F1, Jenson Button: l’ultimo gentleman driver

Dopo un’onorata carriera, lunga la bellezza di 17 stagioni, Jenson Button ha detto basta. Inizialmente, l’inglese avrebbe dovuto passare un 2017 sabbatico, da ambasciatore del McLaren Technology Group; un paio di settimane fa, invece, la decisione di appendere il casco al chiodo. Mancherà tanto, sinceramente, più che il pilota (un signor pilota, assolutamente) la persona Button. Un ragazzo che si è fatto apprezzare sempre più negli anni, con un modo di fare tipicamente “british”, con personaggi che negli anni sono diventati familiari, come la bellissima ex Michibata e il simpaticissimo papà John, scomparso il 13 Gennaio 2014. Jenson Button, in 308 gare (305 partenze) ha messo insieme soprattutto il Mondiale 2009 con la BrawnGP, con 15 vittorie, 50 podi, 8 pole position, altrettanti giri record e 1235 punti totali. Un pilota del quale andremo adesso a ripercorrere la carriera.

La gioia di Jenson Button, nel giorno del suo titolo mondiale, nel GP del Brasile 2009 (foto da: f1fanatic.co.uk)

La gioia di Jenson Button, nel giorno del suo titolo mondiale, nel GP del Brasile 2009 (foto da: f1fanatic.co.uk)

JENSON BUTTON: GLI INIZI

Nato a Frome il 19 Gennaio 1980, Button viene sin da piccolo instradato al mondo dei motori da papà John, in passato pilota di rally, cominciando a correre nei kart a otto anni. Nel 1991, ad undici anni, vince il campionato cadetto, riuscendo a trionfare in tutte e 34 le gare; le vittorie si susseguono senza sosta e, nel 1997, JB diventa il più giovane di sempre a conquistare il titolo europeo Super A, vincendo anche nel prestigioso Ayrton Senna Memorial Cup. A 18 anni Button passa alle monoposto, correndo e vincendo nel campionato britannico di Formula Ford, il Formula Ford Festival e il McLaren Autosport BRDC Young Driver Award, grazie al quale potè guidare una McLaren di Formula 1 alla fine dell’anno successivo. Nel 1999 passa alla F3 britannica, vincendo tre gare e chiudendo 3° in campionato, oltre a finire 2° a Macao. Paradossalmente, Button fallisce il suo primo esame di guida. Alla fine di quell’anno, l’inglese prova sia la McLaren che la Prost. Ma l’occasione arriva in Williams: nel team di Sir Frank si è liberato un sedile, grazie alla partenza di Alex Zanardi; il patron del team di Didcot organizza un test “sfida” tra Button e il brasiliano Junqueira, al termine del quale la spunta il 19enne britannico.

JENSON BUTTON, 2000: L’ESORDIO CON LA WILLIAMS

Jenson fa il suo ingresso nel Circus nel 2000, diventando, a 20 anni e quasi 3 mesi, il 3° più giovane esordiente di sempre (il più giovane per quel che riguarda i piloti della terra d’Albione). A Melbourne, la gara dell’inglese si ferma a 12 giri dalla fine, mentre era 6° (motore). L’appuntamento con la zona punti, però, è solo rimandato, visto che a Interlagos Button chiude 6°, divenendo all’epoca il più giovane di sempre a punti. La stagione del debutto, al volante della buona FW22 motorizzata BMW, è positiva. Jenson arriva a punti in altre cinque occasioni, con il 4° posto di Hockenheim, nel giorno della prima vittoria di Barrichello, come miglior risultato; in Gran Bretagna, Austria, Belgio e Giappone è 5°. A Monza, nel giorno del dramma di Gislimberti, è 6° dietro la safety car provocata dalla carambola della Roggia, ma si fa sorprendere da un rallentamento di Schumacher e sbatte contro le barriere esterne al rettilineo che porta alla Parabolica, finendo fuori proprio in quel punto. A fine stagione, Jenson ottiene un lusinghiero 8° posto (12 punti). Ciononostante, ad Agosto la Williams lo cede in prestito biennale alla Benetton.

