dei commissari. Tutta una serie di elementi, che mi spingono ad un’analisi un po’ diversa dal solito.

Il podio del Gran Premio del Messico 2016 (foto da: blitzquotidiano.it)

Il podio del Gran Premio del Messico 2016 (foto da: blitzquotidiano.it)

 

Ma andiamo con ordine. Per circa una sessantina di giri, la gara si è svolta sonnecchiosa, noiosa sicuramente, caratterizzata da degli pneumatici, le Medium in particolare, rivelatesi di marmo, sul liscio asfalto messicano. Pochi gli elementi di discussione (e che torneranno più avanti). La partenza, con un Hamilton che, per difendere la posizione, arriva lunghissimo in curva 1, taglia praticamente tutta la prima sezione della pista, ritrovandosi con un gran margine, annullato subito dopo dalla safety car causata dall’incidente di Wehrlein. Subito dietro, la “ruotata” di Verstappen a Rosberg. Lo stesso Verstappen che, al giro 50 in curva 4, ha provato un attacco a dir poco ottimistico (per quanto spettacolare) sullo stesso pilota della Mercedes.

F1 GP Messico 2016: la partenza

https://youtu.be/g27599QD3NU

 

L’ultimo terzo di gara vede un Vettel in costante rimonta su Max grazie a delle Medium più nuove di 20 giri, con Ricciardo che, ancor più veloce, prova a rinvenire sulla zona podio con delle Soft nuove. Davanti, Hamilton controlla in scioltezza Rosberg; poco dietro, Raikkonen, danneggiato dallo scarso feeling con le gomme dalla spalla bianca e da una strategia giocoforza perdente, passa le pene dell’inferno per superare Hulkenberg. Negli ultimi 5 giri, la gara esplode, letteralmente. Prima è Kimi a superare splendidamente, all’esterno di curva 4, Nico Hulkenberg, il quale finisce anche in testacoda nel tentativo di resistere. Quindi, comincia la bagarre per il podio, e cominciano i problemi.

F1 GP Messico 2016: Kimi supera così Nico Hulkenberg

https://youtu.be/5cUTYc0dEDQ

 

Al quartultimo giro, Vettel prova l’attacco su Verstappen alla prima staccata; il pilota Red Bull arriva lungo e taglia di netto la esse, tornando sul tracciato davanti a Sebastian. Ci si aspetta, giustamente, che l’olandese ceda la posizione al tedesco, come anche il muretto Red Bull gli consiglia. E invece no. Max fa di testa sua e non solo non lascia passare Vettel, ma lo rallenta anche, con l’intento di far piombare Ricciardo sul ferrarista. Chiaramente, sia Seb che il muretto Ferrari sono furiosi. Sfruttando il tappo del team mate, Ricciardo, nel penultimo giro, attacca il ferrarista sul rettilineo che porta in curva 4. I due arrivano a ruote fumanti in staccata, si toccano e Vettel, con le unghie e con i denti (oltre che chiaramente innervosito) tiene la posizione, scatenandosi poi nei riguardi di Charlie Whiting, mandandolo a quel paese in mondovisione.

F1 GP Messico 2016: Angry Seb!

https://youtu.be/Om2hR0sTqLc

 

Questo è il resoconto di quanto accaduto in pista. Subito dopo, parte quello che ieri ho definito “Il teatro dell’assurdo“. Verstappen, con molta nonchalance, si reca sul retro-podio, accorgendosi lì, di esser stato declassato in 5° posizione, a causa di una sacrosanta (per quanto leggera) penalità. Buttato giù dal podio, sullo stesso sale Vettel, quasi raccattato in pit-lane dagli uomini Ferrari, giusto premio per una gara che lo ha visto per distacco MVP. E’ finita qui? Macchè. Ad oltre tre ore di distanza, ecco la mazzata: il collegio dei commissari decide di penalizzare Sebastian di 10”, colpevole di aver operato “un cambio di traiettoria anomalo“, unito ad una condotta di guida “potenzialmente pericolosa” nel difendersi dall’attacco di Ricciardo. In pratica, la prima applicazione della “Verstappen rule“, della quale lo stesso tedesco era stato tra i fautori più convinti. Una beffa. 

C’è talmente tanto da dire che si rischia davvero di perdere il filo. Tra regolamenti cervellotici e castranti, norme interpretate in maniera ondivaga e incoerente, fin nello stesso appuntamento, credo proprio che abbiamo toccato il fondo. La credibilità di Charlie Whiting e del collegio dei commissari, già ai minimi termini, è scesa se possibile ancora più in basso. 

