Brexit: le conseguenze sul calcio ed il futuro della Premier League

Brexit: le conseguenze dell’uscita dall’UE della Gran Bregagna sulla Premier League e sul mondo del calcio

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Con il referendum di ieri Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord sono ufficialmente fuori dall’Unione Europea: il Brexit, dunque, è stato approvato e non avrà ripercussioni soltanto sulla geopolitica ma anche, piuttosto direttamente, sul mondo del calcio.

Oltre 46 milioni e mezzo di abitanti del Regno Unito, infatti, hanno scelto di uscire dall’UE: ma questo farà bene al mondo del calcio, soprattutto alla Premier League?

Premier League: le conseguenze negative della Brexit

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In tutto questo trambusto l’Inghilterra, almeno nel mondo del calcio, dovrà far fronte a problemi a dir poco disastrosi: tutti i 20 club iscritti alla prossima Premier League, infatti, avevano espresso la ferma volontà di rimanere all’interno dell’Unione Europea.

Le ragioni di questa scelta sono di natura commerciale, come sottolinea l’amministratore delegato Richard Scudamore:

Credo che noi, nel Regno Unito, dobbiamo essere in Europa per una prospettiva di carattere commerciale. Credo nella libera circolazione delle merci, ma quando si tratta di servizi, soprattutto nel mondo audiovisivo, dobbiamo avere un diritto al territorialismo.

La Brexit, dunque, renderà decisamente più difficile difendere i diritti derivanti dalla proprietà intellettuale, in particolar modo i contratti relativi alla trasmissione di merci. Il tutto mentre la Premier League aumenta notevolmente gli introiti provenienti dai diritti televisivi per la prossima stagione, sia nazionali che esteri.

Inoltre, fattore non marginale, 14 dei 20 club del massimo campionato inglese sono in mano, totalmente o parzialmente, a imprenditori stranieri.

Questo da una parte non farà altro che favorire gli investimenti di altre società estere nel mondo del calcio britannico, ma dall’altra porterà con sé una decisa quanto brusca frenata riguardo agli accordi commerciali tra aziende inglesi e fondi esteri quotate in borsa: la sterlina, infatti, subirà una svalutazione notevole e tutte le società estere che, fino a poco tempo fa, hanno tratto dei notevoli vantaggi per il mercato di libero scambio dell’UE, da oggi dovranno fare i conti con numerose restrizioni.

Premier League: Il tesseramento dei giocatori stranieri dopo Brexit

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Un altro problema sul quale si dovrà certamente discutere è quello riguardante il tesseramento dei giocatori stranieri in Premier League. Il 65% dei giocatori che militano nella massima serie inglese, infatti, è straniero.

Al momento non esiste un limite, al contrario ad esempio della Serie A, al numero di calciatori extracomunitari tesserabili in un club, mentre quelli in possesso di un passaporto UE possono usufruire della libera circolazione dei lavoratori in tutti i paesi dell’Unione Europea.

E’ difficile, dunque, al momento capire quale sarà il loro futuro dal punto di vista contrattuale e tesseramento.

Al momento sono 4 i possibili scenari futuri riguardo gli stranieri:

  • Veranno considerati extracomunitari e quindi dovranno possedere il permesso di lavoro ed almeno il 75% delle partite con le rispettive Nazionali negli ultimi due anni.
  • Dovranno essere redatte e regolamentate nuove norme circa il tesseramento di calciatori appartenenti all’UE.
  • Tutto rimarrà così com’è: il Gioverno inglese chiederà un permesso speciale per non perdere gli introiti economici e le norme in vigore.

Premier League: I giocatori UE saranno extracomunitari?

Se il Brexit porterà come diretta conseguenze il primo scenario da noi ipotizzato, ossia la rottura di ogni rapporto con l’UE, tutti i giocatori ora considerati comunitari saranno, invece, considerati extracomunitari al pari, ad esempio, di brasiliani, argentini e tutti gli altri.

I club di Premier, dunque, dovranno tenere fede alle regole FIFA per il tesseramento di giocatori in base ad una quota di apparizioni internazionali che, tuttavia, sono variabili in base al ranking FIFA del paese di provenienza.

Se tutto questo andasse in porto, però, soltanto 50 dei 161 giocatori stranieri in Premier League otterrebbero nuovamente il permesso di lavoro, mentre tutti gli altri dovranno virare verso nuovi lidi.

Fino ad adesso, infatti, molti calciatori hanno aggirato questa restrizione con la richiesta di un passaporto europeo, come i vari Di Maria, Diego Costa, Cantona e molti altri.

Un’altra modalità per non ricevere sanzioni, fino a questo momento, era il seguente: il club di Premier League acquistava un giocatore extracomunitario per poi girarlo subito in prestito in un altro campionato con regole meno restrittive circa l’ottenimento della cittadinanza UE. Solo in questo momento il ragazzo veniva richiamato in Inghilterra.

Brexit ed articolo 19 sul tesseramento dei minorenni

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La FIFA riguardo ai trasferimenti internazionali dei giocatori minorenni è molto chiara: sono tutti vietati secondo il fatidico articolo 19.

Questa regola, però, non viene applicata a quei giocatori tra i 16 ed i 18 anni che si spostano all’interno dell’UE o del SEE (Spazio Economico Europeo).

Tutto questo cambierà in Premier League dopo Brexit? Giocatori passati nelle giovanili della massima serie inglese come Fabregas, Pogba o Januzaj verranno considerati lavoratori extracomunitari o saranno create nuove regole ad hoc?

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