La prima monoposto di Formula 1 di Jenson Button, la Williams FW22 (foto da: f1fanatic.co.uk)

La prima monoposto di Formula 1 di Jenson Button, la Williams FW22 (foto da: f1fanatic.co.uk)

JENSON BUTTON, 2001-02: UN BIENNIO ALLA CORTE DI BRIATORE

La prima annata del pilota di Frome con il team di Enstone è un quasi completo disastro. La B201 è poco competitiva, consentendo a Button di arrivare a punti solo a Hockenheim (5°). Il suo rendimento è deludente, soprattutto se paragonato con quello di Fisichella (3° in Belgio); in più, la sua vita extra F1 non è propriamente irreprensibile, tanto che Briatore, a fine anno, lo mette chiaramente in discussione. Ma l’ingresso della Renault in luogo della Benetton cambia in meglio la situazione. La R202 è un’altra cosa e le prestazioni di Jenson crescono sensibilmente, battendo uno come Trulli. L’inglese sfiora due volte il podio, arrivando 4° sia in Malesia che in Brasile; a Sepang, Michael Schumacher gli soffia il 3° posto all’ultimo giro, anche a causa di un problema ad una sospensione. Nel corso della stagione, arrivano punti in altre cinque gare (5° a Imola, Nurburgring e Monza, 6° a Magny-Cours e Suzuka). Nonostante la sua volontà di restare in Renault, Briatore gli preferisce Alonso; allora Button firma un biennale con la BAR, dove troverà Jacques Villeneuve come team-mate.

Jenson Button, al volante della Renult R22 (foto da: topgear.es)

Jenson Button, al volante della Renult R202 (foto da: topgear.es)

JENSON BUTTON, 2003-05: IN BAR, JB SEMBRA CONSACRARSI, CON UN 2004 DA APPLAUSI

In BAR l’esordio è complicato, soprattutto a causa dell’aperta ostilità da parte di Villeneuve, che sin dall’inizio si scaglia contro il giovane inglese. Già in Australia la coppia scoppia: Villeneuve rientra con un giro di ritardo rispetto alla chiamata del muretto, costringendo Button ad attendere alle sue spalle; nel post-gara, il canadese prova a giustificarsi, adducendo problemi con la radio, ma nè Jenson nè Dave Richards, team principal BAR, gli credono. In pista, anche per il fatto che Jacques soffre più inconvenienti tecnici, Button si piazza ripetutamente davanti, sfiorando il podio sia in Austria sia in Giappone (4° in entrambe le occasioni) e arrivando in zona punti altre cinque volte (7° in Malesia e al Nurburgring, 8° a Imola, a Silverstone e in Germania). Il momento più difficile arriva sabato 31 Maggio: durante le FP3 del GP di Monaco, Jenson perde il controllo in uscita dal Tunnel a 298 km/h, sbattendo in maniera molto violenta contro le protezioni, in un incidente molto simile a quello che costò un mese di coma a Wendlinger, nella prima sessione di libere del venerdì dell’edizione 1994. Fortunatamente, il pilota della BAR se la cava con una perdita di conoscenza, tornando a Montreal. A fine stagione, Button è 9° con 17 punti.

Quello che rimane della BAR di Button dopo l'incidente nelle PL3 del GP di Monaco 2003 (foto da: bbc.co.uk/Getty Images)

Quello che rimane della BAR di Button dopo l’incidente nelle PL3 del GP di Monaco 2003 (foto da: bbc.co.uk/Getty Images)

