Il forte opposto veneto partecipò all’epopea della “Generazione di Fenomeni” guidata da Julio Velasco. Nel suo palmares figurano un oro mondiale (Giappone 1998) e due europei (Finlandia e Grecia 1993 e 1995).
Ci sono campioni il cui ricordo rimane impresso ben al di là delle singole imprese sportive. Campioni che, prima di farsi ammirare per le loro doti fisiche o tecniche, danno esempio di correttezza e dedizione, divenendo idoli in cui la gente può identificarsi. Era il caso di Michele Pasinato, glorioso opposto della Nazionale italiana anni ’90, che grazie all’umiltà e al senso di sacrificio ha raggiunto traguardi ambiziosi: è diventato uno dei migliori marcatori di sempre in Regular season con 7.032 punti, superato solo da Hristo Zlatkovic e Alessandro Fei; ha contribuito, inoltre, a rendere grande la nostra Nazionale conquistando in maglia azzurra un oro iridato (Giappone 1998) e due ori continentali (Finlandia e Grecia 1993 e 1995).
Oggi l’Italia piange quella colonna di 196 cm che, insieme a tanti altri campioni come Bernardi, Zorzi, Lucchetta, Cantagalli, resse le sorti della pallavolo nostrana, entrando a far parte della “Generazione di Fenomeni”. Michele Pasinato si è spento all’età di 52 anni, sconfitto da un male incurabile che l’ha tenuto prigioniero negli ultimi cinque mesi.

A testimoniare la grandezza dell’uomo, oltreché dello sportivo, i tanti messaggi di cordoglio arrivati a stringere l’amata moglie Silvia e ai figli Edoardo e Giorgio, anch’essi giovani promesse di questo sport:
“Da parte del presidente Giuseppe Manfredi, dei vicepresidenti Adriano Bilato e Luciano Cecchi, del segretario generale Alberto Rabiti, del Consiglio Federale e dell’intera Federazione Italiana Pallavolo giungano alla famiglia di Michele sentite condoglianze”.
Si legge sulle pagine ufficiali della FIPAV, mentre l’ex CT della Nazionale maschile Mauro Berruto ha voluto ricordarlo con queste poche parole, semplici, ma intense: “Addio Michele. In silenzio, come sempre. Da campione, come sempre”. Ed è a questo campione, umile e taciturno, che va anche il pensiero di tutta la redazione di Stadiosport.
Gennaro Iannelli
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