Esclusiva Stadiosport – Mirko Taccola: “Mi diverte ancora giocare! Castori e Mazzone i miei maestri. Giovani? Devono metterci tanta passione e non pensare ai soldi”

In esclusiva ai microfoni di Stadiosport.it, Mirko Taccola, ex difensore con una lunga e importante carriera tra A e B, finendo alle categorie inferiori, senza dimenticare soprattutto i suoi trascorsi con le maglie di Inter e Napoli. Nel corso della sua carriera calcistica, l’ex difensore pisano, vanta inoltre un Europeo conquistato con la Nazionale Under 21 nel 1992. Oggi Mirko, all’età di 47 anni non ne vuole proprio sapere di appendere gli scarpini al chiodo, infatti si diverte a giocare in terza categoria con i ragazzi della Fornaci e allo stesso tempo porta avanti l’attività di famiglia a Lucca, città dove vive attualmente. In questa intervista, abbiamo parlato di lui, della sua carriera e anche sul calcio d’oggi, totalmente cambiato rispetto a quando giocava lui, cambiamento notato da lui specie sui giovani, ai quali non gli viene fatta fare la necessaria gavetta per crescere, venendo subito ricoperti di soldi alla prima stagione positiva senza facendogli vivere questo sport con passione. Nella sua lunga carriera, Taccola ha voluto ricordare due allenatori avuti durante la sua carriera da professionista, che gli hanno insegnato davvero tanto, riferendosi a Fabrizio Castori e Carlo Mazzone, i quali lo hanno allenato rispettivamente a Lanciano e Cagliari.

Ciao Mirko, cosa fai oggi dopo tanti anni vissuti da protagonista sui  campi di calcio ?

“Vivo a Lucca, dove gestisco un’attività familiare e allo stesso tempo continuo a divertirmi all’età di  47 anni, giocando in terza categoria con la maglia della Fornaci, squadra composta da un bel gruppo di ragazzi, che ci mettono tanto cuore e passione. Io per il calcio ho una passione incredibile e quindi mi diverto ancora, perché amo vivere lo spogliatoio e l’odore dell’erba, è un qualcosa che può capire solo chi ama questo sport”.

Come reputi oggi la tua lunga e importante carriera professionistica da calciatore, senza dimenticare la conquista dell’Europeo del 1992 con la Nazionale Under 21?

“Tutto sommato sono contento per quello che ho fatto anche se si poteva fare di più, ma alla fine ho raccolto quello che ho meritato, va bene così”. 

Non pensi che ai tuoi tempi, si faceva davvero la gavetta mentre oggi un giovane calciatore arriva più facilmente ad alti livelli e a guadagnare ingaggi importanti ?

“Sicuramente ai miei tempi era gavetta vera, noi inoltre venivamo formati anche come uomini oggi invece  soltanto come calciatori, agevolati anche da questi social network che gli danno ancor più visibilità, ma questo è un lavoro che deve essere fatto con amore e passione senza pensare esclusivamente al lato economico”.

Tu sei stato un ottimo difensore, non credi che oggi l’abitudine di difendere a zona stia facendo dimenticare come saper marcare l’avversario?

“Io sono stato abituato con la marcatura a uomo, quando giocavo io l’unica squadra a marcare a zona era il Milan di Sacchi e Capello. Oggi non hanno capito i difensori, che marcare a zona non significa non curare l’uomo, ma che devi marcarlo nella tua zona. Questo discorso però va inculcato ai ragazzi già nei settori giovanili, cosa che però non avviene e di conseguenza ci sono difensori incapaci di marcare.  Per come intendo io il difensore, l’esempio calzante è Chiellini, poi è importante anche saper impostare il gioco, ma principalmente bisogna saper marcare l’uomo”.

La novità di questa stagione è la Var, che serve a risolvere gli episodi dubbi durante le gare. Tu sei favorevole o contrario ?

“E’ una soluzione ottima che risolve molti problemi, va però soltanto un pò snellita nei tempi, è solo questione di tempo.  A parte questo sono molto favorevole, poi è bella anche la suspense nell’attesa della decisione. L’importante è  che gli arbitri non ne facciano troppo abuso di questa var, ma di utilizzarla solo in casi davvero estremi. Con l’inserimento di questa Var inoltre si vedrà in Tv meno moviola e polemiche, anche se poi il pretesto per polemizzare lo troviamo sempre in Italia”. 

Nel corso della tua carriera quale allenatore ti ha dato qualcosa più degli altri?

“Quello che mi ha dato tanto a livello tattico è Fabrizio Castori, che ho avuto a Lanciano in Lega Pro, rispecchia anche il mio carattere. Un altro allenatore a cui devo tanto è Carlo Mazzone, l’ho avuto al Cagliari e puntava molto su di me, poi era anche uno che proteggeva i suoi giocatori come un padre, ma te le cantava anche se doveva nello spogliatoio”.

 

Se pur siamo ancora alla quarta giornata di campionato, come vedi quest’anno la lotta scudetto ?

“Vedo la lotta scudetto più aperta rispetto agli altri anni, ma con la Juventus sempre favorita. Quest’anno si sono tutte ben rafforzate sul mercato, sarà comunque nel complesso un campionato combattuto su tutti i fronti e non vedo alcuna squadra a ricoprire un ruolo anonimo da metà classifica, tutte lotteranno per qualcosa”.

Cosa manca per colmare il divario tra le squadre italiane e le big europee, non pensi che oltre al discorso economico bisogna cambiare qualcosa partendo dal settore giovanile ?

“Il lato economico influisce parecchio, considerando che già sono squadre fortissime vanno e ogni anno ad aggiungere grandi giocatori, di conseguenza formano delle corazzate contro cui è difficile competere. Noi dobbiamo giocare all’italiana contro le big europee, perché se li affronti a viso aperto è un suicidio”.

Restando a parlare delle coppe europee, una delle poche italiane a regalarci qualche gioia è stata l’Atalanta, credi che i bergamaschi possano risentirne del doppio impegno?

“L’Atalanta mi piace moltissimo come gioca e secondo me non risentiranno del doppio impegno. Penso che in Europa cercheranno di andare il più avanti possibile perché è una vetrina importante per valorizzare i loro giocatori e in campionato cercheranno di mantenersi in una posizione tranquilla di classifica senza avere la pressione di dover ripetere la grande cavalcata dello scorso anno”.

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