La stagione 2004 inizia sotto buoni auspici, grazie ad una 006 che si dimostra competitiva. E infatti, dopo un 6° posto in Australia, in Malesia Jenson ottiene finalmente il primo podio in carriera, chiudendo 3°; un risultato subito bissato in Bahrain. Addirittura, ad Imola ecco la prima pole position, anche se in gara deve arrendersi alla Ferrari di Schumacher, terminando 2°. A seguire, dopo un passaggio a vuoto in Spagna (8°), un altro 2° posto (a Monaco) e due 3° posti (Nurburgring e Montreal). L’inglese arriva a podio in altre quattro occasioni (2° a Hockenheim e Shanghai, 3° a Monza e Suzuka), per un totale di 10 podi in 18 gare, con appena due ritiri e ben 85 punti all’attivo, che permettono al pilota di arrivare 3° in classifica piloti, dietro agli inarrivabili ferraristi, e alla BAR di terminare con uno storico 2° posto. La seconda parte di stagione, però, è caratterizzata dalla lunga disputa contrattuale tra il team e Button. Il 7 Agosto, a sorpresa, Jenson firma un biennale con la Williams, provocando la reazione della BAR, che vuol far valere l’opzione prevista dal contratto. Il manager del pilota inglese, John Byfield, oppone la clausola secondo la quale Jenson sarebbe stato libero di firmare per un altro team se la BAR avesse rischiato di perdere la fornitura dei motori Honda. Durante l’estate, in effetti, il team di Pollock aveva annunciato il rinnovo della fornitura, ma secondo l’altra parte non si trattava di accordo definitivo, giustificando l’addio. La vicenda finisce davanti al Board della Formula 1 che si occupa dei contratti, il quale, il 20 Ottobre, da ragione al team inglese. Al termine di tutto, Richards lascia la squadra, mentre Button si separa dal manager, accusandolo di averlo malconsigliato.

F1 GP SAN MARINO 2004: LA PRIMA POLE DI BUTTON

 

Il 2005 dev’essere l’anno della conferma, e invece, soprattutto per quanto riguarda l’inizio di stagione, si trasforma in un incubo. Dopo aver terminato 11° il GP d’Australia, Button si ritira sia in Malesia che in Bahrain. A Imola, le cose sembrano finalmente virare nel senso giusto, con l’inglese che chiude 3°. Nel post-gara, però, le verifiche sulla 007 rivelano la presenza, all’interno del serbatoio della benzina, di un secondo serbatoio; una volta svuotati entrambi, la monoposto risulta 5,4 kg sottopeso. Mentre gli steward non prendono posizione, la FIA si appella contro la “non decisione” dei commissari, portando la vicenda davanti alla Corte Internazionale d’Appello della stessa Federazione. Pur non potendo provare la netta volontà di barare da parte della BAR, per aver contravvenuto alle regole la Corte toglie ai piloti i punti del GP di San Marino e squalifica il team per due gare, saltando Spagna e Monaco. In Canada, Button ottiene una pole a sorpresa, ma in gara, mentre era 3°, sbatte contro il “Muro dei Campioni”. Dopo il forfait di Indianapolis, comune a tutti i gommati Michelin, Button, dopo 9 gare, è ancora a zero punti. Dalla Francia in poi, però, l’inglese inanella 10 gare a punti consecutive, riassaporando il podio grazie ai due terzi posti di Hockenheim e Spa. A fine stagione, JB chiude 9° con 37 punti.

Jenson Button, con la BAR durante le qualifiche del GP degli USA 2005 (foto da: frankyremtlaaaat.wordpress.com)

Jenson Button, con la BAR durante le qualifiche del GP degli USA 2005 (foto da: frankyremtlaaaat.wordpress.com)

