Analisi Juventus-Milan 4-0: la finale di Coppa Italia non è stata una partita emozionante e combattuta fino alla fine, ma ha visto i rossoneri crollare incredibilmente nella ripresa. Il risultato è forse più pesante rispetto a quanto visto in campo, ma è pur vero che una squadra che si gioca la stagione in finale non poteva permettersi un tracollo di queste dimensioni.
Gattuso alla vigilia aveva parlato di Finale del Coppa del Mondo per il Milan, di una partita da giocare con intensità ed intelligenza, dando filo da torcere ai seppur più blasonati avversari.
Invece è stato un Milan incapace di reggere la pressione, di rimanere aggrappato ad un sogno fino alla fine, di lottare per portare a casa questo trofeo.
La gara è stata combattuta per tutto il primo tempo, con i rossoneri che hanno tenuto bene il campo, chiudendo tutti gli spazi, e ripartendo efficacemente in contropiede.
Un’occasione ghiotta per Cutrone, un tiro dalla distanza di Bonaventura che sfiora il palo, qualche brivido nei pochi momenti in cui la Juventus ha alzato il ritmo, ma nessuna emozione particolare fino al fischio che manda tutti negli spogliatoi per la pausa.
Nella ripresa, però, tutti quei meccanismi che, pur non funzionando alla perfezione, avevano tenuto inchiodata la partita sullo 0-0 svaniscono e la macchina del Milan inizia ad essere lenta ed impacciata, a corto di olio e carburante, annaspa, si ferma, tracolla.
Un gol su calcio d’angolo sblocca la partita in favore della Juventus (con Damato che decide di non consultare il Var nonostante Irrati comunichi che ci sono glie stremi per rivedere l’azione per presunti falli su Cutrone e Calabria). Passano pochi minuti e questa finale si trasforma in un incubo per i rossoneri, che subiscono altri 2 gol a distanza di 8′ dal primo.
Lo psicodramma rossonero continua con il palo che salva Buffon, prima del 4-0 finale che arriva con un autogol di Kalinic.
Questo Milan non ha disputato una finale degna della sua storia, è vero, ma il poker subito è stata una punizione troppo severa per una squadra che ha comunque portato 7 italiani su 11 in campo, di cui 4 provenienti dal settore giovanile, e che è comunque la compagine più giovane d’Italia.
Gattuso ha ragione di pensare che i margini per migliorare e costruire qualcosa di importante ci sono e che si cresce anche grazie a queste batoste.
I ragazzi cresceranno, Donnarumma non farà più errori così gravi, Calabria diventerà più forte e determinato, Locatelli imparerà a prendersi la squadra sulle spalle, mentre Cutrone non sbaglierà più occasioni importanti come quella che poteva il volto della gara a 10′ dall’inizio.
Alla Juventus, invece, non rimane che fare i complimenti.
Una squadra che ha sette vite veramente, che non molla mai, che in un modo o nell’altro riesce sempre a spuntarla e che, soprattutto, può permettersi di andare sul 4-0 in una finale tenendo Higuain, Marchisio e Alex Sandro in panchina.
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