Play Off Mondiali 2018, l’avversario dell’Italia: tutti i segreti della Svezia

COME ARRIVA AI PLAY OFF

Inserita nel girone “della morte con Francia e Olanda (oltre che Lussemburgo, Bielorussia e Bulgaria) la Svezia è passata come seconda, alle spalle della Francia, con gli stessi punti dell’Olanda ma paradossalmente andando avanti per quella che sembra la peculiarità principale degli Oranje più che della nazionale scandinava: la differenza reti a favore, grazie ai tanti gol segnati.

Come sia successo questo, proprio nell’anno seguente al ritiro di Ibrahimovic, non è facile da spiegare, perché il sistema di gioco degli uomini di Andersson non è esattamente predisposto allo spettacolo, hanno aiutato di sicuro le 9 reti segnate al Lussemburgo, contro le 8 segnate dall’Olanda proprio alla stessa nazionale (con un gol subito, però, dagli Oranje), ma anche la nuova dimensione della Svezia, che si è riunita quasi come una squadra di club, e riesce a trasformare anche i momenti che sembrano negativi in positivi, come nel caso della vittoria per 2-1 contro la Francia, quando Giroud aveva dato il vantaggio agli uomini di Deschamps con un meraviglioso tiro al volo, sembrava che tutto stesse andando per il verso sbaglito, e invece la Svezia ha ribaltato la situazione: forse il vero punto di svolta dell’esperienza post-Ibra.

svezia

Andersson porterà con se anche Lindelof, non esattamente al meglio dopo i primi mesi di negativa esperienza al Manchester United, ed Ekdal, che si è ripreso da poco dai tanti infortuni, ma soprattutto molti elementi che sorpresa vinsero l’Europeo Under 21 2015, come Guidetti Hijlemark oltre che lo stesso Lindelof. Andersson è anche l’allenatore del miracolo svedese, ha vinto infatti il campionato con il Norrköping nel 2015 interrompendo anni di dominio del Malmoe.

 

PRIMO ANNO DOPO IBRA

La migliore individualità della squadra svedese è di sicuro Emil Forsberg, fantasista del Lipsia, che l’anno scorso ha sorpreso tutti arrivando secondo in campionato dietro al solito Bayern Monaco. Le attenzioni dei club sono andate tutte su Naby Keita, ma la fantasia e la classe di Forsberg avrebbe di sicuro fatto comodo a molti nel panorama europeo. A differenza di quello che fa nel Lipsia, in nazionale il classe ’91 parte dalla sinistra nel 4-4-2 di Andersson, accentrandosi molto e creando la maggior parte delle occasioni per la squadra.

La posizione tipica di Forsberg in fase di possesso. Come vedete, difficilmente agisce da esterno puro, piuttosto gioca nell’half space sinistro, più vicino alla trequarti.

Un altro giocatore da non sottovalutare nello schieramento di Andersson è di sicuro Marcus Berg. Gioca nell’Al Ain ma viene da 8 stagioni in Europa, e nelle 4 giocate in Grecia con la maglia del Panathinaikos ha realizzato 95 reti in 152 presenze. È un ibrido, a metà fra l’attaccante moderno, bravo fuori area e nel dialogo con la squadra, e il vecchio numero 9, bravo a smarcarsi in area e nel colpo di testa.

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Collezione di gol realizzati da Berg con la maglia della Svezia nell’anno solare 2017. C’è un po’ di tutto, dal tiro da fuori al colpo di testa.

 

COME ATTACCA LA SVEZIA

Lo stile della Svezia di sicuro non ruba l’occhio, ma in un calcio pieno di sofisticati sistemi di gioco, molte volte non compresi appieno dai giocatori, Andersson ha trovato la quadratura del cerchio nel suo 4-4-2 vintage, che ha di fatto due modi di sviluppare la manovra: quando si gioca palla a terra gli scandinavi cercano di portare il più velocemente possibile il gioco nella zona di Forsberg o Durmaz che agiscono fra le linee, e creano la maggior parte delle occasioni da gioco, dialogando con le due punte (Berg, appunto, e Toivonen).

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Quando non si trovano facilmente sbocchi per la manovra, la Svezia punta tutto sulla sua fisicità, lanciando lungo per le due punte, bravissime nel gioco aereo, e poi sullo sviluppo del gioco conquistando le seconde palle. L’obiettivo è quello di raggiungere l’area di rigore che si riempie di uomini, con i terzini di solito adibiti al cross (Lustig sembra il più pericoloso fra i due).

Un gioco non particolarmente innovativo, ma estremamente efficace, che mette in luce tutte le caratteristiche migliori degli uomini più importanti di Andersson: la fisicità di Toivonen, il dominio sui duelli aerei di Berg, la classe di Forsberg, la velocità di Durmaz.

COME DIFENDE LA SVEZIA

Come prevedibile, il 4-4-2 è il sistema di gioco predefinito anche per la fase di non possesso. In fase di difesa posizionale la squadra di Andersson si chiude a riccio creando densità al centro del campo e abbassandosi molto, per non mettere a nudo gli evidenti difetti dei due centrali difensivi, bravi nel duello fisico e negli ultimi metri, ma lenti e in difficoltà se presi in contropiede.

Quello che manca alla squadra svedese è un meccanismo di riconquista della palla efficiente, così in transizione negativa (quando perde la palla in fase offensiva e deve sbrigarsi a trasformare l’azione in difensiva) la squadra si allarga lasciando enormi spazi difficili da difendere per una retroguardia non esattamente ben assortita.

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I due gol subiti dalla Bulgaria sono l’emblema delle difficoltà in transizione negativa della Svezia: nel primo, con due passaggi i bulgari arrivano in porta.

PROSPETTIVE

Pesando pregi e difetti della Svezia, una cosa si nota su tutte: la squadra di Andersson ha una sua identità, gioca compatta, sa a cosa va incontro contro qualsiasi avversario, e non ha problemi a speculare. Praticamente tutto il contrario della balbuziente Italia di Ventura. Basti pensare che a 48 ore dal confronto nessuno è certo del modulo che si utilizzerà, figuriamoci degli uomini che scenderanno in campo.

L’impressione però è che un’Italia sicura, con alcuni principi di gioco ben sviluppati, è superiore alla Svezia. Nelle ultime ore si parla di un 3-5-2 che di fatti potrebbe mettere in difficoltà la nazionale scandinava, attaccando sia in ampiezza (tenendo i due esterni sempre larghi) ma anche la profondità (con la velocità di Immobile). Forse sarebbe meglio per Ventura, in un momento così delicato, ripartire dal punto fermo degli Azzurri: la compattezza difensiva, sulla quale storicamente la nostra nazionale ha fondato i suoi più importanti successi.

Sarebbe difficile attaccare la Svezia con Immobile e Zaza in attacco posizionale, con una squadra chiusa dietro ad attendere, sarebbe inutile sferrare cross continuamente verso l’area, con i centrimetri e la fisicità di cui la squadra di Andersson dispone.

Le armi principali, per una gara che si prospetta equilibrata, paradossalmente potrebbero arrivare dalla panchina: se Insigne ed El Shaarawy non giocheranno dall’inizio, potrebbero diventare determinanti a gara in corso, così come la corsa e la grinta di Florenzi, in qualsiasi zona del campo verrà impiegato, a prescindere dal minutaggio. Fondamentale sarà finalmente Verratti, assente in tutte le gare decisive dell’Italia finora, il play maker del PSG avrà l’occasione di far ricredere i suoi detrattori e sfoderare finalmente delle prestazioni “mondiali”.

 

 

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