JENSON BUTTON 2006-08: CON LA HONDA, DALLA PRIMA VITTORIA AL CALVARIO

Nel finale dell’annata 2005, la Honda acquista il 55% delle quote rimanenti della BAR, fondando l’Honda Racing F1, con l’obiettivo dichiarato di puntare al Mondiale. L’inizio è illusorio: Button ottiene la pole in Bahrain, ma in gara è 4°; il weekend successivo è 3° in Malesia. Segue una serie di 9 gare molto deludenti, con due soli arrivi a punti (6° in Spagna e 7° a Imola) e ben quattro ritiri. Come nell’annata precedente, la seconda metà di stagione si rivela più soddisfacente. Dopo un 4° posto a Hockenheim, nel caotico GP d’Ungheria del 6 Agosto 2006, dopo 113 gare, Button vince per la prima volta in carriera, riportando un pilota britannico sul gradino più alto del podio a quasi sette anni di distanza dalla vittoria di Jhonny Herbert nel GP d’Europa 1999. Nelle successive cinque gare, Jenson chiude tre volte ai piedi del podio (Turchia, Cina e Giappone), una volta 5° (Italia), terminando l’anno in bellezza, con un 3° posto in Brasile. Button conclude con 56 punti (6° in classifica), pilota con più punti conquistati (35) negli ultimi 6 appuntamenti.

Lo sguardo spiritato di Jenson Button, nel giorno della sua prima vittoria in F1, nel GP d'Ungheria 2006 (foto da: cheaptrip.ru)

Lo sguardo spiritato di Jenson Button, nel giorno della sua prima vittoria in F1, nel GP d’Ungheria 2006 (foto da: cheaptrip.ru)

Il 2007, invece, non parte sotto una buona stella. Jenson è costretto a saltare i test invernali a causa della frattura di due costole, rimediata in un incidente sui kart. La nuova monoposto Honda, la RA107, presenta da subito molti problemi, soprattutto a livello aerodinamico. La stagione si rivela molto difficile. Da una parte i risultati in pista, con il nostro a punti solo in tre occasioni (5° in Cina e 8° in Francia ed Italia); dall’altra, arrivano tante critiche, anche pesanti. Lo stesso Button definisce la sua stagione come “un totale disastro”.

Purtroppo per lui, il 2008 è anche peggio. La Honda RA108 è pietosa, piazzandosi solo davanti alla debuttante Force India e alla Super Aguri, che però corre solo le prime 4 gare. Button, sconfitto nettamente da Barrichello, arriva a punti solo a Barcellona (6°), incappando in quella che probabilmente è la sua peggior stagione in Formula 1, peggio anche del 2001, dove è vero che raccolse solo 2 punti contro i 3 del 2008, ma arrivò più volte in top-10. Come ciliegina sulla torta, il 5 Dicembre, a causa della negativa congiuntura economica, la Honda abbandona la Formula 1, lasciando l’inglese (e Barrichello) a piedi.

Jenson Button, al volante della Honda RA108, durante i test prestagionali a Barcellona. Probabilmente, la peggior macchina, insieme alla McLaren 2015, guidata dal pilota inglese (foto da: f1fanatic.co.uk)

Jenson Button, al volante della Honda RA108, durante i test prestagionali a Barcellona. Probabilmente, la peggior macchina, insieme alla McLaren 2015, guidata dal pilota inglese (foto da: f1fanatic.co.uk)

JENSON BUTTON, 2009: IL “MIRACOLO” BRAWN GP E IL TITOLO MONDIALE

In una situazione che sembra senza via d’uscita, provvidenziale è l’intervento di Ross Brawn, che acquista tutto il materiale della Honda (compresa la nuova monoposto, in avanzato stato di progettazione) alla simbolica cifra di una sterlina, fondando la Brawn GP F1 Team, il cui annuncio viene dato il 5 Marzo 2009. Sia Button che Barrichello vengono confermati come piloti. La BGP 001, presentata il 6 Marzo, sin dai primissimi test si mostra velocissima, stupendo tutti e provocando una marea di polemiche, in particolare a causa del discusso doppio diffusore (“double decker”), che provocherà una serie di ricorsi e contro-ricorsi nelle prime settimane di campionato, culminanti nella decisione del 15 Aprile da parte della FIA, che giudica definitivamente regolari le soluzioni adottate dal team britannico.

