Esclusiva – Marco Fantasia: “Vi racconto i miei esordi nel mondo del giornalismo. Olimpiadi? L’Italia può giocarsi l’oro”

Insieme a Giulia Pisani forma la coppia che, ogni sabato sera, tiene incollati migliaia di appassionati agli schermi di Rai Sport, per vivere insieme a loro le emozioni del grande volley e contribuire a trasmetterle attraverso un’impeccabile professionalità e un entusiasmo contagioso.

Oggi la redazione di StadioSport ha l’immenso piacere di intervistare Marco Fantasia, di professione giornalista, che da ormai quarant’anni non smette di dedicarsi alla sua professione con dedizione ed umiltà. La stessa che ci ha dimostrato narrandoci gli esordi di una carriera partita nel lontano 1980 e che ha attraversato la transizione dalla radio al mezzo televisivo, adattandosi alle esigenze di un contesto mediatico sempre più complesso e in costante mutamento.

Marco Fantasia, commentatore Rai Sport: immagine presa dal profilo Facebook dell’intervistato. I diritti, come in foto, sono riservati a Flavio Pavanello

Buonasera, Marco. Innanzitutto: ci può raccontare quando e perché nasce la sua passione per il volley e quando ha capito di poterla trasformare in un lavoro? Quando ha capito, insomma, che avrebbe potuto trasmettere agli altri, attraverso le sue cronache, le emozioni che dona questo magnifico sport?

Ho cominciato nel 1980, a 15 anni. Collaboravo con una radio privata di Genova e venni mandato a seguire un torneo internazionale al quale partecipava una formazione genovese femminile. Mi appassionai e cominciai a seguire la squadra entrando nello staff e facendo il corso da allenatore di primo grado. Per molti anni ho allenato formazioni fino alla C1 dell’epoca, ma dal punto di vista lavorativo le occasioni per parlare di pallavolo non erano molte nella realtà genovese, e quindi mi occupavo prevalentemente di calcio. Non mi feci sfuggire, però, l’occasione di raccontare in radiocronaca la Generazione dei Fenomeni quando vinse la World League a Genova nel 1992 e lì le emozioni non mancarono davvero. Quando Genova portò finalmente una squadra maschile in A2 lavoravo per Rai Liguria e questo mi diede l’opportunità di seguire con regolarità le partite. Il salto di qualità definitivo l’ho fatto con il passaggio a RaiSport, nel 2012: inizialmente ho seguito con telecronache in differita i campionati di A2, con qualche affaccio sulle serie maggiori. Nel tempo ho avuto sempre più spazio e dalla stagione 2019-2020 seguo prevalentemente la Serie A femminile. Il passaggio dalla radio alla tv non è stato del tutto indolore, ho dovuto prendere confidenza con un mezzo e un linguaggio diversi, e anche il modo di trasmettere le emozioni cambia, perché l’ascoltatore radiofonico è molto più “dipendente” dal cronista rispetto al telespettatore”.

Il mestiere del telecronista, soprattutto per i ritmi serrati che presenta un gioco veloce come la pallavolo, deve essere piuttosto impegnativo: ha qualche consiglio da dare, in merito, ai giovani che aspirino ad intraprendere questa carriera?

Il consiglio è banalissimo ma importante: studiate. Non date nulla per scontato, approfondite tutto ciò che potete. Preparate una telecronaca senza tralasciare nulla. Internet permette di scovare informazioni importanti, o anche solo curiose, relative ai protagonisti dell’evento che si racconterà. Ci vogliono tempo e pazienza, ma i risultati sono appaganti, perché si potrà offrire un prodotto più ricco e avere materiale per i momenti di pausa del gioco. E’ importante anche studiare le pronunce di squadre e giocatori stranieri, per completezza d’informazione e per rispetto dei giocatori stessi. Il ritmo serrato serve, ma non va confuso con un’accozzaglia indistinta di parole e di nomi. La tv non è la radio, non tutte le informazioni sono indispensabili perché molto avviene sotto gli occhi del telespettatore. E’ inutile, quindi, spiegare ogni dettaglio; meglio concentrarsi sull’essenziale e aggiungere spiegazioni tecniche (e a RaiSport abbiamo commentatori tecnici di prim’ordine) o al limite qualche particolare che solo il cronista ha visto, perché avvenuto fuori dall’occhio della telecamera”.