Ripeto, la mancanza di coerenza nelle decisioni e nelle sanzioni è un cancro nell’attuale Formula 1. E’ mai possibile che, mentre Verstappen venga (a ragione) sanzionato per il taglio di pista sull’attacco di Vettel, Hamilton la passi liscia per quanto fatto al via? Non è questione di appartenenza, di partigianeria. Tutt’al più se andiamo a leggere le “ridicole” giustificazioni dei commissari, secondo i quali Lewis non era passibile di penalità non perché subito dopo la safety car ha annullato il vantaggio acquisito con la manovra (l’opzione più logica), ma perché, secondo la telemetria Mercedes, hanno “capito” che l’inglese ha rallentato “il giusto” nella via di fuga. 

E ancora, Verstappen entra a bomba in curva 1, usando Rosberg come respingente per fare la curva. Per puro caso sulla W07 del tedesco non si è rotto nulla, ma con questa manovra ai limiti dello scriteriato, Max poteva anche decidere il Mondiale, come giustamente osservato da Lauda. L’episodio viene indagato, ma niente. Giusto per fare un esempio, in Malesia, lo stesso Nico si è beccato 10″ di penalità per un sorpasso duro su Raikkonen.

In Red Bull si festeggia... (foto da: caranddriverthef1.com)

In Red Bull si festeggia… (foto da: caranddriverthef1.com)

 

Sulla sanzione a Vettel nell’episodio con Ricciardo, poi, stendiamo un velo pietoso. C’è chi dice che, interpretando restrittivamente il regolamento, la penalità ci sia. Ok, Vettel si è spostato alquanto frenando, ma ha lasciato spazio a Daniel, mica gli ha tagliato la strada; inoltre, da cosa è derivata quella situazione? Dal comportamento antisportivo e vergognoso del ragazzino, che non contento di fare il furbo, tagliando e non restituendo la posizione, rallenta il ferrarista con il chiaro intento di farlo raggiungere dall’australiano. In tutto ciò, Seb non ha sbagliato nel voler difendere “alla morte” la posizione. Una sanzione, ne ho il sentore, sulla quale pesano gli improperi nei riguardi di Whiting. Una sorta di vendetta che potrebbe non ancora aver presentato tutto il conto, visto che si vocifera di un’ulteriore sanzione proprio per questo motivo. 

In tutto ciò, c’è lui, Max Verstappen. L’elemento che sta scombussolando tutto il Circus. Con il suo talento, innegabilmente, ma anche con il suo carico di arroganza, strafottenza, di voler essere al di sopra delle regole. Ci si domanda se il nostro ci è o ci fa… Direi 60-40. Di certo, sta influendo in maniera pesante l’hype creato ad arte attorno a lui (anche Bernie ne sa sicuramente qualcosa). Ma questo ragazzo ce l’ha innato, e non parlo del talento. Vedasi il suo voler avere sempre e comunque ragione (“Tanto i commissari non mi dicono niente…“), il suo permettersi di apostrofare un quattro volte Campione del Mondo “idiota”, “frustrato”, che addirittura “deve tornare a scuola”. Beh caro mio, vedi di darti una calmata, perché la nomea che ti stai costruendo potrebbe ritorcertisi contro in un prossimo futuro. E soprattutto, questa mancanza di rispetto nei confronti dei colleghi sta facendo montare un clima piuttosto pericoloso e preoccupante. Nell’inerzia di chi di dovere, il passo sarà brevissimo per chi avrà voglia di fartela pagare (e pare non siano pochi). Sotto questo punto di vista, rimpiango la mancanza di elementi alla Nelson Piquet, alla Nigel Mansell, alla Riccardo Patrese. Ti avrebbero messo a posto già da un bel po’.

Charlie Whiting (foto da: theguardian.com)

Charlie Whiting (foto da: theguardian.com)

 

Da tutta questa faccenda, ad uscirne con le ossa rotte, oltre alla credibilità della categoria, è la Ferrari. Mai, in 25 anni che seguo questo sport, la Scuderia mi aveva dato un tale senso di impotenza politica. Lontani i tempi nei quali una frase detta da chi di dovere a Maranello (ah, il Drake…) era capace di smuovere tutto il Circus, oggi la Ferrari è stritolata e bistrattata, in una situazione non degna di un team che rappresenta l’essenza della Formula 1. E non venitemi a dire che non è così. Quanto accaduto ieri ne è la prova lampante. Soprattutto di quanto potere, al contrario, ha la Red Bull. Dei geni, i bibitari, nel rivoltare la frittata, nel serrare i ranghi e martellare nelle dichiarazioni, ottenendo lo scopo, con tanto di decisione presa dal Consiglio Mondiale, e quindi inappellabile. Per non parlare dei festeggiamenti sul podio, ore dopo, che mi astengo dal commentare (Ricciardo ma che mi combini?). Non contenti, adesso calcano anche la mano sulle ingiurie di Seb a Whiting, auspicando un’ulteriore sanzione. Basta sentire Horner: “Sarei sorpreso se non accadesse“. Tempi difficili richiedono decisioni difficili.

La Scuderia deve tornare a far sentire in maniera forte la sua voce, anche a costo di prendere decisioni drastiche. Sapete il punto di non ritorno? Bene, penso ci siamo arrivati…

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