Al volante della Brawn GP, Jenson Button diventa Campione del Mondo 2009 (foto da: f1fanatic.co.uk)

Al volante della Brawn GP, Jenson Button diventa Campione del Mondo 2009 (foto da: f1fanatic.co.uk)

L’avvio di Button è folgorante. Nelle prime sette gare, il pilota britannico centra quattro pole position e, soprattutto, la bellezza di sei vittorie (Australia, Malesia (con punteggio dimezzato), Bahrain, Spagna, Monaco e Turchia). Solo in Cina, sotto il diluvio, Jenson deve accontentarsi del 3° posto, alle spalle delle Red Bull. In campionato, l’inglese è involato verso il titolo, vantando 26 lunghezze di margine sul team-mate Barrichello (61 a 35) e 32 su Vettel (29). Da quel momento in poi, però, la competitività e di Button e della Brawn comincia a scemare, insidiata dalla Red Bull, con l’inglese che comincia praticamente a campare di rendita su quanto fatto nella prima fase. Button arriva 6° a Silverstone, 5° al Nurburgring e 7° sia a Budapest che a Valencia, per poi ritirarsi nel corso del primo giro a Spa. I risultati altalenanti degli avversari, comunque, gli consentono di mantenere un discreto margine di sicurezza, che egli gestirà fino alla fine. A Monza, Button torna sul podio (2° alle spalle di Barrichello), per poi giungere 5° a Singapore ed 8° in Giappone. In Brasile, con un ulteriore 5° posto, il sogno dell’inglese si realizza: Jenson Button e la Brawn GP sono campioni del mondo. La stagione si conclude con un 3° posto nel primo GP di Abu Dhabi, con 95 punti totali in classifica.

F1 2009: IL MONDIALE DI BUTTON

 

JENSON BUTTON, 2010-12: NEL PRIMO TRIENNIO IN MCLAREN, BUTTON MOSTRA IL SUO REALE VALORE

Nonostante il titolo mondiale vinto, i dubbi sul valore del pilota britannico non sono stati affatto allontanati. E’ diffuso, tra appassionati ed addetti ai lavori, la definizione di Button come di un campione del mondo “fortunato”, aiutato dall’avere avuto, nella prima parte di stagione, una monoposto nell’immaginario collettivo irregolare, per poi gestire a fatica il margine di vantaggio. Giunto in un top team come la McLaren, con un compagno di squadra scomodissimo come Hamilton, l’obiettivo di Jenson è innanzitutto quello di spazzare via le critiche.

L’inizio di 2010 è in altalena. Al 7° posto in Bahrain, seguono pole e vittoria in Australia, in una gara con condizioni miste che esaltano l’inglese. Dopo un 8° posto in Malesia, anche in Cina arrivano pole e vittoria, mentre ha meno fortuna tra Spagna (5°) e Monaco (ritirato). In Turchia, nella gara che vede la collisione tra Webber e Vettel, Button mostra il suo carattere, in un gran duello con Hamilton, che alla fine, comunque, lo precede. In Canada, il nostro bissa il 2° posto, per poi arrivare 3° a Valencia, trovandosi secondo in classifica, a -6 da Hamilton (121 a 127). I risultati delle gare seguenti, però, non sono soddisfacenti: 4° a Silverstone, 5° a Hockenheim, 8° in Ungheria e ritirato a Spa, dopo esser stato speronato da Vettel. Jenson rialza la testa a Monza, 2° e battuto solo da Alonso, arrivando poi 4° sia a Singapore che a Suzuka. Il 12° posto della Corea lo estromette in pratica dalla corsa iridata, con l’aritmetica che arriva in Brasile (5°), un weekend che ha visto il pilota McLaren subire una rapina al sabato, mentre tornava in albergo dopo le qualifiche. La stagione si chiude con il 3° posto della gara di Yas Marina, nel giorno del primo iride di Vettel. Con 214 punti, Jenson è 5° nella generale.