Passiamo la palla al campo, o meglio, al taraflex: questo inizio di campionato, si diceva, sarebbe stato condizionato dai tanti mesi di inattività causa Covid-19. A parte Conegliano, praticamente inarrestabile, si assiste in effetti ad un sostanzaiale equilibrio con formazioni, vedi Busto, che faticano a trovare la giusta continuità: a cosa crede sia dovuto il fatto che nessuna squadra riesca a trovare il passo per provare quantomeno a contrastare le “Pantere” di Santarelli?

E’ una stagione particolare, in effetti, con tutti questi rinvii e i tanti casi di Covid le squadre faticano a trovare ritmo. Credo che proprio questo sia il problema principale di Busto, che ci aspettavamo di trovare in ben altra zona della classifica, in questo momento. L’equilibrio, fino ad ora, è stato determinato da un generale livellamento verso il basso. Non solo nessuna squadra riesce ad avvicinarsi a Conegliano, ma Conegliano (che tiene le sue giocatrici in una bolla e fino ad ora non ha avuto un solo caso di contagio) ha ulteriormente alzato il suo livello di gioco”.

L’ho sentita affermare, qualche tempo fa, che il campionato italiano rischia di diventare il “campo d’allenamento” dell’Imoco in vista della Champions League: non teme che una simile situazione possa nuocere alla nostra Serie A1, che viene giudicata da molti il miglior campionato al mondo? Avendo poche opportunità di giocarsela “alla pari”, il livello delle altre squadre non rischia di appiattirsi verso il basso?

“Le stesse giocatrici di Conegliano, con grande sincerità e candore, hanno ammesso che stando così le cose il campionato è già messo in cassaforte e che giocare nel finesettimana aiuta essenzialmente a tenere il ritmo gara in vista della Champions. Ovviamente è una presa di coscienza che può portare con sé qualche insidia, perché lo scudetto si giocherà in gara singola e proprio la Champions del 2018 ha insegnato alle Pantere che basta sbagliare una partita per incrinare una stagione. D’altra parte non è colpa loro, se sono più forti. Sta agli altri alzare il livello, prima di tutto sul mercato (compatibilmente con le risorse a disposizione) e quindi sul campo. Certo, se questo dominio dovesse continuare indiscusso per anni, il rischio di far perdere interesse per il campionato di serie A sarebbe concreto”.

Fra le formazioni più in vista di questo inizio campionato c’è sicuramente la Delta Despar Trentino: lei è stupito dal rendimento della squadra di coach Bertini o se l’aspettava un inizio così promettente?

“Sono sorpreso solo in parte. Ero abbastanza convinto che una squadra che così bene aveva fatto in A2 non avrebbe avuto grandi difficoltà a salvarsi, e lo dico ora che il campionato è ancora apertissimo. In più loro ci hanno messo entusiasmo e bel gioco, raggiungendo una posizione di classifica superiore alle aspettative. Il merito va proprio alla compattezza consolidata tra questo campionato e il precedente e a un clima societario molto sereno, tutti aspetti che aiutano il lavoro, ottimo, dell’allenatore”.

Sempre sulle ragazze trentine: andando ad analizzare il loro ruolino di marcia, si nota come abbiano preso punti solo contro squadre che, sulla carta, erano considerate tra le prime pretendenti al titolo: Busto, Imoco e Novara. In quali aspetti deve migliorare la neopromossa per mantenere lo stesso livello di gioco durante tutta la partita e pensare di insidiare realmente le “big”?

Trento non è nelle condizioni tecniche per insidiare le big, al momento. Però, se manterranno intatta questa gran voglia di divertirsi e giocare bene, potranno impegnare le squadre di vertice e magari sognare qualche colpaccio. Se il budget lo permetterà, l’anno prossimo la dirigenza potrà aggiungere qualche elemento di classe superiore, italiano o straniero (non dimentichiamo che oggi il roster di Trento è tutto italiano e giovane) per alzare un po’ l’asticella”.

