Una conferenza stampa molto attesa, quella del Gran Premio del Brasile, che ha presentato la novità di Charlie Whiting, presente insieme al responsabile della FIA Matteo Bonciani, per provare a spiegare i motivi delle decisioni prese dal collegio dei commissari in Messico. Aiutato in ciò anche da uno schermo.
Ebbene, Charlie ha cominciato con il tema del taglio della prima curva, sul perchè Hamilton, a differenza di Verstappen, sia stato graziato. “La differenza principale è che nel caso di Lewis non c’è stato vantaggio. In quello di Max si” – dice il direttore di gara – “Hamilton sbaglia, guadagna tempo in pista, ma lo restituisce quasi immediatamente. Se anche Max avesse fatto lo stesso tra curva 3 o 4, avrebbe perso la posizione su Vettel. Perciò si è optato per la penalità“. Il pilota olandese, perplesso, non si è detto d’accordo con le conclusioni di Whiting, auspicando “una pena prestabilita per casi del genere, senza che debba intervenire l’interpretazione dei commissari“. Ma il buon Charlie ha replicato picche, sottolineando come ogni caso sia diverso, e avallando l’attuale politica ondivaga sulle sanzioni. Contento lui…
Comunque, Charlie va avanti, passando alla difesa di Vettel su Ricciardo, costata al ferrarista il podio. “Bisogna tornare all’Ungheria” – dice l’inglese – “Dove c’era stato un simile incidente, poi molto discusso anche tra i piloti, con coinvolti Raikkonen e Verstappen. L’opinione generale era che dovesse essere vietato il cambiare direzione in frenata, e tutti ci siamo trovati d’accordo. Un’ulteriore discussione c’è stata ad Austin, per chiarire cosa si potesse fare e cosa no. La gara in Messico è stata la prima dove abbiamo applicato quest’accortezza, tanto che ora, se un pilota cambia direzione in modo anomalo in frenata, i commissari possono decidere per la sanzione. Dai dati e dai video a nostra disposizione, è apparso chiaro il cambio di direzione operato da Vettel“.
Immediata la replica dei diretti interessati. Mentre chiaramente Ricciardo si è detto d’accordo con Whiting, con un distinguo relativo ai fans, Vettel ha ribadito il suo non considerare pericolosa la manovra, pur accettando la sanzione. “Quando sei in frenata e stai sorpassando, sei al limite e una situazione di questo tipo non ti permette di poter controllare la vettura” – dice il pilota Red Bull – “Penso perciò che la decisione sia stata giusta, anche se capisco che dal punto di vista di chi ci guarda risulti difficile da capire e da digerire dopo la gara“. “Daniel aveva abbastanza spazio e per la maggior parte del tempo non ho cambiato direzione” -sostiene invece Seb – “La manovra era meno pericolosa di quel che sembrava e non credo di aver arrecato un pericolo a Daniel. Ma non posso che accettare la decisione“.
Poi si passa al team radio del Vettel furioso, nei riguardi del quale Whiting dimostra di aver accettato le scuse: “Non è la prima volta che succede e il fatto che fossero rivolte a me è dovuto solo ad una situazione infelice. Tutto ciò, comunque, è spiegato dalla frustrazione di Seb in quel momento. Subito dopo la gara, lui è venuto a cercarmi per pormi le sue scuse, e per me è stato più che sufficiente“.
Per Charlie, poi, non è sbagliato avere commissari diversi ogni volta: “Gli steward hanno tantissime immagini e tecnologie a disposizione. Voi non vedete tutto ciò. E’ facile dire che le decisioni vengono prese a caso, ma se potreste vedere come si svolge la procedura decisionale, capireste che ogni incidente viene controllato nei minimi particolari e che ogni caso è diverso dall’altro“.
La chiusura arriva sulla contestazione, da molti operata, sull’eccessiva complicazione della Formula 1 attuale. “Il nostro è uno sport molto complicato e questo richiede la presenza di norme sempre più lunghe e dettagliate” – dice Whiting – “Vero, potremmo avere regole molto più semplici. Ma se ti chiedono continuamente di specificare, sei portato ad modificarle, allungarle o annullarle. Non penso che le cose si semplificheranno nei prossimi anni, perchè la Formula 1 è complicata ed è così che si è sviluppata negli ultimi 20-30 anni“.
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