GP Australia 2010. Alla seconda gara, Button centra la prima vittoria da Campione del mondo e in McLaren (foto da: carsmagazine.com.ar)

GP Australia 2010. Alla seconda gara, Button centra la prima vittoria da Campione del mondo e in McLaren (foto da: carsmagazine.com.ar)

Il 2011 è la sua annata migliore con il team di Woking. A dispetto di un avvio non facile (2° in Malesia, ma anche 4° in Cina e 6° in Australia e Turchia), Button ingrana, cogliendo prima due 3° posti di fila (Spagna e Monaco), per poi ottenere una fantastica vittoria in Canada. In quella che passa alla storia come la gara più lunga della storia della Formula 1 (4 ore, 4 minuti, 39 secondi e 537 millesimi), sotto una pioggia battente soprattutto all’inizio, Jenson prima si tocca con Hamilton in pieno rettilineo dei box (giro 8), poi con Alonso (giro 37), trovandosi con una gomma forata. Ripartito 21° dopo il pit, l’inglese si esibisce in una strepitosa rimonta, culminata con il sorpasso a Vettel, autore di un lungo in curva 6 nel corso dell’ultimo giro. Dopo un 6° posto a Valencia e i ritiri di Silverstone e del Nurburgring, Button inaugura una seconda fase di stagione estremamente convincente, a partire dalla vittoria dell’Hungaroring, seguita dal 3° posto di Spa e dai 2° di Monza e Singapore. A Suzuka, l’inglese vince per la terza volta in stagione, ma Vettel, 3°, diventa campione del mondo. Nello stesso weekend, firma un rinnovo pluriennale con la McLaren. La stagione si chiude, nell’ordine, con il 4° posto in Corea, con il 2° in India e con i 3° posti di Abu Dhabi e del Brasile. Con 270 punti all’attivo, Jenson è vicecampione.

F1 GP CANADA 2011: PROBABILMENTE, LA PIU’ BELLA VITTORIA DI BUTTON

 

Il 2012 è ricco di aspettative, e Button parte alla grande, vincendo subito in Australia. Ma il seguito non è all’altezza delle aspettative. In Malesia, l’inglese, per la prima volta dal GP di Korea 2010, arriva fuori dalla zona punti (14°); nel gp successivo, in Cina, è 2°. Una serie di risultati deludenti, con un unico guizzo in Germania (2°), lo estromette con netto anticipo dalla corsa al titolo. Come spesso gli è accaduto, però, nella seconda metà di stagione le prestazioni migliorano sensibilmente. Al ritorno dalla pausa estiva, Button conquista la pole in Belgio (8° ed ultima), andando a vincere nella domenica ricordata per la paurosa carambola della Source, con Grosjean, Alonso e Hamilton come protagonisti. Ritirato a Monza mentre era 2°, l’inglese ottiene la piazza d’onore a Singapore. Jenson non molla più la top-5 (ritiro in Corea a parte), concludendo l’annata alla grande, trionfando in Brasile, nelle condizioni che lui più ama, ovvero quelle incerte e di difficile interpretazione. Con 188 punti, il pilota McLaren è 5° in campionato.

Jenson Button festeggia la vittoria nel GP del Brasile 2012, l'ultima della sua carriera (foto da: f1fanatic.co.uk)

Jenson Button festeggia la vittoria nel GP del Brasile 2012, l’ultima della sua carriera (foto da: f1fanatic.co.uk)

JENSON BUTTON, 2013-14: IL LENTO DECLINO

Nessuno, Button in primis, poteva immaginare che l’acuto di Interlagos 2012 potesse essere l’ultimo, anche della McLaren. La scuderia di Woking, che per il 2013 presenta il messicano Perez al fianco dell’inglese, con Hamilton passato alla Mercedes, subisce un’involuzione tecnica inaspettata, che la porta ad essere in pochi mesi da seconda a quinta forza dello schieramento. L’annata di Jenson è resa complicata sia da una Mp4-28 assolutamente non all’altezza delle monoposto che l’hanno preceduta, sia da un rapporto non idilliaco con Perez, con il quale, più volte durante il campionato, arriva a duellare con il coltello tra i denti. I risultati, ovviamente, non sono soddisfacenti: solo due volte (4° in Brasile e 5° in Cina) Button arriva nei primi cinque; nella generale è appena 9° (73 punti).