L’ultima avversaria della Delta Despar è stata Novara: si aspettava di più dalle piemontesi? Anche nell’ultimo match la Smarzek, all’inizio, sembrava piuttosto in affanno: crede abbia patito il grande salto dalla Zanetti alla Igor o comunque ci si può ritenere soddisfatti di come stia giocando?

“Novara ha avuto alti e bassi, credo determinati anch’essi dai problemi sanitari e dagli infortuni che ancora adesso sta smaltendo, ma alla fine è lì dove doveva essere, in classifica. Il suo campionato, considerata l’imprendibilità di Conegliano, è assolutamente in linea con le aspettative. Per loro il campionato è apertissimo, perché bisogna conquistare la miglior posizione possibile per la coppa Italia e per i playoff, ma è importante poter avere un occhio di riguardo per la Champions, che Novara detiene. Smarzek sta attraversando un momento di appannamento, ma quest’anno le ho visto giocare ottime partite. Mi aspetto una sua ripresa in tempi brevi”.

Sempre Novara ha messo in risalto una Bonifacio in splendida forma: visti i problemi fisici che attanagliano Chirichella e Folie le quali saranno costrette a partire in “ritardo” rispetto alle altre, Sara può giocarsi una maglia per le Olimpiadi di Tokyo?

Chirichella si riprenderà e verrà convocata, e credo che andrà così anche per Folie. Per gli altri posti disponibili, non so se saranno uno o due, vedo favorita Sarah Fahr, che sta sostituendo Folie in maniera eccellente e sta sfruttando al meglio l’opportunità di giocare in un gruppo fortissimo e al fianco di un’alzatrice straordinaria. Bonifacio sta giocando molto bene e continuando così resterà nel mirino di Mazzanti. Ma non dimentichiamo Danesi, naturalmente”.

Come giudica, a proposito di Nazionale, il ritorno di Mazzanti in A1?

“In una recente intervista mi ha detto di aver sentito l’esigenza di tornare sul campo e lavorare, cosa che sta mancando in questo periodo e probabilmente mancherà ancora a lungo, visto che la pandemia rischia di provocare l’annullamento della Nations League. A Perugia, anche con l’aiuto del suo staff, potrà provare soluzioni e applicare metodi di lavoro che serviranno anche nel momento in cui potrà finalmente tornare in palestra col gruppo azzurro. Di certo non gli mancherà l’adrenalina, visto che la Bartoccini sta lottando per salvarsi.

Fra un po’ la Champions: riusciremo nuovamente a portare almeno due squadre in semifinale, secondo lei?

Spero che almeno tre di loro supereranno la fase a gironi: Conegliano è favorita nel suo gruppo, bisogna superare il Fenerbahce ma non credo ci saranno problemi. Novara è in un girone impegnativo, per vincerlo bisognerà avere la meglio sulla Dinamo Kazan ed evitare le insidie del match con le polacche del Police. Scandicci e Busto sono nello stesso gruppo: toscane favorite, ma attenzione a Schwerin e Resovia. Per provare a qualificarsi almeno tra le migliori seconde Busto deve alzare il suo livello odierno. Nei quarti dipenderà molto anche dal sorteggio, ma almeno due squadre in semifinale potremmo riuscire a portarle”.

L’ultima domanda: la stagione, come abbiamo già ricordato, si chiuderà con l’appendice delle Olimpiadi. La nostra Nazionale, dopo l’argento mondiale e il bronzo europeo, può finalmente puntare al metallo più pregiato?

“Il rinvio di quest’anno permetterà al gruppo azzurro, che ha un’età media molto bassa, di crescere ancora in tecnica ed esperienza. Sicuramente siamo nel gruppo delle favorite per un posto sul podio, ma è un gruppo che comprende anche Serbia, USA, Russia, Brasile, il Giappone padrone di casa… Molto dipenderà da come usciremo dal girone di ferro che ci aspetta all’inizio. Ma credo che nulla ci sia precluso e che sognare quel titolo che ancora manca alla nostra storia pallavolistica sia lecito”.

Ringraziamo Marco Fantasia per la celerità con la quale ci ha risposto e la cortesia dimostrataci, nonostante fosse impegnato con la preparazione delle gara di campionato prevista per questo sabato sera su Rai Sport: Busto-Novara.

Articolo a cura di Gennaro Iannelli e Michela Rocco

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