Il 2014 è la prima stagione dell’era ibrida e, dopo i test invernali, la McLaren viene inserita tra le possibili outsider, grazie alla PU Mercedes. E Button, dopo oltre un anno d’assenza, centra subito il podio in Australia (3°), grazie alla squalifica di Ricciardo, pur se alle spalle del nuovo team-mate, Magnussen. Peccato che sarà l’ultimo in carriera. Nel seguito della stagione, la MP4-29, oltre che ovviamente alla Mercedes, si dimostra inferiore anche a Williams e Red Bull. JB sfiora il podio arrivando 4° in quattro occasioni (Canada, Gran Bretagna, Russia e Brasile), con anche due 5° posti (Giappone ed Emirati). A fine stagione, l’inglese è 8° con 126 punti.

Jenson Button, durante le qualifiche bagnate del GP d'Australia 2014. In gara, l'inglese otterrà il suo ultimo podio (foto da: italiantestdriver.com)

Jenson Button, durante le qualifiche bagnate del GP d’Australia 2014. In gara, l’inglese otterrà il suo ultimo podio (foto da: italiantestdriver.com)

JENSON BUTTON, 2015-16: SI RIFORMA IL BINOMIO MCLAREN-HONDA, MA E’ UN DISASTRO

Annunciato Alonso per il 2015, il team di Woking attende fino all’11 Dicembre per confermare Button. Il ritorno della Honda come fornitore di motori galvanizza eccessivamente l’ambiente, visto che i primi riscontri in pista sono semplicemente disastrosi. La macchina, la MP4-30, oltre che lentissima è anche estremamente fragile. La stagione, in particolare all’inizio, è un lungo calvario. In Bahrain, addirittura, Button resta appiedato per ben tre volte, finendo per non prendere parte alla gara. I primi punti stagionali arrivano a Monaco (8°), risultato seguito da tre ritiri di fila. A Budapest, l’inglese giunge 9°, tornando poi a far segnare punti iridati in Russia (ancora 9°) e nel GP degli Stati Uniti, dove arriva il miglior risultato stagionale (6°), in una gara corsa in condizioni molto difficili. Alla fine, Jenson è 16° con 16 punti.

Jenson Button, durante il GP di Malesia 2015 (foto da: f1fanatic.co.uk)

Jenson Button, durante il GP di Malesia 2015 (foto da: f1fanatic.co.uk)

Arriviamo al 2016. La McLaren migliora, soprattutto in affidabilità, ma non abbastanza. Dopo le prime tre gare a secco, Button ottiene un 10° (Russia) e due 9° posti (Spagna e Monaco). In Austria, sfruttando le mutevoli condizioni atmosferiche, centra un clamoroso 3° tempo in qualifica; la domenica, il pilota del team di Woking lotta come ai bei tempi, portando a casa un bel 6° posto (miglior piazzamento in stagione). Il seguito della stagione non porta a Jenson molte soddisfazioni. Dopo un 8° posto ad Hockenheim, il 3 Settembre, nel corso del weekend di Monza, Button annuncia la decisione di prendersi un anno sabbatico nel 2017, divenendo ambasciatore del McLaren Technology Group, con l’obiettivo di tornare nel 2018. Nelle ultime gare raccoglie altri due 9° posti (Malesia e Stati Uniti), concludendo in 15° posizione l’annata (21 punti). Nell’ultima gara di Abu Dhabi, l’inglese si ritira per la rottura della sospensione anteriore destra. E’ questa la fine della sua carriera in Formula 1 poichè, pochi giorni dopo, Button rende nota la sua intenzione di ritirarsi definitivamente.

Il casco usato da Jenson Button nella sua ultima gara di Abu Dhabi (foto da: f1fanatic.co.uk)

Il casco usato da Jenson Button nella sua ultima gara di Abu Dhabi (foto da: f1fanatic.co.uk)

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